
Vivarini, un Baldini più sobrio e pacato ma ugualmente efficace
Due tecnici apparentemente diversi ma estremamente simili
A CURA DI MATTEO SBORGIA
Cos'hanno in comune Vincenzo Vivarini e Silvio Baldini? Molti potrebbero dire quasi nulla, ma in fin dei conti le analogie sono di gran lunga superiori rispetto a quello che si può pensare. Si tratta di due persone ovviamente con caratteri diversi, anzi opposti eppure per certi versi molto simili. Silvio Baldini ha uno stile tutto suo: particolarmente tranciante, netto, eloquente. Il tecnico toscano lo scorso anno ha da subito parlato di cuore, sogno e magia che poi visti i risultati è riuscita in pieno. Vivarini, dal canto suo, utilizza un registro comunicativo più pacato, sobrio, parsimonioso, ma ugualmente efficace. Ciò fa parte del carattere. Come si diceva Baldini parlava di sogno, Vivarini nel prepartita di Pescara - Venezia ha parlato di scintilla. Entrambi per esempio hanno saputo gestire egregiamente la questione mercato, facendo rendere al massino i giocatori a disposizione evitando di dare giudizi o esprimere pareri netti in pubblico sull'argomento. Ambedue hanno dimostrato di sapersi adattare al materiale umano e tecnico messo a disposizione dal club. Silvio Baldini era partito con l'idea di far giocare il Delfino con un 4-2-3-1, ma poi si è reso conto che la squadra aveva nelle corde il 4-3-3 e ha prontamente fatto marcia indietro, puntando su un modulo consolidato che i ragazzi conoscevano a menadito. Calcio verticale, attenzione e compattezza. Questi i cardini del suo gioco. Allo stesso modo Vivarini aveva cominciato con l'intenzione di praticare un calcio legato al dominio del gioco mediante il possesso palla, salvo poi tornare all'antico: verticalità del gioco, ripartenze veloci e letali. Con l'Empoli i risultati si sono visti al netto della giornata infelice dei toscani. Entrambi i tecnici dunque hanno mostrato e dimostrato di avere un'innata capacità di adattamento, riuscendo al contempo a far esprimere al massimo i giocatori che hanno. Come a dire che ad ogni problema c'è una soluzione. Adeguare le proprie convinzioni al ben più importante bene comune è indubbiamente sinonimo di intelligenza oltre che di grande conoscenza del proprio mestiere. Ma non è finita qui. L'equilibrio in B è fondamentale, il tecnico di Ari lo sa e lo ha subito palesato con i fatti: il Pescara è abituato a giocare con una mediana a 3 e nonostante prediliga un centrocampo a 2, domenica contro l'Empoli ha schierato Valzania(che vedeva fluidificante all'inizio), unico elemento con muscoli e struttura in grado di garantire solidità e equilibrio nella zona nevralgica del campo. A sostegno di questa tesi va detto che Vivarini nel mercato estivo aveva chiesto invano una pedina di struttura e muscoli, proprio pechè in cadetteria queste peculiarità occorrono come il pane. Fare di necessità virtù è un pregio che a Pescara ha ormai assunto i contorni di una consuetudine quanto mai vitale. Vivarini come Baldini punta sul senso di appartenenza(evocando lo spirito della Nord) e consapevolezza nei propri mezzi che ha evidenziato nel post gara con l'Empoli, dichiarando che la squadra si sta finalmente calando nella categoria nel comprendere bene quali sono le contromisure da opporre agli avversari. Infine, ma non per ultimo in ordine di importanza viene il concetto di gruppo, un autentico totem per Baldini sul quale anche l'ex allenatore del Frosinone punta concretamente moltissimo. Insomma, Vivarini e Baldini: due trainer apparentemente diversi ma estremamente simili.
FOTO: PESCARA CALCIO - MUCCIANTE
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