Prima squadra

Buona la prima! Con la forza della normalità

E della semplicità

05.12.2020 11:30

Troppo impalpabile e inadeguato l'Ascoli? L'atteggiamento della squadra e il contenuto della prestazione hanno dimostrato che il primo problema era la guida tecnica? Si è già vista la mano di Breda?

L'indomani della vittoria ad Ascoli in un importante scontro salvezza, le domande in casa Pescara sono tante, tantissime. L'una non esclude l'altra e forse è la somma delle risposte - che sembrano essere tutte affermative - sono la reale fotografia della situazione.

Di certo, "una rondine non fa primavera" e "non è tutto oro quello che luccica", servono conferme chiare ed inequivocabili in test contro avversari di livello, ma in soli 5 giorni l'abulico e inconsistente Delfino, preda delle sue fragilità, amnesie e dei suoi stessi errori, è sembrato completamente trasformato. Intendiamoci: nessuno ha la bacchetta magica ed i problemi non sono svaniti come d'incanto, ma sul prato del Del Duca - al netto di un Picchio che definire "bruttissimo" è un tenue eufemismo - sembrava esserci un'altra squadra rispetto a quella vista all'opera nel primo scorcio di stagione. Nella mente e nello spirito, innanzitutto. Probabilmente non ha torto il presidente Sebastiani quando dice che "questa squadra non è da primi posti, ma nemmeno la più scarsa della categoria". Eppure nelle prime nove gare di campionato, il Pescara sembrava un'accozzaglia di giocatori senza nè capo nè coda. Perchè? Le attenuanti dell'inizio da censura, lo abbiamo detto e ripetuto, ci sono state (una catena continua di infortuni, lo scarso periodo di preparazione tra una stagione e l'altra, un mercato lacunoso) ma è apparso altrettanto evidente che Oddo, ormai in involuzione da tempo, non sia riuscito in alcun modo a incidere in positivo. Anche per una scarsa serenità - percebile in tante, troppe dichiarazioni - che ha certamente riverberato i suoi effetti anche sulla gestione del gruppo. Le frasi del post Ascoli ("Siamo stati una squadra, quello che non eravamo stati finora", le parole di Galano; "Il mister ci ha dato due o tre concetti chiari e li abbiamo messi in campo", le dichiarazioni quasi in fotocopia di Antei e Bocchetti) sembrano remare in questa direzione, che fa interpretare anche in altro modo la citazione di Pirandello fatta dallo stesso Oddo a mezzo social subito dopo l'esonero.

Ma questo è il passato, il presente dice che in un colpo solo il Pescara ha messo in campo quelle prerogative imprescindibili che servono ad una squadra che vuole salvarsi nel modo più tranquillo possibile. Quali? Compattezza, coesione, aggressività, concretezza, gioco verticale - e non l'improduttivo tiki-taka fine a se stesso, impraticabile se non hai gli uomini adatti a farlo e a renderlo un plus - e vis pugnandi. Ad Ascoli è stata la vittoria della normalità. E della semplicità. Le cose semplici sono sempre le migliori, anche se paradossalmente sono spesso le cose più difficili da attuare. E' stato un Pescara pragmatico, organizzato e attento. Nulla è stato lasciato al caso ad Ascoli. I problemi del Delfino non sono svaniti di colpo come per incanto, ma vincere è sempre la medicina migliore. Per la classifica e per il morale. E forse il maggior merito di Breda è stato quello di aver dato uno spirito diverso alla truppa e di aver messo ognuno nel proprio ruolo, senza inventarsi nulla (pensate a Valdifiori centrale di un centrocampo a 3, per fare solo un esempio). E torniamo alla semplicità... Ad ogni cambio di allenatore consegue quasi sempre una scossa positiva - ricordate l'avvio di Legrottaglie? -  ma servirà volare bassi e continuare a lavorare sodo. Sono vietati trionfalismi e voli pindarici, ma su questo siamo tranquilli. Breda è una garazia in tal senso ed era il tecnico perfetto da prendere nella situazione nella quale versa il Pescara. Ci sono 3 gare in 8 giorni subito, poi 7 in 25 per arrivare alla pausa invernale che coincide con l'inizio del mercato. La settimana che ci separa dalla gara con il Vicenza - altro avversario assolutamente alla portata, ed in questo il calendario ha sorriso ai biancazzurri - è forse la più importante. Bisognerà continuare in questa direzione e applicarsi con concentrazione e serietà. E puntare anche a crescere sul piano atletico, per dare smalto ad un gruppo che ancora non è al top. 

Per poter correre bisogna prima imparare a stare in piedi e poi a camminare. Cosa significa? Che bisogna andare con i piedi di piombo, senza enfatizzare troppo il successo in terra picena. E al contempo senza sminuirlo eccessivamente. Ma se è vero che il "buongiorno si vede dal mattino", l'avventura di Roberto Breda in riva all'Adriatico è davvero iniziata con il piede giusto....

 

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