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"Quattro pappine, sia gentile...": il Delfino Rampante racconta... (Gubbio-Pescara)

L'apprezzata rubrica di PS24

10.02.2024 14:52

Nuovo appuntamento con la fortunatissima rubrica di PS24 del Delfino Rampante che racconta a modo suo il momento del Pescara… Buona lettura!

C'è la biro, rigorosamente senza inchiostro dentro. Il pennarello di De Sisti insieme alla penna stilografica di Trapattoni. E poi c'è la "bi zona", che non è la zona per tornare in Serie B - un miraggio attualmente per questo Pescara - ma la bis zona, cioè due volte zona: 5-5-5, mentre i cinque della difesa vanno avanti, i cinque attaccanti retrocedono. E viceversa. Durante questa confusione generale, le squadre avversarie si domandano: che sta succedendo? E non ci capiscono niente.

Peccato, però, che, traslando questo intramontabile sketch de "L'allenatore nel pallone" al Pescara, sono stati proprio i biancazzurri a non capirci niente in quel di Gubbio. E allora, tornando brevemente a quel famoso film di Lino Banfi del 1984, profetica fu la risposta di Speroni al tecnico della Longobarda durante il ritiro precampionato: mister, neanche noi ci capiamo niente.

Nell'anticipo del venerdi sera, Zeman cambia ancora il Pescara. Sorprende Pierno in luogo di Floriani ma ancora di più sorprendono le scelte in mediana. Così come sorprende la titolarità del febbricitante Di Pasquale, poi sostituito inevitabilmente da Mesik, gettando così alle ortiche un prezioso cambio nel momento topico della ripresa. Senza dimenticare l'utilizzo iniziale di Capone, rimasto negli spogliatoi nel secondo tempo ma che, di fatto, con tutte le attenuanti del caso per lui, non è mai sceso in campo anche durante la prima frazione di gioco.

E i biancazzurri - che non ci hanno capito niente ma proprio niente - cadono, rovinosamente, sotto i colpi di un Gubbio apparso nettamente superiore al Delfino: mister lei, oggi, ci ha fatto prendere 4 pappine, sia gentile!

E così, gli eugubini facilmente, anzi troppo facilmente, confermano l'imbattibilità casalinga, inanellano 22 punti in 8 partite e scavalcano proprio il Pescara in classifica. Pescara che, con il pesante ko dello stadio "Barbetti", scivola addirittura al sesto posto in graduatoria.

Eppure non si chiedeva un miracolo ai biancazzurri ma solo di confermare il miniciclo positivo delle ultime tre sfide. Come cantava Fiordaliso: non voglio[amo] mica la luna ma soltanto di stare in disparte a sognare.

E invece sì, stiamo in disparte ma purtroppo non a sognare. Stiamo in disparte mentre gli altri recitano ruoli da protagonisti sia sul terreno di gioco che in classifica generale.

In aritmetica lo zero è un numero cardinale che rappresenta l'insieme vuoto. Zero e vuoto, praticamente il Pescara sceso in campo - o meglio rimasto negli spogliatoi  - in terra umbra: zero come i tiri in porta, zero come i gol fatti, zero come la voglia di lottare. Praticamente zero di zero. O, se preferite reminiscenze scolastiche, zero spaccato.

Nella settimana di Sanremo e del suo Festival della canzone italiana, insomma, il Pescara visto ieri, più che un elegante delfino è sembrato un papero che ha saputo solo fare qua qua senza coraggio e senza arrembaggio, però. Al contrario del ben più famoso papero cantato nella celebre filastrocca riproposta nella settimana sanremese ancora in corso.

This is the end. Se non è la fine narrata dai Doors nel 1967 poco ci manca.

E la fine nella tana del Lupo di Gubbio - che purtroppo il Pescara non è riuscito ad ammansire al contrario del patrono d'Italia, San Francesco - non poteva non essere sugellata da un ex. D'altronde il football è pieno zeppo di esempi in tal senso: la dura, inesorabile ed ineluttabile legge dell'ex, si è abbattuta sui biancazzurri portando il nome di Jacopo Desogus. Che prima ha rivisto le streghe della semifinale play off contro il Foggia - quando Plizzari gli ha respinto il penalty - ma poi ha messo a ferro e fuori i dirimpettai dannunziani, facendo rivedere le stesse streghe - e anche di più  - a Pierno e compagni.

Non siamo nel 1916, ci mancherebbe e menomale. Ma metaforicamente, prendendo in prestito alcuni versi della poesia "San Martino del Carso" di Ungaretti: non è rimasto che qualche brandello di muro.

Poco, troppo poco - seppur brandelli -, sportivamente parlando per tornare a sperare in sogni di gloria.

Martedì si torna di nuovo in campo: all'Adriatico (ore 20.45) arriva la Società Polisportiva Ars et Labor alla ricerca disperata di punti per raggiungere la salvezza diretta.

L'occasione, per il Pescara, di riscattare parzialmente la figuraccia di Gubbio, sperando che - come cantavano Al Bano e Romina - ci sarà [ancora aggiungiamo noi] un azzurro più intenso ed un cielo più immenso.

Lasciatela quella palla. Quelli sentono così e la lasciano. È una guerra psicologica la nostra. Parola di Canà: insomma, ricordando, in tema di Sanremo, i Ricchi e Poveri "che confusione ma dimmi dove siamo"!

 

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