Così non si va da nessuna parte....
L'involuzione del Delfino impone un cambio di rotta deciso e immediato
L'involuzione è ormai palese ed acclarata da qualche giornata. Del bel Pescara, propositivo e dalla manovra ariosa e ficcante, di inizio stagione sono rimasti solo i problemi, a partire da una difesa che incassa tanto, tantissimo, certamente troppo se si vogliono cullare sogni di gloria. 16 reti al passivo in 10 gare sono uno score da matita blu e ciò che desta maggiore preoccupazione è che non si riesce a porre rimedio. Perchè? La fase difensiva - è opportuno definirla così, perchè non è solo un problema di reparto e di errori individuali - non si riesce a registrare. Il risultato? Dopo 10 partite la Reggiana capolista è già a + 8. I granata hanno segnato gli stessi gol dei biancazzurri (18) ma hanno incassato 4 volte meno (4 reti al passivo) ed il Pescara delle 8 di testa è la squadra che ha la peggior differenza reti. Ma c'è dell'altro. Il Delfino, che ha perso entrambi gli scontri diretti interni con Reggiana e Modena e che solo in extremis alla prima giornata ha battuto l'Ancona, ha dimostrato proprio nelle gare clou di essere in ritardo rispetto alle contendenti, che sono più compatte, più ordinate, più sicure, meglio messe in campo e dotate di una precisa identità. I biancazzurri invece sono in flessione netta, di prestazioni e risultati, ed hanno faticato anche a battere una Fermana coi cerotti. Il centrocampo, mal strutturato, non fa filtro, non protegge e ora fatica anche a costruire, la squadra non è compatta e c'è troppa distanza tra i reparti, che si sfilacciano con una duplice conseguenza: proteggere poco e male una retroguardia già di suo traballante e supportare poco un tridente che per ora ha tolto in più di una circostanza le castagne dal fuoco, ma più per prodezze isolate dei singoli che per azioni manovrate e studiate.
La squadra è poco tranquilla, ha sentenziato Auteri nel post Modena, ma è compito suo lavorare sulla testa dei suoi giocatori così come è compito suo trovare le giuste misure tattiche per far rendere la squadra. E non si parli di pressione dell'ambiente, perchè non ce ne sono state da parte di nessuna componente. Il Pescara è stanco dopo 3 impegni in una settimana, ha ancora sentenziato Aueri nel post Modena, come se i Canarini stessi (e le altre squadre) non avessero avuto lo stesso numero di impegni ravvicinati…
La squadra contro il Modena è stata molle, disordinata, incapace di reagire dopo la rete dell'1-2 su rigore, confusionaria, incapace di fare coperture preventive e di interpretare bene le transizioni negative, priva di idee e di ritmo, senza cattiveria agonistica, timorosa: un piccolo sunto, insomma, di quello che una squadra che vuole vincere il campionato non deve essere. Gli 8 punti conquistati in casa sui 18 disponibili sono un altro dato sul quale riflettere: al momento non c'è stata eccessiva pressione dell'ambiente sulla squadra, eppure nello stadio amico non si riesce ad incidere come in trasferta, dove il Delfino è ancora imbattuto. E se in casa non giganteggi, alla lunga non puoi reggere il ritmo delle altre anche se fuori vai bene.
I problemi sono tanti, forse troppi a questo punto della stagione dopo 10 giornate di campionato e 2 di Coppa Italia. Il torneo è ancora lungo, è chiaro, ma non si può perdere ancora troppo terreno…
Nel post Fermana il presidente Daniele Sebastiani ha sottolineato la forza e l'importanza della rosa allestita, che a suo dire può giocare con qualsiasi modulo. Delle due l'una: se fosse davvero così, vorrebbe dire che il problema è in panchina visto che dopo oltre 2 mesi da inizio stagione non ancora si riesce a trovare una quadra; viceversa, se non fosse come sostiene il presidente, vuol dire che la squadra ha più lacune di quelle che si pensava e si conosceva (ad esempio un reparto mediano numericamente scarno, male assortito e con elementi poco adatti al gioco di Auteri) e che bisogna stringere i denti e cercare di restare il più possibile attaccati alle posizioni di vertice per poi intervenire (bene) nel mercato di riparazione.
Contro il Siena (dove Gilardino già traballa, Toscano in preallarme) serve la svolta. Altrimenti anche la panchina biancazzurra, oggi blindata dai vertici societari, diventerà rovente…
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