Prima squadra

Il "Pagellone" biancazzurro del 2017-18

Nome per nome, voti e giudizio sulla stagione appena conclusa

20.05.2018 10:43

A CURA DI DANIELE BERARDI

Il pareggio contro il Venezia ha regalato l'agognata salvezza, dopo un girone di ritorno più simile ad un calvario che ad una semplice passerella. Tanti gli errori commessi, dalla pianificazione della rosa alle scelte in panchina. Diversi gli interpreti dietro la lavagna, ma c'è spazio anche per qualche nota lieta.

Portieri:

Fiorillo 6,5: chiude la stagione con un “clean sheet” che conferma l'ottimo rendimento dopo il giro di boa. Soffre l'iniziale convivenza con l'irrequieto Pigliacelli, ma alla fine il suo amore per la maglia e la sua affidabilità gli fruttano un posto da titolare inamovibile. Mette le mani sulla salvezza biancazzurra a suon di parate e uscite importanti: sarà uno dei pochi da cui ripartire.

Pigliacelli 5,5: partenza da titolare indiscusso, fino alla sciagurata trasferta di Empoli, quando l'ex Frosinone rompe definitivamente con Zeman e con l'ambiente, segnando di fatto un addio anticipato. La querelle col boemo ha contribuito ad incrinare le certezze di uno spogliatoio già agitato per via dei risultati altalenanti. Non si discute il rendimento (la concorrenza con Fiorillo ha creato eccessiva confusione), ma i tempi e i modi delle sue uscite caratteriali. Passato a gennaio alla Pro Vercelli, chiude la stagione con un'amara retrocessione. Il suo futuro, con molta probabilità, sarà lontanissimo dall'Adriatico.

Savelloni s.v.

Baiocco s.v.

Difensori:

Gravillon 6: pavido esordiente nelle prime uscite, straripante certezza nella parte conclusiva del campionato. Ha sul groppone gli errori da matita blu di Cittadella, ma è bravissimo a rialzare la testa e riprendersi il posto da titolare, lasciando ai compagni di squadra più esperti soltanto le briciole. Fisicità, gamba e buona tecnica di base. Può essere uno dei volti freschi del Pescara che verrà

Fornasier 5,5: stagione piuttosto anonima e insipida per l'ex centrale della Samp. Tra infortuni e panchine, parte dal primo minuto in sole 12 occasioni, risultando utile più che altro come “tappabuchi” a gara in corso. Patisce l'onta delle sconfitte peggiori (Cesena, Spezia, Vercelli) ma non è certamente uno degli imputati di grido. Il legame con la città dovrebbe trattenerlo in Abruzzo e, in fin dei conti, potrebbe tornare utile.

Perrotta 6: tornato in patria dopo anni di gavetta, Zeman punta su di lui come centrale di riferimento. Alterna prestazioni rocciose ad altre decisamente meno brillanti. Tecnicamente non eccelso, ma concreto e pratico quando il dovere chiama. La carta d'identità è dalla sua parte e ha mostrato buona intesa con Gravillon, probabile tuttavia che il Delfino scelga di affidarsi ad un interprete di maggior carisma il prossimo anno, lasciando posto per uno solo tra lui e l'ex Inter.

Bovo 5: ci si aspettava decisamente di più dall'esperto centrale ex Torino. Doveva essere la stagione del rilancio, nonostante le problematiche fisiche note e arcinote. Ma l'età comincia a farsi sentire e il classe '83 mette piede in campo solamente 8 volte. Troppo poche per tirare una linea verde. La scarsa integrità fisica pone un grosso punto interrogativo su di lui. L'esplosione di colleghi più giovani e rampanti finisce per rincarare la dose.

Coda 4,5: annata da archiviare al più presto. È uno dei “sempre presenti”, ma certe sciocchezze dovevano essere evitate. Dulcis in fundo, il calcio volante su Monachello, che ha complicato non poco la sfida decisiva contro l'Ascoli. Una gara che poteva regalare la salvezza anticipata finisce in lacrime e sangue. Uno dei pilastri fondamentali di questa squadra, ma purtroppo solo sulla carta. Elemento d'esperienza, ma forse è ora di cedere il passo al nuovo che avanza.

Campagnaro s.v.: discorso simile a quello di Bovo. L'argentino è una specie di fantasma nella rosa biancazzurra. Noie muscolari a ripetizione e il campo diventa un miraggio. Quando fu acquistato, la scarsa integrità fisica era stata messa in conto, ma la sua esperienza sarebbe servita come il pane in certe situazioni. Soltanto 7 le apparizioni, troppo poche per dare un giudizio ad una stagione (quasi) inesistente.

Crescenzi 5,5: l'espulsione di Vercelli poteva costare davvero caro, ma il terzino ex Perugia ha capito la lezione e si è rimesso a sgobbare a capo chino. Sotto pioggia e sotto vento non fa mai mancare il suo apporto nelle due fasi (con risultati altalenanti). Una certezza in fase di contenimento, meno brillante quando c'è da attaccare l'area avversaria. Manca l'appuntamento con la sufficienza perché da lui era lecito aspettarsi qualcosa in più. In estate dovrà rigenerarsi per tornare quello di un tempo.

Mazzotta 5,5: titolare inamovibile con Zeman, ruota di scorta con Epifani prima e Pillon poi. Accantonato senza colpo ferire, nonostante fosse l'unico mancino della rosa in quel ruolo (oltre al giovanissimo Elizalde). Qualche buona prestazione nel girone d'andata. Praticamente sparito dopo il giro di boa. Si perde tra le nebbie di una stagione fortemente negativa per tutti, ma su quella fascia il Delfino ha bisogno di maggior qualità e intensità.

Elizalde s.v.:

Fiamozzi 5,5: arrivato a gennaio per tappare la voragine lasciata da Zampano, finisce per farlo rimpiangere in più di un'occasione. Poco eclettico e reattivo, piuttosto impreciso nelle ultime uscite. Non mancano impegno e dedizione, ma sulle corsie esterne serviva maggior intraprendenza. Rimandato (forse) a settembre.

Balzano 5,5: anche per lui stagione rivedibile, nonostante l'abnegazione alla causa sia encomiabile. L'atletismo non è quello dei giorni migliori e si vede, ma comunque si danna l'anima per i suoi tifosi. Un brutto infortunio lo mette fuori gioco nel momento clou della stagione. Vive da casa le palpitazioni degli istanti decisivi. Il prossimo anno avrà, probabilmente, l'occasione per rimettersi in gioco.

Zampano 5,5: inizia la stagione col piede giusto e la voglia adeguata, ma pian piano l'intensità iniziale scema e l'ex Sampdoria finisce per risultare indigesto con alcune prestazioni ai limiti dell'insolenza. Nonostante i 4 assist, sembra che fatichi a calarsi di nuovo in una categoria che (obiettivamente) non gli appartiene. Ma a questo Pescara servivano fame, sacrificio e 'garra' sin dal principio. La situazione si complica col passare del tempo. A gennaio prende il primo volo per Udine per raggiungere Massimo Oddo, ma anche lì ha avuto le sue belle gatte da pelare.

CENTROCAMPISTI:

Carraro 6: soffre la concorrenza di Proietti prima e Brugman poi. Alterna prestazioni molto convincenti ad altre meno brillanti. Sufficienza d'incoraggiamento per la sostanza in fase d'interdizione. Il suo futuro si deciderà in estate, ma la sua stagione ha vissuto una sorta di “impasse” perenne, senza sussulti decisivi. Età e qualità sono dalla sua parte e Pescara potrebbe essere la piazza giusta per sbocciare, magari in condizioni più favorevoli.

Brugman 6: mai giudizio fu più complesso. L'uruguaiano è il cervello di questa squadra per qualità e carisma, ma le sinapsi sembrano attive a intermittenza. Toglie le castagne dal fuoco in più di un'occasione (Parma, Novara, Salernitana), ma a volte risulta troppo superficiale. Attaccamento alla maglia e superiorità tecnica imbarazzante lo collocano nell'Olimpo delle note positive, ma su di lui c'erano aspettative gargantuesche. Può e deve sprigionare le sue doti con maggior costanza. Un anno si è chiuso, un altro si aprirà tra qualche mese e il talento sudamericano (spostato finalmente in cabina di regia) è chiamato a gran voce a riprendersi le briciole lasciate per strada.

Valzania 6,5: stagione da premiare e valorizzare, poiché in crescita continua. Arruffone, confusionario, scanzonato, ma davvero imprescindibile soprattutto nel momento del bisogno. Tira fuori dal cilindro alcune perle di rara bellezza, ma Valzania è soprattutto cuore, grinta e accelerazioni brucianti. Vorrebbe giocarsi le sue carte alla corte di Gasperini, ma in Serie B, per Luca, c'è solo il biancazzurro. E una mezz'ala così eclettica potrebbe solo far comodo.

Machin 6,5: piacevole sorpresa concessa dal mercato di riparazione. Lanciato con coraggio da Pillon e divenuto una certezza. Abbina con sapienza e con la giusta dose di spensieratezza quantità e qualità. Si concede anche il lusso di gonfiare la rete due volte, ma il suo apporto in mezzo al campo rivitalizza la manovra di un Pescara reso apatico dalla precaria posizione di classifica.

Proietti s.v.: stagione maledetta la sua. Nelle idee iniziali di Zeman, avrebbe dovuto essere il fulcro della manovra biancazzurra, ma i problemi al ginocchio e al tendine d'Achille lo mettono ko da settembre. Appena 702 minuti giocati tra Coppa Italia e campionato.

Palazzi s.v.: discorso analogo al collega Proietti. Inizia in sordina nelle gerarchie del boemo, ma quando sembrava essersi preso una palma da titolare, l'infortunio al crociato gli dà il colpo di grazia.

Coulibaly 5,5: la giovanissima età come attenuante, ma le aspettative riposte su di lui sembrano averne oscurato le qualità. Lento, impacciato, limitato tecnicamente e a tratti avulso dalla manovra. Ventisei presenze e tre gol stagionali, ma tante prestazioni sotto tono. A fine stagione tornerà a Udine per giocarsi le sue carte, ma la Serie A è decisamente estranea al suo gioco (per adesso).

Kanouté s.v.:

Attaccanti:

Mancuso 6,5: giunto a Pescara con la giusta dose di pressioni, dopo un campionato strepitoso a San Benedetto del Tronto. Parte benissimo con un gran gol al Foggia, ma l'entusiasmo finisce per scemare troppo presto. Sembra la brutta copia di se stesso nel girone d'andata, ma dopo il giro di boa capisce che è ora di darsi da fare. Sette reti da gennaio a maggio e tante buone prestazioni. C'è tempo e spazio per dargli una seconda chance.

 

Pettinari 6,5: gemello diverso di Leonardo Mancuso. Parte alla grandissima, con triplette a scatafascio. È il dominatore assoluto del girone d'andata, ma resta il problema della distribuzione dei gol, parzialmente coperto dal grandissimo lavoro svolto per la squadra. Nel girone di ritorno foga ogni dubbio e smette di segnare, chiudendo mestamente un campionato balbettante. Ha diverse offerte dalla Serie A (ha comunque concretizzato la sua stagione migliore da professionista) e toccherà al Pescara decidere cosa fare di lui. Quattordici reti e cinque assist, in 40 partite, sono comunque un ottimo bottino.

Capone 6: probabilmente il calciatore di maggior talento (assieme a Brugman) nella rosa del Delfino. Comincia benissimo la stagione con 3 reti nelle prime 7 gare. Poi si perde clamorosamente per strada. Le accelerazioni fulminee di inizio anno diventano un miraggio e lui mostra il suo talento a sprazzi. L'attacco biancazzurro ne risente parecchio e Capone arresta precocemente il proprio processo di crescita. Resta uno dei prodotti più interessanti del vivaio atalantino. Tornerà alla base per decidere cosa fare di sé, magari trovando una piazza più fertile per la sua esplosione.

Ganz 4,5: la sua stagione sarebbe da senza voto, ma uno degli investimenti più onerosi della recente storia biancazzurra merita un giudizio critico adeguato. Giunto in pompa magna in riva all'Adriatico, con un pedigree di tutto rispetto. Si arena dopo appena una partita, complice la tripletta ammazza-gambe di Pettinari col Foggia. Fatica ad emergere per via della forma straordinaria del collega, ma non fa nulla per soverchiare le gerarchie. Zero presenze da titolare con la maglia del Delfino. Le panchine di Ascoli confermano il giudizio della dirigenza pescarese: Ganz bocciato senza appello e senza scuse. Dovrà voltare pagina in fretta per riemergere.

Falco 5,5: arriva a gennaio per dar manforte ad un attacco spuntato e anestetizzato. Complice un paio di infortuni scomodi, fatica ad imporre ritmo alle sue giocate. Ma si rende utile in più di un'occasione con prestazioni ottime, seppur limitate da una forma fisica non esaltante. I biancazzurri hanno un'opzione di riscatto col Bologna, e l'ex Benevento ha una voglia matta di ripartire seriamente con la maglia del Delfino.

Yamga s.v.: qualche apparizione da titolare con Zeman, ma senza particolari sussulti. Poco disciplinato tatticamente e, di conseguenza, inutile alla causa nel momento chiave della stagione.

Cocco s.v.: rientra da un infortunio importante patito in maglia Cesena. Poteva rivelarsi un ottimo innesto a stagione in corso, ma non riesce a ritagliarsi uno spazio adeguato. Futuro in bilico, probabilmente lontano dall'Adriatico.

Cappelluzzo s.v.: pochissime presenze, quasi tutte da subentrato ad eccezione della sconfitta interna col Carpi. Il ragazzo ha bisogno di acquisire ritmo per esprimersi al meglio. A Pescara, forse, ha esaurito le sue carte.

Bunino 5,5: l'affare Mancuso-Juve lo scaraventa in terra abruzzese. Agisce da rincalzo con Epifani prima e Pillon poi, cercando di tirare fuori dal mazzo i gol della salvezza. Troppo effervescente e fumoso quando chiamato in causa, finisce per perdersi spesso in un bicchier d'acqua. Semestre decisamente negativo, con un'allergia cronica alla porta avversaria.

Baez 5,5: sia Zeman che Pillon puntano molto sull'esterno sudamericano, forse perché (di fatto) è l'unica vera alternativa sulla fascia laterale. Sfodera qualche prestazione importante, con accelerazioni e sterzate. Ma di gol e assist neanche l'ombra. Poco incisivo e ficcante quando la posta in gioca si è fatta pesante.

Allenatori:

Zeman 5,5: il ritorno di zemanlandia non sortisce gli effetti sperati. Anche nella splendida vittoria interna contro il Foggia, la squadra aveva mostrato scricchiolii preoccupanti. Gestisce male il rapporto col presidente Sebastiani e la cosa finisce col ripercuotersi sui ragazzi. Attacco spuntato, movimenti e idee poco chiare. Il Delfino di quest'anno aveva poco o nulla di zemaniano. Chiude mestamente la seconda esperienza in biancazzurro, senza tuttavia macchiare lo splendido ricordo di una promozione indelebile.

Epifani 5: teoricamente difficile da giudicare, ma alcune scelte proprio non convincono. Cerca di dare una scossa alla squadra cambiando totalmente impostazione tattica. Finisce per creare confusione e conquista un solo punto in cinque partite. La situazione diventa preoccupante e Sebastiani corre ai ripari chiamando Pillon. Ha dalla sua tutte le attenuanti del caso e, indubbiamente, avrà tempo e modo per rilanciarsi.

Pillon 6,5: che dire, solo applausi per il tecnico di Preganziol. Scuote i ragazzi psicologicamente e tatticamente, pur continuando sulla falsariga del boemo, impostando il 4-3-3 come punto di riferimento. Carica i suoi a pallettoni e li spinge ad esprimersi anche bene esteticamente. Tradito da alcune ingenuità individuali, ma resta comunque l'ottimo lavoro svolto, nonostante i patemi mantenuti fino alla fine. Meriterebbe ampiamente la conferma, per essersi sporcato le mani in un momento davvero incandescente della stagione.

Società 4: alcune scelte a dir poco scellerate, altre semplicemente sbagliate. Le difformità di vedute tra Repetto e Sebastiani mettono in crisi la squadra anche sul rettangolo verde. Il rapporto tra il presidente e Zeman complica maledettamente le cose. Quella di Epifani non si rivela una scelta felice e, per fortuna, si decide di chiamare Pillon affidandosi alla sua esperienza. L'arrivo del tecnico trevigiano è stata forse l'unica nota lieta dell'anno. Squadra costruita con poco senno e criterio, ipervalutando alcuni elementi della rosa. L'obiettivo playoff probabilmente era alla portata, ma troppe sono state le complicazioni extra campo che hanno impedito il raggiungimento dell'obiettivo. Lo stesso ritorno di Zeman è stata una scelta rivedibile (col senno di poi e non solo). Ora arriva il difficile, ma fare peggio di una salvezza ottenuta all'ultimo respiro appare davvero un'impresa titanica.

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