Prima squadra

Crisi dovuta a condizione fisica? Probabilmente no...

Viaggio nel momento nero del Delfino

05.11.2025 08:11

Si avvicina velocemente la partita da non sbagliare. Un Pescara in crisi di gioco, di risultati e di identità è nel pieno della preparazione del match di domenica, quando all'Adriatico-Cornacchia, che la tifoseria vorrebbe a breve intitolato a mister Giovanni Galeone (è partita già una forte campagna social in tal senso), arriverà il Monza di Paolo Bianco, secondo in graduatoria e reduce da ben 5 vittorie di fila. Le stilettate pubbliche del presidente Daniele Sebastiani hanno già avuto un effetto: tolto un giorno di riposo alla truppa, la squadra da lunedì lavora al ritmo di doppie sedute (da domani a porte chiuse), con un occhio di riguardo alla condizione fisica. Sono dunque aumentati i carichi di lavoro, ma Palermo a parte i dati di queste prime 11 uscite di torneo testimoniano che in realtà i biancazzurri proprio nei ultimi minuti di partita, quando in generale dovrebbero venire meno forze ed energie, riescono a raddrizzare le partite. Sin dal primo punto conquistato, quello in doppia rimonta sul Venezia in casa, i gol pesanti sono infatti prevalentemente arrivati negli scampoli finali di gara. Contro i lagunari di Stroppa le reti sono state confezionate ai minuti 79 (Olzer) e 90 (Di Nardo), ma anche nell'unica vittoria finora ottenuta, il 4-0 interno sull'Empoli che aveva un po' illuso l'ambiente, le marcature sono arrivate tutte dal 68' in poi. Ma c'è di più: contro il Sudtirol il pareggio c'è stato al fotofinish (95' con Meazzi), la remuntada sulla Carrarese (da 0-2 a 2-2) è stata completata con sigilli datati 74' (Meazzi) e 88' (Di Nardo) e pure nel pari con l'Avellino, nell'infrasettimanale che ha fatto da prologo alla debacle del Barbera, la banda Vivarini aveva prodotto nel finale il massimo sforzo per vincere la sfida, collezionando più di una buona occasione per schiodare il punteggio di 1-1 (e anche contro i toscani di Calabro l'inerzia del match aveva portato i biancazzurri ad avere più palloni propizi per siglare un clamoroso 3-2). Dunque, probabilmente la partita di Palermo e il pesantissimo score registrato sono più da imputarsi a una giornata storta al cospetto di una corazzata che doveva vincere a tutti i costi, per festeggiare i 125 di storia e archiviare un periodo nerissimo, che non a una questione prettamente fisica: capitan Brosco e soci dopo un buon approccio hanno gradualmente ceduto campo fino a sparire dopo un blackout ad inizio ripresa. Ci sono poi due aspetti strettamente legati che non possono essere taciuti e sottovalutati: la continua emergenza infermeria, con 5 giocatori importantissimi al palo (Pellacani, che ha finito già la sua stagione, Olzer, Oliveri, Tsadjout e Merola), e la circostanza che in Sicilia si sia giocata la terza partita in una settimana da due trasferte e con debutto su un campo sintetico che ha lasciato in dote fastidi muscolari a più giocatori. Non poter disporre di alternative in alcuni ruoli chiave (vedi esterni, ma non solo) ha costretto agli straordinari troppi elementi non al massimo della forma ed il risultato è stata la disfatta per mano della banda Inzaghi. Bisogna insomma guardare ad altri problemi prima di puntare il dito sulla condizione fisica, ad esempio a una scarsa personalità, a una incapacità mentale a reagire e soprattutto alle difficoltà di impostare la manovra e, soprattutto, ad una fragilità difensiva ben più allarmante del già triste dato dei 23 gol subiti. La squadra concede sempre troppo ed è molto passiva in fase di non possesso, con esterni piccoli di statura che faticano a contenere gli avversari e centrali che, poco protetti, commettono anche grossolani errori di posizione. Urge insomma intervenire prima sul piano tattico, al netto delle grandi carenze strutturali di un organico allestito tardi e male, con troppi doppioni, giocatori fuori condizione e elementi di non primo spessore. Tutti elementi che non si sposano bene con una guida tecnica che per filosofia punta ad un calcio che non può praticare con questo genere di squadra che deve avere altre caratteristiche per salvarsi

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