Prima squadra

Edi Bivi racconta la sua esperienza biancazzurra

Dalla pagina di Poveri ma Belli, il libro sul Delfino di Galeone di Biancatelli

19.04.2020 00:30

I racconti biancazzurri di un bomber indimenticato del Delfino. Tra i protagonisti della seconda promozione targata Galeone, quella della stagione 1991-92, c’era il centravanti di Lignano Sabbiadoro, Edi Bivi , il centravanti che ha fatto la fortuna di molte provinciali, dal Catanzaro al Bari, dalla Cremonese al Pescara. L'ex numero 9 del grande Pescara che fu si è raccontato a Poveri ma Belli, la pagina Fb del notissimo libro di Lucio Biancatelli sul Delfino targato Giovanni Galeone.

 Dopo aver fatto bene anche a Bari, nell’estate del 1990 approda al Pescara, alla corte di Carletto Mazzone, con l’obiettivo del ritorno in A.
“Avevo appena perso , a Pescara, guarda un po’ la sorte – lo spareggio salvezza con il mio Monza contro il Messina. Approdai al Pescara del Presidente Fedele che sul mercato aveva speso parecchio, acquistando gente come Monelli, Righetti, Destro, Baldieri, il portiere Mannini, Zago a novembre dal Torino, oltre al sottoscritto. Dovevamo stravincere il campionato. Venne Vittori, il preparatore di Mennea, che era amico di Mazzone, a farci la preparazione atletica. Ma già dalle prime partite, in Coppa Italia , non andavamo neanche a spingere. Una pesantezza che non si capiva. Per il campionato di B avevamo una squadra veramente forte, ma non riuscivamo proprio ad esprimerci. Poi arrivò Galeone e ci salvammo all’ultima domenica di campionato con la Triestina (2-0), grazie anche al pareggio la domenica precedente a Bari, campo neutro contro il Foggia di Zeman, rimontando da 1-3 a 3 a 3 con due gol miei”.
“Galeone è stato il miglior allenatore che abbia avuto. Con tutto il rispetto per gli altri, aveva capacità tattiche e di visione superiori, insomma era avanti e sapeva davvero insegnare calcio. Non è da tutti. Avrebbe meritato certamente una chiamata da piazze importanti”.
Bivi segnerà 12 gol e risulterà determinante per la promozione, rigenerato dalla cura Galeone. “L’anno prima c’erano storie nello spogliatoio, non eravamo un gruppo unito, e una volta raggiunta la salvezza il mister disse subito alla proprietà che bisognava rinnovare il gruppo, voleva una rosa di massimo 19-20 giocatori , con molti giovani. Arrivarono Allegri, Massara e Ceredi che erano degli sconosciuti. Era un gruppo molto coeso. Per le mie caratteristiche di attaccante non certo di peso, avevo bisogno di una squadra che stesse vicino alla porta con gioco offensivo fatto anche di libertà individuali. Questo gioco che liberava estro e fantasia mi esaltava, come attaccante mi sentivo libero di esprimere il mio bagaglio tecnico”.
La serie A però non riserverà belle sorprese, ne a Bivi né al Pescara. “Partimmo anche molto bene, vincendo a Roma e segnando 4 gol al Milan in quel 4 a 5 spettacolare all’Adriatico alla seconda giornata (segnare 4 gol a quel Milan di Capello era praticamente impossibile), ma alla lunga la squadra non seppe essere all’altezza di quella serie A. Peccato”. Si può dire che Bivi sia arrivato a Pescara nel 1990 e non se ne sia più andato. Ancora oggi infatti vive nella città dove ha conquistato la sua ultima promozione in Serie A.

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