Applausi e recriminazioni, ma serve correre e macinare punti
Il punto
L'ottava sconfitta in 16 uscite è forse la più dura da digerire. Ma anche quella che certifica come una stagione nata male sia tremendamente difficile da raddrizzare, anche se ci sono ancora possibilità per riuscirci. Il Pescara che è rimasto con un pugno di mosche in mano dopo il testacoda di B si lecca le ferite e prova a trovare conforto nella miglior prestazione stagionale offerta, anche superiore a quella dell'unica (e roboante nel punteggio) vittoria centrata, il 4-0 sull'Empoli datato 21 settembre. Ma quando il giro di boa del torneo è ormai all'orizzonte non ci si può accontentare dell'evidente crescita di una squadra costruita tardi e male sul mercato ma che con la nuova gestione tecnica sembra ben più sul pezzo di quella di epoca Vivarini, perchè adesso più di ieri contano solo i punti e non gli applausi e i complimenti. La classifica in realtà è ancora cortissima, ma il campionato non aspetterà ancora a lungo un Delfino che proprio non riesce a sbloccarsi. Nelle ultime tre partite, con Padova, Bari e Modena, la truppa avrebbe certamente meritato di restare imbattuta e di portarsi a casa almeno 7 punti, la realtà però è stata assai diversa e parla di un solo punto messo in cascina. Poco, anzi pochissimo. Il calcio è fatto di episodi e nessuno di questi nelle ultime tre partite ha strizzato l'occhio ai biancazzurri e la sfida alla capolista Modena, dopo il match dell'Adriatico in splendida solitudine in vetta, è la fotografia più nitida del precedente assunto. I Canarini, che si presentavano in Abruzzo con il triplo dei punti e il miglior attacco della categoria, hanno tremendamente sofferto nel primo tempo, andando immediatamente sotto nel punteggio ma avendo il merito, e anche la fortuna, di tenere duro nel momento peggiore per poi, nella ripresa, con un paio di accorgimenti tattici, ridare equilibrio al proprio assetto e trovare il jolly in grado di dare scacco matto all'avversario. I biancazzurri recriminano per le decisioni del Var, per tre salvataggi sulla linea di porta emiliana e per una prestazione gagliarda e intelligente ma comunque insufficiente a smuovere la graduatoria. E adesso più che mai non possono fallire l'impegno interno con la Reggiana, che è già prossimo e determinante. Di buono c'è che l'impatto di mister Giorgio Gorgone, sul piano tecnico, tattico e motivazionale, è stato assai positivo nelle sue 4 partite, ma adesso bisogna iniziare a correre. E a farlo forte e con continuità. Gorgone ha avuto finora il merito di ripescare Tonin, passato da oggetto misterioso nascosto in soffitta a punta operaia tremendamente utile e importante, di dare una precisa fisionomia alla squadra con Valzania perno di centrocampo e di preparare bene tutte le sfide in programma. A Bari e soprattutto con il Modena il piano partita era infatti quasi perfetto, anche se ha portato pochissimo in dote. Intensità, ritmo e aggressività le prerogative dell'approccio pescarese contro la battistrada Modena, senza tralasciare la qualità nelle giocate, limitando i punti di forza avversari (l'uno contro uno sugli esterni e la capacità di portare più uomini senza palla a ridosso dell'area avversaria) con le verticalizzazioni a tagliare il centrocampo per innescare gli inserimenti degli interni e dei quinti. Non è bastato, ma ha confermato che la squadra è ancora viva e che crede nell'impresa salvezza. «Se qualcuno pensa che il Pescara sia morto, si sbaglia di grosso», è il grido di battaglia gridato da mister Gorgone a fine partita in faccia agli scettici, ai disfattisti e anche alla Dea Bendata con la quale il Delfino è in credito.

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