Come ripartire dopo Bari?
Serve uno scatto per risalire la china
Al Pescara non resta che ripartire da quello che di buono si è visto al San Nicola. Per 60 minuti più recuperi ha giocato con un uomo in meno fornendo una prova gagliarda ma non premiata da un successo che sarebbe stato di importanza capitale. Il Pescara era partito benissimo, sfruttando le enormi difficoltà tecniche, tattiche e ambientali del Bari e colpendo subito con il solito Di Nardo, poi - “tradito” dal suo top player – è stato costretto ad una partita di lotta e contenimento. L'espulsione di Giacomo Olzer per un fallo tanto ingenuo quanto inutile lungo la fascia all’altezza del centrocampo, in una zona dove non potevano nascere pericoli, ha cambiato il volto del match, dando la stura al forcing biancorosso, connotato più dalla forza dei nervi e della disperazione che non dalla lucidità della ragione. Il Pescara ha dimostrato capacità di saper soffrire, buon impatto fisico e unione, aveva avuto con Tonin la palla buona per il raddoppio prima che Desplanches salisse in cattedra per diventare Superman. Era una partita che si poteva vincere ma anche perdere per come si è sviluppata, il pari ha una lettura ambivalente e non cambia la storia. Adesso nella speranza che Gorgone abbia trovato la quadra, aspettando il mercato di gennaio e provando a fare più punti possibili a fine 2025, il segnale positivo è che il Delfino ha superato la tempesta pugliese, senza annegare o arenarsi. Non basta, ma è comunque il punto di una nuova partenza.

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