Prima squadra

Zuparic: "Il Pescara mi ha salvato la vita. Vorrei chiudere la carriera in biancazzurro"

L'intervista

23.08.2023 00:04

Dario Zuparic e il Pescara, una storia d'amore che nemmeno la distanza riesce a scalfire. Dall'estate 2013 al gennaio 2017 in forza al Delfino, il difensore croato, ora impegnato dall'altra parte del mondo con i Portland Timbers, segue ancora da vicino le sorti della squadra del suo cuore, alla quale si sente ancora legatissimo. “Dovevo tornare lo scorso dicembre in città ma non mi è stato possibile, spero davvero di poter venire a fine anno perchè Pescara è parte di me”, racconta quello che i compagni chiamavano Terminator, data la stazza e la forza fisica. “Seguo ancora il Delfino, mi dispiace vedere il club ancora in serie C. Società e tifosi meritano ben altri palcoscenici. Ho seguito i playoff e speravo nella promozione, è mancata solo un po' di fortuna. Quando ho visto lo stadio pieno col Foggia mi sono tornati alla mente i ricordi più belli vissuti lì”, dice con un filo percepibile di commozione. “A Pescara ho avuto 4 allenatori, Marino, Cosmi, Baroni e Oddo. Erano tutti molto bravi, da ognuno di loro ho imparato qualcosa e oggi posso dire di esser felice di averli avuti come tecnici. Ricordo però con piacere anche tutte le persone che lavoravano dietro le quinte nel Pescara, dai magazzinieri ai fisioterapisti. Pescara è un capitolo dolce, mi ha salvato la vita in un certo senso. Un anno prima di venire era morto mio padre e non avevo soldi e altro. E ora non posso credere che sono passati già più di 10 anni dal mio arrivo. Il primo giorno fu all'hotel Dragonara e non capivo nulla di italiano. Ma c'erano Cosic e Vukusic ad aiutarmi, fu una vera fortuna. Il più bel momento è stata la vittoria dei playoff di serie B contro il Trapani. Ci fu una festa pazzesca in città, che è continuata anche nei giorni successivi. Posso dire che sono stati i giorni più belli della mia vita, che custodisco nel cuore. Il momento più brutto è stato invece quando sono dovuto andar. In quei giorni mi chiamava anche Pasquale Marino (suo primo allenatore in biancazzurro, che da difensore lo impostò mediano di copertura a sostegno del play Brugman, ndr) per portarmi a Frosinone, ma non gli risposi. Ero molto triste, volevo solo tornare a casa”. Doveva andare in Turchia, passò invece al Rijeka in prestito con diritto di riscatto. Il 27 maggio dello stesso anno si laureò campione di Croazia e pochi giorni dopo vinse anche la Coppa Nazionale, battendo in finale la Dinamo Zagabria per 3-1 ed fu Zuparic a sbloccare il risultato e a portare in vantaggio la sua nuova squadra. Il 14 settembre 2017 debuttò in Europa League nella sconfitta interna contro l'AEK Atene, altro momento indimenticabile come il passaggio negli Usa a Portland dove nel 2020, grazie ad un altro suo gol pesantissimo, i Timbers vincono la Major League battendo 2-1 in finale Orlando. “Qui è un altro mondo, in tutti i sensi. In Europa so che si fa ancora fatica a credere che qui si giochi un buon calcio, ma è così. Il campionato è competitivo, gli stadi sono eccezionali, ci sono tanti soldi e la maggioranza dei giocatori arriva da Sud America ed Europa. E sono tutti forti. Non penso tanto al futuro, voglio giocare a calcio fino a quando potrò. E' la mia vita, il calcio mi ha dato tutto”. Eppure, nonostante le vittorie e i riflettori americani, i colori del suo cuore restano il bianco e l'azzurro. “Mi piacerebbe chiudere la carriera con la maglia del Pescara, ma non so se sarà possibile. Mi manca l'Italia, il calore della gente ma anche il cibo. E cerco sempre di andare in ristoranti italiani, mi fanno sentire meno la lontananza da un Paese che amo. Ai tifosi biancazzurri mando un grande abbraccio e dagli States dico ancora forza Pescara!”. 

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