Rubriche

FULL METAL ZEMAN - "Cuppo is on fire"

Una delle rubriche firmate PS24 - GZ

01.06.2023 18:33

Premesse e prospettive biancazzurre nella nuova uscita di Full Metal Zeman, la rubrica firmata da Gioacchino Piedimonte a suggellare nuovamente la collaborazione tra PS24 e Gruppo Zeman. PiDopo aver eliminato negli spareggi promozione la Virtus Entella, ora per il Delfino c'è l'ostacolo Foggia da superare.  Buona lettura!

Ripartiamo dalla fine. Non dallo Stadio Comunale di Chiavari ma dall’Ezio Scida di Crotone. Siamo al minuto 84 e i padroni di casa conducono 2-1 e sono virtualmente qualificati. L’imprevedibilità dalla quale scaturiscono le mille sfaccettature e sfumature della vita porta a dover convivere con il fatto che spesso e volentieri accada quello che magari non ti saresti aspettato o che non avresti potuto programmare. Sfidiamo però coloro i quali sono riusciti a cristallizzare quel preciso momento, con la serenità di un Pescara nel frattempo corsaro in Liguria, a non aver immaginato e visualizzato il gol del pareggio del Foggia, oscillando tra la sensazione di un dèjà-vu e la consapevolezza di veder scorrere un film già visto almeno una volta. Sono quei momenti che, travestiti da eccezioni che confermano la regola di cui sopra, ti illuminano sull’effettiva esistenza di un copione e di un canovaccio che in rarissime circostanze sembra che si lasci rivelare attraverso qualche piccola piega. Rimanendo in ambito cinematografico, le due sfide contro la Virtus Entella hanno incredibilmente restituito la sensazione di aver guardato la stessa pellicola a distanza di pochi giorni, con i medesimi eventi e colpi di scena in quei determinati punti e la paura che il finale degli ultimi novanta minuti da un certo momento in poi potesse essere riscritto in chiave drammatica. Pesava in questo senso anche il precedente di Zeman dello scorso anno, con il Foggia arrivato alla gara di ritorno in una situazione di vantaggio e la squadra di Volpe che si ritrovò a segnare il gol decisivo davanti al proprio pubblico sempre in inferiorità numerica. La premessa sottolineata nell’ultimo episodio di questa rubrica che sembrava apparentemente essere fine a sé stessa è stata invece profetica e ha scelto di manifestarsi nella sua essenzialità proprio nell’atto numero uno di scena all’Adriatico. Un match approcciato non bene, con una prima frazione piuttosto opaca chiusa in svantaggio per via del gol di Corbari e con la possibilità gettata al vento di ristabilire la parità, con il rigore fallito da Lescano in uno dei rarissimi lampi alle soglie del duplice fischio dell’arbitro. Primo strike; rientro con piglio diverso dagli spogliatoi accompagnato dal guizzo al 65’ di Merola che ristabilisce l’equilibrio, nemmeno il tempo di metabolizzare il gol del pareggio e Lescano, ancora disorientato dalla vista annebbiata per l’errore dal dischetto, sbaglia un controllo e nel tentativo di riconquistare il pallone entra in malo modo su Paolucci, vedendosi sventolare il rosso diretto. Secondo strike. Sembrerebbero proprio esserci i presupposti e i connotati della più classica delle serate storte, delle partite dal volto cupo e dai risvolti insostenibili che aspettano solo il frangente opportuno per colpire con il terzo e definitivo strike e costringerti ad alzare bandiera bianca. L’incantesimo che invece avvolge i poco più di trenta secondi che vanno dall’ingresso in campo di Aloi e il suo tuffo di testa con palla in rete alle spalle di Borra è certamente zemaniano per la costituzione della bacchetta che l’ha partorito, ma racchiude al suo interno un elemento più ampio e consistente, ovvero quello di una squadra talmente matura e solida sul piano mentale da riuscire a non farsi intimidire dai flussi negativi e da stravolgere una storia già scritta che invitava alla rassegnazione. Il coraggio e la sapienza con cui i ragazzi di Zeman cercano poi addirittura il terzo gol certifica quella famosa consapevolezza mai scontata e giustamente sempre menzionata, fondamentale in quanto tale soprattutto nelle giornate meno brillanti, nelle quali un avversario abile a coprire il campo e a sporcare le connessioni e le trame di gioco potrebbe bastare ad impedire che la chiave trovi la serratura per entrare. La stessa gara in Liguria è stata ai limiti dell’inquietante per i dettagli e i fattori che ne hanno determinato lo sviluppo. Basti pensare al rigore anche in questo caso allo scadere del primo tempo ma a parti invertite e trasformato a differenza dell’andata, ma anche semplicemente al doppio giallo rimediato da Reali ad inizio ripresa con i giochi ancora apertissimi e una potenziale rimonta che poteva concretizzarsi come a Pescara ma sempre a parti invertite. Nulla di tutto questo, poiché la risposta puntuale di testa è stata confortante e gratificante, coadiuvata da una gemma dell’ormai celebre (delle) Monachesimo boemo e dalla doppietta di un Luigi Cuppone in stato di grazia. Pochissimi allenatori hanno la capacità di riportare alla mente il villain tipo di Scooby Doo, quello che veniva smascherato ripetutamente per via delle infinite identità dietro cui si celava. Così accade in alcuni casi con quei giocatori che per un semplice discorso di gerarchie e di valore assoluto dovrebbero di norma far emergere il vuoto di chi manca e che invece, nelle mani di figure specifiche, assorbono la magia in determinate giornate dando l’impressione di potersi sostituire in tutto e per tutto al collega di grado superiore senza farlo rimpiangere, assumendone appunto la fisionomia come in un gioco di prestigio e illusionismo. Il suono dello Zaccheria (ri)chiama, l’ex nonché allievo Delio Rossi aspetta con un po’ di emozione, il Foggia, che nessuno si aspettava potesse arrivare così in fondo, confida nell’ipnosi e nel ricordo dei tempi che furono per abbassare la guardia di Zeman, che nel frattempo si coccola proprio Cuppone: “Speriamo non si sia stancato”, ha detto il boemo dopo la partita. Speriamo sia ancora on fire, aggiungiamo noi, unendoci al coro dei compagni in suo onore. Gioacchino Piedimonte

FOTO MUCCIANTE

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