Pallanuoto

Roberto Calcaterra, i miei primi 50 anni

Il fuoriclasse della pallanuoto, pescarese d'adozione, si racconta

07.02.2022 00:01

A mezzanotte in punto Roberto Calcaterra ha soffiato su una torta con 50 candeline. Niente party in grande stile, il periodo e il buonsenso non lo consentono, ma il traguardo raggiunto è stato degnamente celebrato in quella che da tempo è diventata la sua città, Pescara. «Non ho mai festeggiato nulla, nemmeno i 18 anni», racconta l'icona della pallanuoto nazionale, «mi sono concesso, nel rispetto delle prescrizioni, un brindisi con famiglia e qualche amico». Ne ha fatta di strada quel ragazzo che a 19 anni è arrivato a Pescara da Civitavecchia per poi salire sul tetto del mondo: «Il bilancio dei miei primi 50 anni è certamente positivo, sono una persona molto fortunata. Ho avuto la possibilità di guadagnare bene facendo dello sport il mio lavoro, girando il mondo e centrando tantissime soddisfazioni. Devo tutto allo sport. Come persona e come professionista ho sempre avuto una stessa filosofia di vita. Ho costruito la mia credibilità sulla chiarezza, sono una persona che fa quello che dice. Voglio sempre andare a dormire e poi alzarmi tranquillo». 

E' sbarcato a Pescara nel '91 e da lì è partito per una super carriera. «Arrivare qui è stata la mia fortuna. Gabriele Pomilio ha creduto in me e mi ha formato, come persona e come giocatore. Pescara vive di pallanuoto, in quel periodo eravamo acclamati come i calciatori e ancora oggi c'è gente che mi ferma per strada. I miei 2 figli sono di Pescara, qui sono tornato a vivere da 2 anni per lavorare nella società alla quale sono più legato, anche se diversa, ma che ha Cristiana Marinelli come trait d'union con quella del periodo d'oro, insieme a Manuel Estiarte. Anche a Brescia sono stato a lungo, 13 anni, ma Pescara è Pescara». E' riuscito a far diventare il suo nome un brand a livello internazionale: RC6 spazia da una linea di materiale tecnico a organizzazione di stage e tornei non solo di waterpolo ma anche di nuoto, sincro, danza, ritmica e fitness. C'è poi il Calcaterra Challenger, che ha raggiunto una dimensione internazionale di grandissimo spessore. «L'idea è nata nel giorno di Natale, insieme a mio fratello. Buttammo giù un piccolo progetto, che poi è diventato quello che è oggi». Ovvero un qualcosa di grandioso, che nel 2023 vivrà un nuovo step di crescita. E' chiaro però che nell'immaginario collettivo Calcaterra resta il fuoriclasse della vasca in grado di vincere Scudetti, coppe e medaglie di ogni tipo con il Settebello azzurro. Dovendo scegliere solo 3 immagini di una leggendaria carriera, Roberto non ha dubbi: «Il gol nella finale dei Campionati del Mondo 1994 contro la Spagna. A 22 anni e davanti a oltre 20mila persone è stata un'emozione incredibile. Poi scelgo il bronzo olimpico ad Atlanta1996 e il golden gol, l'ultimo nella storia perchè poi la regola è cambiata, della finale scudetto tra Recco e Brescia». 

Superato il mezzo secolo di vita, cosa farà da grande Roberto? «Non mi fermerò», ride, «ho sempre idee nuove e cerco di creare qualcosa di diverso. Ho avuto come maestro Gabriele Pomilio, un vero genio, lungi da me paragonarmi a lui ma spero di aver imparato qualcosa. Mi piacerebbe riportare il Pescara (di cui è d.g., ndr) ai livelli di una volta». 

 

(Fonte: Il Messaggero 6-2-2022. Articolo di Luciano Rapa)

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