Vivarini ha pagato per tutti, ma.....
Cronaca di un epilogo annunciato
A CURA DI MATTEO SBORGIA
Dall'ora di pranzo di martedì Vincenzo Vivarini e il suo staff tecnico sono stati esonerati ufficialmente dal Pescara. Un epilogo annunciato per via prima di tutto di un legame mai sbocciato tra il tecnico di Ari e la società biancazzurra. E i risultati? Indubbiamente hanno influito, anche se visto il materiale tecnico a disposizione (aspetto che approfondiremo più avanti), gli 8 punti in 12 partite più o meno rispecchiano la realtà. In questo pezzo, sia chiaro, non si vuole nella maniera più assoluta difendere l'operato dell'ex trainer del Delfino, ma solo analizzare la realtà dei fatti. Chiaramente l'allenatore non è esente dalle responsabilità vista la posizione di classifica in cui attualmente alberga il Pescara. La prima sua colpa risiede nel fatto di aver accettato la chiamata dei dannunziani in estate e gli adriatici, dal canto loro, non avrebbero dovuto neanche prenderlo in considerazione. D'altro canto va detto che le 25 reti subite hanno il loro peso e la responsabilità di non aver trovato la quadra da questo punto vista è da tributare al trainer che risiede a Francavilla, che però in questo senso, conserva anche delle scusanti oggettive a suo favore su cui poi torneremo. Partiamo dal presupposto che il Delfino da sempre è abituato a un gioco in cui il pressing alto e il calcio verticale la fanno da padrone. Il trainer di Ari predica e pratica delle idee completamente diverse: calcio orizzontale, basato sul possesso palla e il dominio del gioco, sono queste le sue rigide prerogative, che Foggia e Sebastiani non hanno in alcun modo rispettato nella costruzione dell'organico. Per fare ciò sono necessarie idee e denaro, aspetti in cui lo stato maggiore della società adriatica ha ampiamente dimostrato di essere carente. Dunque, Vivarini che rimane un buon allenatore, ha sbagliato a fidarsi. Il problema nasce tutto da qui. I principi del tecnico abruzzese sono molto rigidi e per essere sviluppati hanno bisogno dei calciatori giusti, cosa che non è avvenuta a Pescara. Si poteva fare meglio? Assolutamente si, affidandosi a un calcio basato sulle idee (Delli Carri docet) ma questo non è avvenuto. L'organico costruito è manchevole di un terzino sinistro (il partente Moruzzi non è stato rimpiazzato) e di un centrocampista che unisca quantità e qualità. Per non parlare dell'attacco, reparto in cui non è stato preso un centravanti che abbia numeri, ma ci si è affidati allo svincolato Di Nardo (esordiente nella categoria) che comunque sta facendo il suo e Tsdajout (mai stato un goleador) è ai box. Inoltre, Vivarini ha svolto il ritiro estivo in sede e non in altura, con il 90% della rosa che non rispecchia quella attuale. Il parco giocatori rispetto alla scorsa stagione è stato indebolito (vedi la difesa) e in generale sono arrivati solo alcuni elementi pronti, ma per il resto la rosa è composta da svincolati, incognite e calciatori che non hanno svolto la preparazione con i club di appartenenza. Aggiungiamo che l'organico è anche disomogeneo: ci sono 9 attaccanti, in difesa e a centrocampo mancano le alternative. Dal mercato degli svincolati sono arrivati Capellini (buon elemento) e Gravillon, che con questa categoria non c'entrerebbe niente, a patto che stia bene. Il fatto che nell'ultimo anno non abbia mai giocato per via della rottura del crociato non depone di certo a suo favore. E i risultati (negativi) purtroppo si sono visti. Se consideriamo poi che Olzer (miglior marcatore con 3 centri insieme a Oliveri e Di Nardo), Pellacani che ha finito anzitempo la stagione, Merola e Tsdajout sono out per infortunio e Oliveri è appena rientrato, le attenuanti per Vivarini crescono a dismisura. Il Pescara è una neopromossa e in quanto tale deve pensare solo a conservare la categoria, altri discorsi sono fuorvianti. Questa è una squadra che è sempre andata in goal (15 le reti realizzate) eccetto nelle ultime due gare. Forse questo elemento ha un po' illuso tutti. Vivarini avrebbe forse meritato ancora un po' di fiducia e probabilmente la possibilità di disporre dell'intera rosa, opportunità che non ha mai avuto prima e non gli è stata concessa adesso. Alla luce di ciò, facciamo fatica a comprendere i ripetuti strali presidenziali pubblici che il tecnico di Ari ha dovuto incassare e che sono stati suo malgrado il preludio di un esonero più che annunciato. Parliamoci chiaro: un presidente può e deve intervenire, ma con toni, modi e nei contesti giusti, non di certo in quella maniera com'è poi avvenuto a più riprese. Anche perchè le sue dichiarazioni hanno finito per delegittimare l'allenatore agli occhi della squadra e destabilizzare la stessa. Sarebbe stato forse più giusto dire ciò che è stato detto al proprio tecnico ma in camera caritatis. Vivarini è stato mandato via con molte attenuanti e poche responsabilità. Il tempo, come al solito, renderà tutto più chiaro.

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