Prima squadra

Batticuore Pescara. Ma Zemanlandia è così, prendere o lasciare...

Se si continua a vincere e a divertire le palpitazioni sono un effetto collaterale del tutto accettabile....

04.10.2023 08:23

Non è un Pescara per deboli di cuore, quello targato 2023-24, ma in fondo lo si sapeva già. Zemanlandia è così, prendere o lasciare, e se dopo 5 partite e con una gara in meno rispetto alle contendenti il Delfino è ancora in scia alla sorprendente Torres, prima a punteggio pieno, e alla corazzata Cesena, attardata di soli 3 punti dai sardi, il batticuore è un effetto collaterale del tutto accettabile. "Il calcio è fatto per dare emozioni, altrimenti la gente sugli spalti si addormenta", ha sentenziato mister Zdenek Zeman a caldo dopo il successo con il Gubbio, che ha un valore che va ben oltre i 3 punti che regala alla classifica, e non ha torto, ma dirlo dopo aver vinto è sempre più facile. Il Demiurgo di Praga avrebbe pronunciato la stessa frase anche in caso di ko, è vero, ma regalarla al pubblico dopo un successo così ha tutto un altro sapore. Il suo nuovo Pescara piace, vince e diverte, ha certamente più di un difetto da correggere ma sembra avere ancora enormi margini di miglioramento. Ed è proprio così, perchè la squadra è quasi tutta nuova di zecca ed è formata in prevalenza da giovanissimi, alla prima vera esperienza tra i professionisti o, comunque, con pochi minuti alle spalle nei campionati dei grandi. Ci sono elementi di categoria superiore, da Plizzari, ancora una volta decisivo, a Tunjov, che sembra già avviato sulle orme di Rafia, ma la maggioranza dei suoi interpreti sta vivendo adesso la prima stagione da protagonista, come il match-winner del posticipo Brando Moruzzi, uno che dopo essersi guadagnato con mestiere un rigore pesante contro il Sestri Levante si è messo in proprio sui titoli di coda del match con il Gubbio per far esplodere l'Adriatico e far volare il Delfino. Contro la squadra di Braglia sono andati a segno un 2001 (Tunjov), un 2002 (Squizzato) e un 2004 (l'ex Juve), a riprova che fare un calcio redditizio anche con i giovani è possibile, ma la note migliori della partita, primo vero banco di prova per la truppa, oltretutto arrivato dopo 13 giorni di stop dalle gare ufficiali, sono state la tenuta mentale e la personalità che la banda Zeman ha palesato. Un po' a sorpresa ed aiutate dall'immediato pari di Squizzato quando l'inerzia della sfida era cambiata con il sorpasso eugubino, ma in quella circostanza era anche lecito accontentarsi del pari per non rischiare di restare con un pugno di mosche in mano. E invece, anche se più con la spregiudicatezza della gioventù e con la forza dei nervi che non con la lucidità della ragione, il Pescara ci ha provato fino alla fine ed è stato premiato con la vittoria. Non è, però, tutto oro quello che luccica perchè è chiaro che non si potranno raddrizzare sempre e comunque delle partite che il Delfino approccia bene e che poi fa di tutto per complicarle. Era capitato con l'Arezzo, sempre all'Adriatico, ed è capitato anche contro i Lupi dell'Umbria lunedì. In entrambe le volte – e con lo stesso risultato - è andata bene, ma il prossimo step da raggiungere è eliminare le amnesie difensive, che potrebbero in futuro costare caro se il prolifico attacco (12 gol in 5 partite, di cui 9 in casa) si dovesse inceppare, e capire perchè una volta passati in vantaggio la squadra diventa passiva sino a diventare quasi rinunciataria. E' una costante di questo primissimo scorcio di campionato, e se è vero che 3 indizi fanno una prova il problema potrebbe essere congenito e strutturale e non occasionale e casuale. 

FOTO PESCARA CALCIO

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