Editoriale

Inseguendo una chimera – Riflessioni

12.03.2013 08:29

celikretro


Inseguendo una chimera, da intendersi non nell’accezione originaria di “mostro mitologico” ma nel suo significato accessorio di “sogno vano quasi assimilabile ad un’utopia”: la salvezza assomiglia sempre più ad un miraggio lontano e sfocato per il Delfino arenatosi nelle sabbie mobili della Serie A.

Inutile nascondersi dietro l’aritmetica che lascia ancora sperare. Per restare nella massima serie ci vuole un vero e proprio miracolo sportivo, compiere una semplice impresa potrebbe non bastare anche se, in teoria, è ancora tutto possibile ma passa necessariamente per una vittoria contro il Chievo. Chiudere la stagione con dignità facendo il massimo che si può chiedere a questa squadra senza farsi illusioni: realisticamente a questo si può aspirare. Inutile anche rimarcare ancora una volta gli errori commessi ed aprire i processi alle varie componenti; prendere atto della realtà, facendo tesoro della lezione, è la cosa più saggia da fare.

La stagione si sapeva essere di sofferenza dopo 20 anni di assenza ma era lecito sperare in qualcosa di più: non certo nell’Europa League ma in una squadra che fino all’ultimo fosse in competizione per guadagnarsi la permanenza. Certamente, la distanza che separa il Delfino dal quart’ultimo posto non è abissale (appena 5 punti, nonostante tutto) ma dopo aver collezionato la miseria di un solo punto sugli ultimi 27 a disposizione nemmeno il più ottimista dei tifosi si lascia andare a voli pindarici.

Nella riflessione che sicuramente si sta facendo in casa Pescara per analizzare motivi e cause della stagione, si tenga però conto di un particolare inquietante anche se poco sottolineato: allo stato attuale dei fatti, in una Serie A mediocre che consente al Pescara di tenere accesa la flebile fiammella della speranza, dopo un punto in 9 partite si è ancora in lotta ma in “condizioni normali” non lo si sarebbe più già da tempo. Basti considerare che se il Siena non avesse sul groppone la penalizzazione di 6 punti, la distanza dalla quart’ultima piazza, seppur in un torneo così livellato verso la mediocrità, sarebbe già di 9 punti, un abisso incolmabile. La stagione sarebbe stata definita in altro e peggiore modo, insomma, al di là dei numeri statistici impietosi (peggior attacco e peggior difesa, -35 in media inglese, 19 sconfitte su 28 gare etc etc).

Il Pescara nelle ultime partite è stato penalizzato da sviste arbitrali evidenti ma relegare il periodo negativo solo a questa componente e alla mancanza di fiducia dell’ambiente non rappresenta la migliore analisi della situazione.  Squadra, staff tecnico (a proposito: non male la prima di Bucchi tutto sommato) e società hanno il dovere di crederci e sperare fino in fondo. Intanto, però, si pensi senza perdere tempo a programmare la prossima stagione partendo dalla scelta della guida tecnica (i rumors indicano attualmente il ballottaggio tra De Canio e Zeman) e dalle altre priorità.

E il tifoso? Il tifoso resta accanto ai suoi colori. Sempre ed in qualsiasi categoria.

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