Cataldo: "Finalmente nello stesso team con Ciccone! E adesso.."
Si punta a un grande Giro in tandem: «Sulla nostra Maiella sarà speciale»
Il meglio del ciclismo abruzzese finalmente nella stessa squadra. Cataldo + Ciccone, spettacolo ed emozioni assicurati. Da qualche giorno veste la maglia della Trek Segafredo anche Dario Cataldo, 36enne di Miglianico, che è pronto per iniziare al meglio questa nuova avventura al fianco del suo nuovo capitano, quel Giulio Ciccone che conosce da sempre. Entrambi abruzzesi, sognano un 2022 da ricordare. Al Giro d’Italia Cataldo sarà uno degli uomini fidati di Giulio Ciccone per lanciare l’assalto al sogno chiamato maglia rosa ed è pronto a mettere al servizio della squadra tutta la sua esperienza. Cataldo nei giorni scorsi si è raccontato a Il Centro e ora vi riproponiamo l'interessante intervista. Buona lettura!
«L’obiettivo è quello di ricambiare la fiducia di Luca Guercilena (direttore generale della Trek Segafredo ndc). Se ha fatto firmare un 36enne è perché mi conosce e sa come lavoro. So benissimo quale sarà il mio ruolo e finalmente correrò con Giulio Ciccone: ci inseguivano da anni ed è un’occasione d’oro per fare bene».
Con Ciccone, unici abruzzesi nel World Tour, correte nella stessa squadra e avete il sogno del Blockhaus.
«È bello essere nello stesso team, lo possiamo dire con un pizzico di orgoglio. La tappa abruzzese del Giro? Bella, bellissima. Una delle più affascinanti ma avremo tante responsabilità. Noi conosciamo metro per metro quelle strade e non possiamo sbagliare. Di sicuro non dobbiamo avere foga e voglia di strafare. In una tappa come quella ci vuole testa e se provi ad agire d’istinto o dando ascolto al cuore, ti puoi far male. Tanto male».
Quanto sarà emozionante arrivare sulla “tua” Maiella?
«Nei primi anni di professionismo era qualcosa di particolare arrivare sulle strade di casa. Ora passano gli anni e un po’ ci si abitua. Anche se l’emozione resta, ci mancherebbe. È una sfida con la nostra montagna. Noi contro la Maiella, con i tifosi a darci una spinta incredibile».
Nelle grandi corse a tappe ha vinto alla Vuelta nel 2012 a Cuitu Nigru e nel 2019 al Giro sul Lago di Como. Ricorda, similitudini?
«Entrambe stupende e con un attacco da lontano. Avevo bei compagni di fuga, De Gent in Spagna e Cattaneo a Como. Ma quella del Giro è stata un’emozione strana, quasi una liberazione. Mi sono tolto un enorme peso perché quella vittoria la volevo da tanto tempo».
Non c’è due senza tre. Ci crede ai proverbi?
«Sarebbe bellissimo vincere al Tour ma non ci sarò. Quindi un’altra al Giro andrebbe bene lo stesso. Ma l’obiettivo principale resta aiutare Giulio a stare davanti».
Sta facendo una carriera eccellente, ma ha un rimpianto per non essere stato protagonista in classifica al Giro?
«Sì è un rimpianto. Ci ho provato quando dovevo, ma per vari motivi non è arrivato il risultato sperato. Ho fatto degli errori, non avevo grande esperienza e non ho avuto mai qualcuno che mi aiutasse a capire le cose. Nella Quick Step loro avevano le classiche come obiettivo. Al Giro facevo da solo. Se avessi avuto qualcuno probabilmente le cose sarebbero andate in maniera diversa».
Oggi Cataldo è quel corridore che è mancato al giovane Dario?
Sì, ed è per quello che cerco di trasmettere la mia esperienza».
Magari proprio a Giulio Ciccone. Che consiglio si sente di dargli?
«Al Giro qualcosa posso fare sicuramente. Lui è un istintivo ma se lotti per la classifica devi avere sangue freddo. E se servirà, ci sarò ad aiutarlo».
Cataldo, 36 anni e non sentirli. Mica quella con la Trek sarà l’ultima stagione?
«Assolutamente no. Vorrei continuare almeno un altro anno. Mi sento ancora corridore a tutti gli effetti».
Commenti