Pallanuoto

Il ritorno di Paolo Malara a Pescara: il tecnico si racconta

Le parole dell'ex ct della Nazionale, assai carico per la nuova avventura biancazzurra

04.08.2023 00:01

Paolo Malara è carico e non vede l'ora di iniziare a fare sul serio. Da giovedì scorso è a Pescara e, dopo essersi legato di nuovo al Settebello biancazzurro con un triennale, è pronto per una nuova avventura in riva all'Adriatico. “Torno con la stessa voglia di sempre e con la volontà di fare bene, di costruire qualcosa continuando il lavoro fatto da Franco Di Fulvio che, nonostante la retrocessione dovuta principalmente a infortuni e ad assenze pesanti nel momento topico della stagione, ha seminato bene”, le parole del tecnico. La categoria per lui non conta, contano le idee ed i progetti. “Non mi interessa sapere dove giocheremo. Ad oggi siamo in B, se dovesse essere alla fine ripescaggio faremo l'A2”, le sue parole. “Vogliamo costruire qualcosa di bello, a prescindere. Bisogna lavorare in vasca e dimostrare sempre tutto, ogni giorno. Niente chiacchiere”. Un elemento del suo spessore, già commissario tecnico della Nazionale, se accetta di tornare a Pescara, piazza che ama da quando arrivò da giocatore quasi 40 anni fa, è solo per provare a realizzare qualcosa di grande. “Qui c'è un progetto interessante, la città l'adoro al punto che ho spesso pensato di trasferirmi qui a vivere a prescindere dal lavoro. Ho vissuto Pescara a più riprese nella mia carriera, c'è un legame affettivo molto forte con questo ambiente. Rispetto al mio arrivo la città è cambiata, ma è sempre bella perchè è migliorata. Chi viene da fuori l'apprezza più dei pescaresi, è la città ideale dove vivere per me. Mi ha stregato sin dal primo giorno”. Malara da giocatore è stato uno degli eroi del Triplete del 1987. “Quando si vince si hanno sempre dei ricordi splendidi, ma porto nel cuore tutti gli anni nei quali sono stato qua. Quella squadra era un gruppo straordinario, con grandi campioni, e non a caso abbiamo fatto qualcosa di strepitoso. Io ero un semplice gregario e manovale, che ha fatto la sua parte e che ha imparato tanto da giocatori di altissimo livello. Ma in ogni annata qua ho trovato qualcosa di positivo. C'è stato il momento in cui si è vinto ed altri meno positivi, ma la cosa importante è avere sempre l'entusiasmo del primo giorno e la voglia di lavorare sempre per crescere e migliorare. Questa per me resta la cosa più importante”. Torna ora da allenatore dopo il biennio 2018-2020, nel quale ha portato il Pescara ai playoff per l'A1 prima di lasciare dopo la mancata iscrizione in A2 nella prima estate connotata dalla pandemia, complici anche i problemi delle Naiadi. “La società è cambiata, ha ambizione e voglia e cercheremo di fare il meglio possibile. Questo è l'auspicio iniziale, da realizzare giorno per giorno costruendo un passo alla volta e strutturandosi per bene in ogni componente. Dovremo camminare insieme tutti nella stessa direzione per fare qualcosa di positivo”, confida. E poi: “Non ho rimpianti di alcun tipo”, racconta, “non per i playoff persi contro il Camogli e nemmeno per l'epilogo dell'estate 2020. Lo sport è fatto così, è questione spesso di dettagli. Ho visto la finale mondiale, poteva vincere l'una o l'altra squadra ma qualche errore, una traversa o altro cambiano i destini. A quel playoff con un pizzico di fortuna in più potevamo salire di categoria, per la mancata iscirizione ci furono dei problemi che tutti sappiamo. Ogni cosa fa parte del gioco e va accettata. L'importante è adesso guardare avanti, dimenticando subito sia i momenti positivi sia quelli negativi, che comunque danno spunti per riflettere e migliorare. Serve solo lavorare duro per costruire qualcosa e in questa nuova esperienza a Pescara, come sempre, darò il massimo per questi colori”. 

DA IL MESSAGGERO - FOTO LATTANZIO

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