Il Pescara di Auteri, Zeman e Verratti: parla Luca Anania
Il grande ex e alcuni temi caldi. Non solo in casa Delfino
«Seguo ancora il Pescara, anche se da lontano. Ho visto le recenti partite, con il Cesena, quella decisa da un autogol nel finale, e l'ultima con il Teramo. E qualche altra. Da lontano non è semplicissimo farsi un'idea del motivo per cui le cose non stanno andando. Ma quel che si percepisce è che c'è malcontento nella piazza biancazzurra». A parlare è Luca Anania, il portiere dell'ultimo Pescara che ha davvero messo d'accordo tutti. Era quello di Zeman, Immobile, Verratti ed Insigne. Ma ormai sono lontani, lontanissimi quei tempi. Pescara si esaltava e godeva per il Delfino. Adesso non più. «Pescara è una città passionale, che vive di calcio. Si è reduci da brutte stagioni e la china che si è presa non è bella. Servono i risultati, che nel calcio sono l'unica medicina. Così si potrebbe ricreare un po' di entusiasmo e la gente tornerebbe allo stadio. Non c'è il clima bello frizzante che c'era qualche anno fa, il giocattolo si è rotto e per aggiustarlo servono i risultati». Ma cosa non sta funzionando nel Pescara che vede ormai la vetta della classifica lontanissima? «Credo che la squadra sia stata costruita per vincere il campionato, ma non è mai facile per una formazione sulla carta forte e fatta di grandi nomi riuscirci sempre e comunque. Questo genere di squadre molto spesso fanno tanta fatica a centrare l'obiettivo prefissato», dice ricordando anche il suo Pescara, ad inizio torneo per nulla accreditato come squadra in grado di salire in A a suon di record. Una vera e propria favola, che nemmeno la successiva promozione in A con Massimo Oddo in sella ha cancellato dall'immaginario collettivo pescarese. «Ogni campionato ha una storia a parte ed è difficile per mille motivi, le partite semplici ormai non esistono più. Forse mister Auteri ha bisogno di tempo per far assimilare il suo credo calcistico ai ragazzi. E forse la rosa non è stata costruita totalmente per poter rispecchiare il suo gioco e il suo modo di intendere il calcio. Da fuori comunque non è semplice parlare, bisognerebbe vivere la situazione 24 ore su 24 tutti i giorni per poter entrare nel nocciolo della questione e analizzare l'insieme. Poi da ex giocatore e uomo di calcio, che sa come funziona questo mondo, so perfettamente che parlare da fuori è semplice e non corretto». Chi invece sta facendo bene è il suo vecchio maestro, Zdenek Zeman. «Ecco, a Foggia credo abbiano capito la ricetta per fare bene. Quale? Puntare su un tecnico come lui, che conosce la piazza, tornato dove ha fatto sempre grandi cose ed è benvoluto, sul suo calcio che crea entusiasmo e diverte, e soprattutto dargli carta bianca. In fondo ha parecchi giocatori semi sconosciuti, molti che vengono dalle categorie inferiori, ed i risultati stanno arrivando. Mi pare stia facendo punti e abbia vinto anche a Catania, no?». Tra lui e Zeman il rapporto non si è mai interrotto: «Lo seguo sempre, anche se non lo sento da un po'. In genere ci contattiamo per gli auguri e chiacchieriamo con piacere». Nel Delfino di Anania e Zeman c'era anche Marco Verratti, la cui assenza in Nazionale nella decisiva sfida di lunedì scorso si è sentita. «Marco è un giocatore di personalità e di qualità, averlo agli spareggi sarà importante. Porterebbe anche un po' di spensieratezza, che è mancata. Ci sono state occasioni, ma nel complesso non c'è stato un gioco brillante. E si è fatta tanta fatica. Poi, però», aggiunge in perfetto stile zemaniano, «non è il singolo a fare la differenza, bensì il collettivo. Ma avere Marco in campo e in buone condizioni sarà importantissimo a marzo».
(Il Messaggero)
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