Editoriale

Salutate la capolista! Il capolavoro di Pillon

Pescara è tornata a sognare...

08.10.2018 09:01

L’immagine più bella del primato è la ritrovata compattezza dell’ambiente. Il popolo biancazzurro che abbandona lo stadio Adriatico per riversarsi in strada cantando “E se ne va… La capolista se ne va” è una scena che a Pescara non si vedeva da quasi sei anni e mezzo. Era il 27 maggio 2012, battendo la Nocerina 1-0 con eurogol di Riccardo Maniero, il Pescara di Zeman certificava il primo posto e la vittoria del campionato. Adesso siamo solo alla settima gara del torneo, ma il sorprendente Pescara, ancora imbattuto, fa sognare i suoi tifosi. E ieri il risveglio della città è stato splendido, dolcissimo. L’aria di alta quota è inebriante, ma non dà le vertigini. Pescara ha fame di grande calcio dopo due annate storte, con la retrocessione dei record negativi dalla serie A prima e la grande paura di scivolare nel baratro della C poi.

Il primato di oggi è stato costruito da Bepi Pillon, l’uomo che l’anno scorso ha salvato il Pescara e che ora si gode il primo posto. Da quando è arrivato in riva all’Adriatico ha saputo conquistare tutti con il solo modo che conosce: lavorare duramente. Niente proclami, profilo basso e tanto sudore: non ha il carattere guascone e coinvolgente di Gianni Galeone, ancora un grande idolo da queste parti, e nemmeno l’eloquenza affascinante, persino nei silenzi conditi da soli sguardi, di Zdenek Zeman, ma con loro ha in comune il modulo, il 4-3-3 (anche se quello di Pillon è più accorto e meno garibaldino) ed ha il merito di aver riavvicinato la tifoseria alla squadra. E questo è già un grande successo, visto il recente passato. L’ultimo che era riuscito a coinvolgere la città intera, sin dal suo insediamento, era stato Massimo Oddo, il condottiero del più recente Pescara promosso in A. Ironia del destino, sabato scorso Oddo, accompagnato dal fido Marcello Donatelli, era sugli spalti dell’Adriatico ed ha visto il Delfino battere il Benevento ed andare in testa alla graduatoria, con due punti di vantaggio sull’Hellas Verona. In verità il Pescara poteva essere in vetta da martedì scorso, ma cinque minuti di black-out («di follia» li ha definiti poi Pillon) avevano vanificato tutto. Con il Benevento la squadra è riuscita a trasformare la delusione in grinta o, se preferite, la rabbia in furore agonistico, e la meritatissima vittoria contro quella che è da molti individuata come la potenziale Juventus della B proietta il Pescara verso traguardi che a luglio, quando la truppa ha iniziato a lavorare per la nuova stagione, erano del tutto impronosticabili.

«Pillon sta dimostrando di essere bravo dal primo giorno che è qui, non era facile alzare il morale dei ragazzi dopo Padova e lui ha fatto un capolavoro», le parole del presidente Daniele Sebastiani che ha avuto il merito di scegliere il tecnico di Preganziol l’anno scorso, ottimamente consigliato da Giorgio Repetto, per il post Epifani e di confermarlo per la stagione 2018-19, accantonando altre ipotesi che pure erano circolate. Sette partite sono poche per lanciarsi in proclami e Pillon lo sa bene. A fine partita ha fatto da pompiere, spegnendo i facili entusiasmi pur non nascondendo la soddisfazione per quanto fatto finora: «Sono un uomo di calcio, dobbiamo tenere i piedi ben saldi per terra, volare bassi e continuare a ragionare come se fossimo a metà classifica. Sono contento, il primo posto è un premio per i ragazzi ma dobbiamo continuare a lavorare duramente». Perché nella ricetta di mister Pillon l’ingrediente fondamentale è uno solo: l’umiltà

 

(Luciano Rapa, Direttore editoriale di PescaraSport24, per Il Messaggero)

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