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"I Vespri pescaresi di Bucaro" - Il Delfino Rampante racconta....

L'apprezzata rubrica di PS24

25.02.2024 15:08

Post debutto di mister Giovanni Bucaro da capo allenatore del Delfino, riecco la più originale e particolare rubrica di PescaraSport24, quella del Delfino Rampante. Cosa ci racconterà oggi? Buona lettura….

Antudo! Rigorosamente con il punto esclamativo.

1282. Siamo in Sicilia. Lunedì dell'Angelo: Pasquetta per intenderci. È il tramonto, l'ora delle preghiere serali. Il momento dei vespri, insomma. Il popolo della Trinacria si ribella contro la dominazione francese degli Angioini. Il 30 marzo al vespro, a Palermo, inizia una delle sollevazioni popolari più importanti e significative della storia della Penisola italica che in pochissimo tempo interesserà gran parte della Sicilia. Semplificando e sintetizzando in maniera estrema, genitrice di quelli che furono, durante il Risorgimento, i moti che portarono alla costituzione del Regno d'Italia.

Antudo: animus tuus dominus. Il coraggio è il tuo signore [non i francesi].

Pescara. 24 febbraio 2024. 742 anni dopo. Antudo! È, forse, quello che ha detto - sicuramente quello che ha chiesto - nelle quattro mura dello spogliatoio Giovanni Bucaro da Palermo ai suoi ragazzi. Alla prima da capo allenatore dei biancazzurri dopo le dimissioni forzate dell'artefice dell'universo o, più agevolmente, del demiurgo di Praga.

In sostanza, prendendo spunto dalla canzone di Cesare Cremonini "Buon viaggio": coraggio lasciare tutto indietro e andare. Partire per ricominciare. Che non c'è niente di più vero di un miraggio. E per quanta strada ancora c'è da fare, amerai il finale.

E al principio del suo coraggioso viaggio, della sua nuova partenza, il tecnico palermitano del Delfino si è affidato all'usato sicuro. Che resta sempre, in qualsiasi ambito della vita, una garanzia.

I colossi di Rodi oppure, restando in tema di Vespri, i capitani coraggiosi Brosco e Di Pasquale al centro della difesa. Salvatore Aloi da Melito di Porto Salvo in mediana, che ieri - tra la fase difensiva e quella offensiva - è sembrato un po' Daniel Passarella con la maglia della Nazionale albiceleste del 1970, un po' l'olandese Wim Van Hanegem, centrocampista fondamentale in quell'Arancia Meccanica di talenti puri dell'Olanda finalista mondiale nel 1974. Davide Merola che ha finalmente cantato e incantato - quasi al pari del più famoso cantautore partenopeo, Mario - con i suoi colpi geniali ma soprattutto ha realizzato la rete con la quale il Pescara è finalmente tornato alla vittoria dopo tre turni di vacche magre.

Un gol per realizzare il quale il "diez" biancazzurro si è trasformato più nel Cigno di Utrecht, per restare in tema di football tulipano, che in folletto spiritato. Una capocciata meravigliosa che ha spolverato il sette e ci ha fatto tornare in mente quelle di Marco Van Basten con le maglie dell'Ajax prima e della Milano sponda rossonera dopo.

Minimo sforzo - almeno nella conta dei gol - massima resa. E non era affatto facile. Benché di fronte ci fosse una Lucchese che non vinceva - e non vince - in trasferta da più di 150 giorni.

Vittoria. Nel giorno più difficile. Nel momento, forse, più complicato della stagione. In concomitanza della contestazione recente più dura del tifo organizzato nei confronti del presidente Daniele Sebastiani. Iniziata nel primo tempo all'esterno dello stadio, continuata sugli spalti nella ripresa e proseguita al termine del match.

La patria, probabilmente, è come la famiglia: se ne sente il valore solo quando la si perde. Da persona realista e concreta mister Bucaro - promosso trainer nello scetticismo generale della piazza - ha preso le sembianze di Gustave Flaubert,  probabilmente il massimo esponente mondiale del realismo in letteratura. Tant’è che, il neo tecnico del Delfino, nelle dichiarazioni pre gara, è stato chiarissimo in tal senso: "Siamo noi che dobbiamo riportare i tifosi dalla nostra parte. Con l'atteggiamento e sudando la maglia prestigiosa che indossiamo". Come dire, siamo in dovere di fare in modo che Pescara - la nostra patria - torni ad essere orgogliosa di noi, superando questo momento buio in cui la tifoseria sta perdendo - comprensibilmente - il binomio con la squadra.

24 febbraio, dicevamo. In Estonia si celebra il cosiddetto Giorno dell'indipendenza dalla Madre Russia: la dichiarazione della nascita della Repubblica nel lontano, ormai, 1928. Quella stessa indipendenza, soprattutto mentale, che, in fretta, deve riprendersi Georgi Tunjov. L'estone di Narva, città a pochi chilometri dalla capitale Tallin, ieri è stato riproposto nell'undici titolare. Ma è apparso ancora lontano parente del calciatore che abbiamo ammirato nella prima parte di stagione. Involuto e, a tratti, poco convinto, contro la Lucchese ha rimediato pure un inutile cartellino giallo che lo costringerà, poiché diffidato, a saltare la complicatissima trasferta di sabato prossimo a Sassari contro la Torres. E lo sa anche mister Bucaro: "Se migliorerà, evitando di assentarsi a tratti durante la partita, potrà fare la differenza ed aiutarci tanto per il raggiungimento dei nostri obiettivi", ha detto il mister al novantesimo.

Pescara - Lucchese 1-0: una minestrina, sia ben chiaro, se prendiamo come metro di giudizio le dichiarazioni pre campionato degli addetti ai lavori biancazzurri secondo i quali il Delfino avrebbe disputato un campionato di vertice e i 20.000 dell'Adriatico del giugno scorso nella nefasta semifinale contro il Foggia. Dalla quale sembrano passati anni luce di distanza. Baglioni direbbe: cosa è stato di quel tempo che sfidava il vento, che faceva fremere, gridare [...].

Una minestrina, certo. Meglio questa di niente. Che però arriva come una manna in riva all'Adriatico, permettendo di preparare con maggiore tranquillità la dura trasferta in Sardegna.

Un viaggio da affrontare con coraggio, evitando le buche più dure, senza cadere nelle paure: rimodulando alcuni versi di "Sì viaggiare" successo di Lucio Battisti datato 1977.

E allora... Antudo, mister! Antudo, Delfino!

I Vespri pescaresi di Bucaro!

 

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