
La forza del gruppo
Nessuna prima donna e nessuna stella, tutti al servizio della causa comune per un bene superiore chiamato collettivo
Aspettando il massimo della forma e un consolidamento sul piano tecnico e tattico, è la forza del gruppo la vera arma in più. Ci saranno tempi duri, è chiaro, ma affrontarli con basi solide a livello morale renderà tutto meno difficile. Il Pescara che al tramonto della quarta giornata si è preso la copertina del campionato dopo aver costretto la corazzata Venezia al pari grazie a una super rimonta e, soprattutto, dopo aver schiantato l'Empoli, scopre di possedere una risorsa fondamentale nella sua caccia alla salvezza: l'unità di intenti tra vecchi e nuovi della rosa. In un campionato lungo e difficile come quello di B, la compattezza e il comune spirito di sacrificio di tutti i componenti del gruppo rappresentano un valore aggiunto, in grado di ridurre il gap fisico e qualitativo con le altre squadre e di consentire di giocarsi le proprie carte di partita in partita, senza necessariamente partire battuti anche al cospetto delle avversarie più attrezzate. Certo, fondamentale è anche la mano dell'allenatore sul piano tattico, già visibile dopo gli accorgimenti approntati dopo i primi 180 minuti di torneo, ma il presupposto iniziale deve essere sempre quello di avere una carica agonistica di primo livello. E, come aveva espresso proprio mister Vincenzo Vivarini alla vigilia dell'ultima gara, avere spirito e mentalità vincenti a immagine e somiglianza della città e della tifoseria. In tal senso risultano fondamentali i superstiti della cavalcata trionfale della scorsa stagione. Sono loro i trascinatori, coloro che possono trasmettere ai nuovi quel senso di appartenenza che può fare la differenza. L'abbraccio collettivo dell'undici base prima del calcio di inizio del match, pratica mutuata dalla scorsa stagione su indicazione di mister Silvio Baldini, uno che ha sempre puntato sul gruppo e mai sulle singole individualità, non è una semplice concessione ai fotografi o un plateale gesto fine a se stesso, ma qualcosa di più, come i saluti e i ringraziamenti alla curva alla fine di ogni partita, a prescindere dall'esito. Rappresentano la coesione del nucleo squadra tra i suoi componenti e con l'ambiente. L'integrazione tra gli ultimi arrivati e lo zoccolo duro sta iniziando a dare i primi frutti. I vari Brosco, capitano e senatore, Pellacani, Valzania, Dagasso e Squizzato, non a caso tutti titolari nell'ultima gara, rappresentano il perfetto trait d'union tra il recente passato, il presente e l'immediato futuro del Delfino, come i subentranti Meazzi e Merola, andati in rete contro l'Empoli a rifinire un successo eclatante e che poteva essere anche più ampio nelle proporzioni. Le qualità di coloro che sono arrivati dal mercato hanno innalzato il tasso tecnico della squadra (Olzer, Oliveri e Desplanches i primi a prendersi le luci della ribalta), ma al tempo stesso stanno dimostrando di essersi già calati nella parte degli uomini di fatica e di aver sposato in pieno il credo del proprio allenatore e i valori morali del gruppo. Prendete Di Nardo, ad esempio, lo “spaccapartita” con il Venezia con un gol e un assist, rimasto poi a guardare per più di 80 minuti nel match successivo salvo entrare con una voglia matta di lottare e incidere. Da un suo assist è nato il gol alla Insigne di Davide Merola, un altro che da titolare in pectore nelle previsioni di inizio stagione si è ritrovato ad essere impiegato costantemente a gara in corsa. Poteva essere un problema la sua presenza in panchina, sta diventando una risorsa per un Pescara che avrà bisogno del contributo di tutti per centrare il suo obiettivo. Nessuna prima donna e nessuna stella, tutti al servizio della causa comune per un bene superiore chiamato collettivo: mister Vivarini lo sa e lo sta inculcando ai suoi ragazzi. Le stagioni felici nascono anche così.
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