Prima squadra

Colombo: "Vi spiego perchè mi sono dimesso e cosa è successo"

La prima volta che il tecnico parla dopo le dimissioni

03.03.2023 10:51

Ieri sera, nella trasmissione A Tutto Campo, lo storico salotto tv dei biancazzurri ideato e condotto da Pierluigi Vasile, è tornato a parlare il freschissiomo ex allenatore del Pescara ALBERTO COLOMBO. È stata la prima apparizione in tv - e la prima volta in assoluto - del mister in pubblico dopo le dimissioni da allenatore del Pescara. Ecco le parole del tecnico:

“Non dico sia un atto dovuto, ma sentito  e che sicuramente ha aniticipato quello che era un esonero già scritto. Mi ha portato a prendere questa decisione anche il rapporto col presidente, che per quanto ampiamente male se ne parli nell'ambiente pescarese da parte dei tifosi io non posso che parlarne in maniera estremamente positiva perchè mi ha fatto sempre sentire la sua vicinanza, mi ha sempre aiutato e supportato. Visto il tipo di rapporto c'è stato questo passo verso la società, anche per la presa di coscienza della situazione di una squadra che evidentemente non recepiva più un certo tipo di messaggio da parte del sottoscritto, credo più incosciamente che consciamente e sono arrivato durante la notte a prendere questo tipo di decisione. Cosa è successo alla squadra? Non c'è una causa singola, ci sono più cause. E' difficile dire ancora quelle che possono aver portato all'involuzione, non credo sia dovuta ad una partita singola (riferimento alla partita col Catanzaro, ndr) sia pur potrebbero aver intaccato le certezze e le aspirazioni della squadra. C'è da dire che poi ci siano tante concause da ricercare sotto diversi aspetti, tecnico-tattico e sotto un aspetto psicofisico. Col passare del tempo si sia un po' affievolito quello che era un nostro tratto distintivo di inizio stagione, quello di essere spregiudicati e aggressivi. Piano piano questo è vento un po' meno ed è difficile stabilire se sia un aspetto fisico e tattico. Siamo poi arrivati ad un punto in cui incosciamente si faceva fatica a recepire quello che l'allenatore voleva, ecco perchè sono arrivato ad una decisione del genere”. Sul rapporto con lo spogliatoio: “Non ho mai avuto alcun tipo di problema con nessun giocatore, si sono sempre comportati da professionisti. A livello di comportamento non ho mai visto un atteggiamneto che dovesse richiamare un pugno più duro. Non vedo perchè dovessi essere un sergente quando non ce ne sia l'occasione. Se parliamo di comportamenti o lavoro nessun tipo particolare è stato adottato dai giocatori. Sicuramente errori saranno stati fatti, ho sempre messo la faccia per aiutare i giocatori e fare da parafulmine. Mi sentivo in toto responsabile di una situazione nonpositiva, non ho fatto altro che fare ciò che sentivo. Tutti sbagliamo, poi a posteriori è facile dire che si poteva fare cose diverse. Caso Lescano? Se parlate col giocatore, io ho preso delle decisioni sotto l'aspetto tecnico e tattico, se poi abbiano influito sul suo aspetto comportamentale e di rendimento è un altro discorso. Non siamo mai arrivati di sicuro ad uno scontro con nessuno faccia parte della rosa”. E poi: “Ci sono sicuramente delle riflessioni che ho fatto su cosa potevo fare diversamente, ma in quel momento per dinamiche di spogliatoio ho deciso di assecondare certe decisioni per il bene comune. Potevo magari prendere decisioni più forti per il bene del gruppo, se dovessi tornare indietro magari imporrei qualche decisione. Sul piano tecnico-tattico credo che questa squadra sia stata costruita per un determinato sistema di gico, con certe varianti. Con l'atteggiamento, a un certo punto la squadra non riusciva ad essere più offensiva nella fase di non possesso, cioè non aggrediva più alto. Forse dovevo essere più difensivista, ma in una piazza come Pescara strideva di più e non era in linea con ciò che si aspettava nella patria di un calcio offensivo. Dovevamo avere più accorgimenti tattici, probabilmente”. E ancora: “Più che il 3-0 col Catanzaro, lo 0-4 col Foggia ha scaldfito le certezze della squadra perchè ampia nelle dimensioni e si è capito quanto eravamo scalfibili a campo aperto in ripartenza. Lì qualcosa ha incrinato maggiormente le certezze dei ragazzi, che si credeva fossero in ripresa. Il 5-0 col Potenza lo avevo accolto benissimo, ma sapevo che per dire che fossimo guariti serviva inanellare una serie non solo di risultati ma di prestazioni. Tutti volevamo fare qualcosa di diverso e di più, tornare subito a non fare dopo quel 5-0 una bella prestazione ci ha riportato davanti alla dura realtà. La verità è quella di mezzo, la squadra rispecchia quelli che sono i valori a livello di classifica. Il percorso è stato sbagliato, se avessimo avuto stessi punti e stessa posizione con un cammino più lineare senza picchi tutto oggi sarebbe rinchiuso in una valutazione normale di una squadra nuova. Essere illusi da una grande partenza con poi il contraltare della picchiata, fa leggere la situazione in un determinato modo. La posizione di oggi in classifica è giusta per il valore della squadra, ma è chiaro che è l'andamento che ha portato a vedere più nero che non la luce circa l'andamento della squadra”. Sull'inizio: “Quando sono arrivato si parlava del trequartista, perchè avevo due punte già come Cuppone e Lescano. Nell'incontro iniziale i era parlato di centrocampo a 3 e difesa a 4, nel momento in cui avevo firmato c'era quella coppia e io avevo espresso il desiderio di un trequartista per far esaltare meglio la qualità di questi due giocatori”.  E infine: “Mi ero paragonato a Pioli, lui ha avuto le palle di cambiare un sistema di gioco e piano piano è riuscito a tornare a quello che poteva essere il vero Milan. Credo sia fisiologio poter sbagliare qualche partita su 38 in un anno, fino a quella col Catanzaro pur non giocandole bene tutte avevamo approccio e atteggiamento anche nelle difficiltà giusti. In altre partite è venuto meno tutto, ad esempio col Taranto ci siamo disuniti. Ma si poteva accettare, perchè nonsotante le sconfitte le prestazioni c'erano più o meno. Poi oltre ai risultati sono venute meno anche le prestazioni e si sono scalfite le certezze. Questo ha portato la società e il sottoscritto a prendere delle decisioni”. La chiusura: “Mi porto dietro l'affetto dei tifosi. Per un perfetto sconosciuto a Pescara, arrivare ed essere riempito di affetto è stato bellissimo. I risultati di inizio e alcuni miei problemi di salute hanno aevolato questo. Ciò che mi porto sono i numerosi attestati di stima che sono arrivati dopo l'addio, nonostante si stesse passando un periodo lungo di mancanza di risultati e prestazioni”. 

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