Editoriale

Dall’orchestra di Zeman alla Babele di Stroppa

10.08.2012 14:52

bandiera


“C’erano una volta un serbo, uno slovacco, uno svedese, un islandese ed un italiano”: sembra l’inizio di una barzelletta, in realtà è la composizione del nuovo Pescara targato Stroppa che si riaffaccia di nuovo in Serie A dopo 20 anni di assenza nei quali si sono conosciuti l’Inferno della Lega Pro ed un fallimento.

Non c’è più Zeman, il Maestro d’orchestra boemo, che per un’intera stagione ha incantato i teatri italiani proponendo una sinfonia ammaliatrice e perfettamente eseguita da un manipolo di giovani artisti di talento. Non ci sono più i ‘Tre Tenori’, Immobile-Insigne-Sansovini, con i loro assoli ed i loro virtuosismi, non c’è più il primo violino Verratti, emigrato all’ Opéra de Paris dietro ingente compenso. Non si può vivere di ricordi e non è giusto farlo, anche se quelli belli vanno gelosamente custoditi nella memoria e devo essere degnamente celebrati per diventare imperituri. 

Il futuro non aspetta e si costruisce passando per un presente che ne diventa, ovviamente, il passaggio tanto ineluttabile quanto propedeutico. Il presente del Pescara, costruito da Sebastiani e Delli Carri, ha il volto fresco e la fame di arrivare di Giovanni Stroppa che magari un Maestro non lo è ancora ma che sta studiando per diventarlo. La politica societaria, piaccia o meno, la si condivida o meno, è stata chiara e coerente: nessun passo più lungo della gamba, come si suole dire, ma investimenti in prospettiva che possano dare frutti anche nell’immediato in un giusto mix tra calciatori esperti (Blasi, Terlizzi, Colucci), scommesse (Celik, Quintero & Company) e giovani promesse (Perin). Dalla Serbia, via Russia, arriva Cosic; dalla Svezia Celik; dall’Islanda, via Belgio, Bjarnason; dalla Colombia Quintero; dalla Slovacchia, passando per Spagna ed Inghilterra, Weiss; dal Brasile, rispettivamente via Taranto e via Brescia, Chiaretti e Jonathas; dall’Uruguay, via Empoli, Brugman: i nuovi si uniscono al danese Nielsen e si attende un altro arrivo alloctono, forse dal Belgio (Vossen del Genk) a trasformare Pescara in una vera Torre di Babele. Gli arrivi scaglionati delle truppe, i differenti gradi di preparazione dei calciatori, le difficoltà date da lingua ed ambientamento degli stranieri  ed i nuovi dettami tattici necessitano di tempo. Dimentichiamo il calcio champagne, ci sarà da lottare e da soffrire, come è facilmente preventivabile. Probabilmente la reale fisionomia del Delfino-Camaleonte di Stroppa non sarà visibile prima della terza gara del torneo ma la dirigenza ha meritato in passato di meritare fiducia. Evitiamo giudizi preventivi e preconcetti, diamo tempo a chi di dovere di lavorare in serenità: forza Pescara, la Serie A non deve essere solo di passaggio. 

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