Prima squadra

Sforzini: "Colombo e Delli Carri ok. Zeman? Era scelta romantica, ma.."

"Sebastiani e Delli Carri hanno avuto le loro buone ragioni"

29.06.2022 00:01

Quando giocava ancora lo chiamavano “Il Tagliagole” per il suo modo di esultare mutuato da un notissimo wrestler, Chris Benoit, che anticipava la mossa finale di ogni suo match mimando il gesto. Adesso da un anno e mezzo l'ex biancazzurro Ferdinando Sforzini ha appeso gli scarpini al chiodo e non è più “Il Tagliagole”. Non ha però abbandonato il mondo del calcio, perchè ha brillantemente conseguito il titolo di direttore sportivo (insieme, tra i tanti, all'altro ex pescarese Emanuele Calaiò, Marco Storari e Sergio Floccari) ed ora cerca una nuova avventura. «Mi sto guardando intorno, l'idea è quella di poter affiancare qualche direttore più esperto per imparare a muovermi. Il corso a Coverciano è stato assai bello e molto formativo, ma l'esperienza si fa sul campo», racconta Nando che a Pescara fu portato da Daniele Delli Carri nel gennaio 2013. «Col direttore ho un bellissimo rapporto ancora oggi, abbiamo visto insieme allo stadio Pescara-Carrarese e parliamo spesso al telefono. Sono contento che sia tornato, è un dirigente di livello alto. Ricordo ancora la trattativa che fece con il presidente del Grosseto per portarmi a Pescara. Fu lunga ed estenuante, ma alla fine si concretizzò e mi portò in una squadra che sembrava potesse salvarsi in serie A». Ai grossetani andò 1,5 milioni più i prestiti semestrali di Soddimo e Brugman (quest'ultimo ora prossimo a trasferirsi ai Los Angeles Galaxi) ma l'avventura biancazzurra di Sforzini non fu semplice. I tanti, troppi infortuni, ne hanno minato l'anno e mezzo di permanenza in riva all'Adriatico dove siglò 2 gol in 30 presenze complessive. «Purtroppo non sono riuscito a dare il meglio di me e resta un rimpianto, perchè a Pescara mi sono trovato benissimo con società e tifoseria. Proprio ieri sera parlavo con un amico e dicevamo che gli infortuni hanno caratterizzato in negativo la mia carriera e l'esperienza pescarese in particolare. In biancazzurro non sono riuscito a brillare come volevo e come potevo. E' un peccato, ma conservo comunque un ricordo positivo dell'esperienza. E il momento più bello fu il gol decisivo siglato a La Spezia nel marzo 2014. Rientravo da un infortunio e avevamo da poco cambiato allenatore, passando da Marino a Cosmi». Quel gol (che arrivava da un lunghissimo digiuno, iniziato l'8 dicembre 2012) valse lo 0-1 finale e lo dedicò al figlio appena nato. Sembra già una vita fa ed ora Sforzini guarda il mondo del pallone non più da calciatore ma da direttore sportivo. «Ho visto che il Pescara si è affidato ad Alberto Colombo, sicuramente un buon tecnico. Avevo letto sui giornali anche dell'ipotesi Zeman, che certamente sarebbe stata una scelta più romantica e forse affascinante, ma di certo il presidente Sebastiani e Delli Carri hanno avuto le loro buone ragioni per optare per Colombo e non per il boemo». 

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