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FULL METAL ZEMAN - "Credere in quello che si fa"

La rubrica griffata PS24 con il GruppoZeman.com

04.10.2023 14:32

Riecco l'appuntamento settimanale con una delle rubriche firmate insieme agli amici del Gruppo Zeman. Questo è Full Metal Zeman, la rubrica firmata da Gioacchino Piedimonte, che è uno degli editorialisti di punta del GZ e che da anni ci onora del suo punto di vista assai peculiare. Buona lettura!

Credere in quello che si fa

Sia maledetta la sosta di quattordici giorni. Rallentare così bruscamente il flusso e la scia in un momento delicato in cui la squadra stava iniziando a carburare e avrebbe avuto bisogno di continuità non poteva che tradursi purtroppo nel passo falso a cui abbiamo assistito, che frena le aspettative e forse mette in discussione le reali ambizioni di questa stagione.
Ah no scusate, questo è semplicemente il messaggio che avrebbe potuto generare il match di lunedì sera nel caso in cui si fosse chiuso al minuto 72, con un errore in fase di impostazione ad aprire la strada alla corsa di Di Massimo per la concretizzazione del ribaltone.
Le partite però durano novanta minuti, e la realtà è completamente diversa rispetto a quella che si stava per prefigurare. 
La verità è che gli undici piccoli zemaniani della Generazione Zeman che scendono ogni volta in campo non solo seguono il loro allenatore, ma credono fortemente in quello che fanno perché hanno ben chiaro dove tutto questo potrà condurli, sia individualmente che soprattutto a livello collettivo.
L’inesperienza del gruppo, relativa in particolar modo alla poca dimestichezza nella gestione mentale dei momenti difficili, avrebbe potuto allungare ulteriormente la squadra portandola a sgretolarsi e a pagare a caro prezzo la poca abitudine a domare gli imprevisti e gli episodi negativi. 
L’incoscienza e la purezza tipicamente giovanile hanno mostrato l’altra faccia della medaglia, ovvero quella di un gruppo che non molla e che rimonta in sella subito dopo essere caduto senza farsi scoraggiare dagli eventi, che trova un pizzico di fortuna riuscendo a rimettere tutto subito in equilibrio perché quel pizzico di fortuna se lo va anche un po’ a cercare. Il blackout di inizio ripresa rimane, con lo stesso Zeman che nel postpartita non riesce a trovare una spiegazione. Mister, ce la potremmo cavare con il fatto che semplicemente forse non tutto si può spiegare, che rimanere sempre sul pezzo e costanti nell’applicazione dall’inizio alla fine è comunque difficile, sia in questo specifico momento che in generale. 
“Più invecchio più mi piace giocare con giocatori giovani, i calciatori anziani sanno tutto loro e non accettano i miei insegnamenti, tu gli dici di andare a destra e loro vanno a sinistra”. Il filo conduttore tra quanto detto prima e nelle ultime settimane e queste parole sempre del boemo a fine partita è troppo chiaro ed evidente. Questo messaggio è il manifesto per antonomasia del viaggio del gruppo di quest’anno e magari anche della destinazione finale. Brando Moruzzi, classe 2004, ancora una volta titolare a sinistra al posto di Milani, colora ancor più meravigliosamente questa dichiarazione con il gol del decisivo e definitivo 3-2 nel finale, scatenando la corsa della panchina per andare ad esultare e ad abbracciarlo.
In una serata leggermente opaca per il tridente offensivo, a salire in cattedra è il centrocampo: la perla di Squizzato e il mancino prelibato dell’elegantissimo Tunjov arrivano a fare compagnia al De Marco già decisivo nel match di Carrara contro il Sestri Levante certificando la pericolosità e l’incisività non solo negli inserimenti e nell’occupazione sistematica dell’area di rigore ma anche nelle soluzioni balistiche dalla distanza. 
Tre proiettili, di cui due dritti al cuore, per ammazzare sportivamente il Gubbio. Nel meraviglioso borgo che ha dato i natali ad una delle serie tv più apprezzate e di maggior successo del nostro paese appaiono superflue le invocazioni alle abilità investigative del prete più famoso della televisione italiana perché il colpevole dell’omicidio calcistico sul rettangolo verde è ben noto e soprattutto non può essere accusato di nulla dal momento che l’arma del delitto è stata un normale pallone. Il popolo eugubino e Piero Braglia hanno tutto il tempo di riprendersi, augurandosi che il prossimo 11 Febbraio la sceneggiatura per loro sarà differente
Gioacchino Piedimonte

FOTO PESCARA CALCIO 

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