Prima squadra

"Maracanazo biancazzurro" - Il Delfino Rampante racconta... (Pescara-Torres)

L'apprezzata rubrica di PS24

26.10.2023 11:41

Il day after in casa Pescara dalla penna del Delfino Rampante. Un punto di vista come al solito non banale sulle vicende biancazzurre.

Buona lettura!

Homenagem aos campeões do mundo. Siamo nell’emisfero australe, al di là dell’Atlantico. Correva il giorno 16 del mese di luglio dell’anno 1950. Ci troviamo nella nazione dominata dall’eterna rivalità tra l’essere carioca e l’essere paulista. Non solo una questione geografica, regionale. Ma un sentimento differente. Un modo di essere differente. Un modo di vivere differente. Una filosofia differente, insomma.

Lancette quotidiane dell’orologio indietro di cinque ore rispetto al fuso orario del Belpaese. Omaggiamo i campioni del mondo: era scritto dovunque. Dappertutto. Come direbbe Jovanotti: lo vedo scritto su tutti i muri. Ancor prima del termine del match. Anzi, ancor prima che la partita iniziasse. Si giocasse.

Lo stadio Maracanà di Rio de Janeiro era zeppo come un uovo che più zeppo non si può. Quasi duecentomila i tifosi verdeoro presenti sugli spalti per festeggiare la scontata vittoria del Brasile al Campionato del Mondo ospitato proprio nella terra del samba. Uno sparuto centinaio, invece, a sostenere gli sfidanti. La Celeste.

Nessuno, però, proprio nessuno aveva fatto i conti con “La Celeste. Con l’Uruguay di Schiaffino e Ghiggia che vinse inaspettatamente 2-1 e si portò a casa la Coppa del Mondo, consumando la più grande tragedia sportiva brasiliana di tutti i tempi. Maracanazo. Così fu chiamata e così è da sempre ricordata. Tanto che, proprio da quel giorno, questo sostantivo entrò nel vocabolario sportivo mondiale ad indicare una disfatta inaspettata, quasi senza precedenti. Senza precedenti, togliendo il quasi. Un Maracanazo, appunto.

Corre il giorno 25 del mese di ottobre dell’anno 2023. Stadio Adriatico di Pescara. Va in scena il primo big match del girone B di Lega Pro. I biancazzurri sfidano la Torres, capolista quasi inaspettata del campionato. Con una vittoria la banda di Zeman agguanterebbe proprio i sardi in testa alla classifica. Sembra quasi tutto scritto, anche nel modo in cui le due squadre sono arrivate al match: il Pescara reduce dall’esaltante blitz esterno (1-4) di Lucca; i sassaresi dal pari casalingo a reti bianche contro un modesto Pontedera.

E invece. Invece accade l’imponderabile. Quello che non ti aspetti e che pochi, forse nessuno, avrebbero messo in preventivo. La Torres sbanca l’Adriatico per 2-1. Maracanazo. Con le dovute proporzioni, certo. Ma pur sempre Maracanazo. Anche nella somma delle reti.

Che la partita sarebbe stata complicata si è visto da subito. Fin dall’inizio. Torres quadrata, tutt’altro che timorosa. Pronta a ribattere colpo su colpo al Pescara. Che, per lunghi tratti della partita, si è affidato al solito Alessandro Plizzari. Ieri molto più Santo del solito. Capace di sfidare ogni regola della fisica. E respingere palloni che un umano avrebbe potuto soltanto raccogliere in fondo al sacco.

Ma torniamo per un attimo al Brasile. Carlos Eduardo dos Santos. Questo nome potrebbe dire poco a molti. In ambito giornalistico è meglio conosciuto come Galvão Bueno. E’ stato il commentatore sportivo della nazionale verdeoro per molto tempo. Colui che diventò celebre anche per avere coniato l’espressione “Sai que è tua, Taffarel”…. “Esci che è tua, Taffarel”. All’inizio usata come invito ad uscire in presa alta nei confronti di un portiere poco avvezzo a farlo. Poi, usata come amuleto per esorcizzare la paura. Come dire: “tirate, nessun problema, tanto c’è lui”. Appunto, “Sai que è tua, Taffarel”. Rivedere la triste – per noi - finale dei Mondiali americani del 1994 per credere.

Un po’ quello che sta accadendo a Pescara con il nostro numero 1 dalla maglia 22. Ieri ancora più del solito dueño del area chica - proprietario dell'area piccola - come direbbero in Cile. 
Tirate, fatelo pure. Tanto c’è lui: Alessandro Plizzari. Spiderman. Il nostro Supereroe. Il protettore degli uomini, dal greco. Il protettore del Pescara. Che ieri era in ogni dove. E si è dovuto arrendere soltanto a due conclusioni – una per la verità quasi respinta con un doppio volo angelico - che nessuno, ma proprio nessuno, avrebbe potuto disinnescare.

Minuto 58. Minuto 63. “Cinque minuti e poi” per ricordare il cantautore Maurizio Arcieri, cofondatore del complesso musicale New Dada e del duo Krisma.

I cinque minuti che hanno cambiato e deciso la sfida dell’Adriatico e la storia di un recente presente: uno-due sardo grazie alle reti rispettivamente del Masala rossoblù e di Ruocco, quest’ultimo l’mvp di ieri. A nulla è valsa la reazione dei ragazzi di Zeman che hanno arrembato dopo il doppiosvantaggio, accorciato subito con Merola e sprecato diverse palle gol per arrivare al pareggio.

Le speranze si sono infrante sulle due clamorose traverse centrate in pieno da Moruzzi e da un indiavolato Cangiano entrato al posto di un Accornero ieri sottotono così come Tunjov. Palloni che tutti hanno visto in fondo al sacco ma che, invece e purtroppo, per una questione di millimetri si sono stampati sulla trasversale a portiere battuto. Come se le due traiettorie fossero state deviate di tanto così dalle “janas” quelle fatine che nelle leggende della Sardegna abitavano in minuscole casine e dispensavano aiuti a chiunque li richiedesse. Questa volta arrivate in soccorso della Società per l’Educazione fisica Torres. A difesa di una stessa Terra. Di una stessa isola, insomma.

E alla fine, dopo l’ennesima, clamorosa e beffarda occasione fallita da Merola davanti alla porta a tempo praticamente quasi scaduto, a fare festa sono stati i sardi insieme al poco meno di centinaio di tifosi al seguito.

Fallu baddà, lo slogan che si legge sul sito ufficiale della squadra rossoblù. E, purtroppo per il Pescara e per tutti noi, al triplice fischio a ballare di gioia sono stati gli altri.

Maracanazo.

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