Prima squadra

Nessuno scontro diretto vinto e numeri ba brividi, ma si deve ancora sperare e lottare

Graduatoria corta e mercato alle porte: nulla è ancora scolpito su pietra

29.12.2025 08:01

Fine anno amaro per il Pescara. Anzi, amarissimo. La bruciante sconfitta del Picco, maturata in pieno recupero a castigare i biancazzurri oltre i propri demeriti, lascia infatti il Delfino ancorato sul fondo della classifica e con mille rimpianti, ma anche con la definitiva consapevolezza che raggiungere la salvezza sarà un'impresa. Quando manca soltanto una partita al giro di boa del torneo, quella di Castellammare di Stabia alla ripresa delle ostilità sabato 10 gennaio, il Pescara deve registrare solo 2 vittorie in 18 gare, metà delle sfide perse, la peggiore difesa della categoria a una media di quasi 2 reti incassate a match (sono 35 in totale i palloni raccolti in fondo al proprio sacco da Desplanches, paradossalmente comunque uno dei migliori biancazzurri in ogni partita) e la sconfitta in quasi tutti gli scontri diretti. Il Delfino è infatti andato ko contro Mantova, Sampdoria e Spezia, mentre ha pareggiato con Entella e Sudtirol e se proprio si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno c'è da considerare che nella seconda parte di stagione si dovrà fare visita solo agli altoatesini, mentre con le altre squadre citate ci sarà il fattore Adriatico da sfruttare per provare non solo a vincere le partite ma anche a ribaltare la differenza reti, aspetto che potrebbe essere dirimente nella classifica avulsa in un eventuale arrivo a braccetto. In casa il Pescara ha conquistato ben 10 dei 13 punti finora totalizzati, ma è chiaro che, in una graduatoria comunque ancora molto corta, per sperare di scalare posizioni bisognerà cambiare marcia in trasferta, uscendo imbattuti da campi sulla carta proibitivi, e aumentare parecchio il fatturato casalingo, che ad oggi parla di 2 vittorie e 4 pareggi in 10 uscite. E c'è anche da considerare che nel girone di ritorno, che si concluderà poco prima di metà maggio proprio in casa e contro lo Spezia in virtù del calendario asimmetrico, la truppa giocherà 10 volte lontano dall'Abruzzo e solo 9 nell'impianto di via Pepe. Tra le altre considerazioni da fare, La Spezia è stata una tappa nel cammino del Pescara che ha anche confermato un rapporto non idilliaco con la Dea Bendata, per alcuni episodi di gioco che hanno punito i biancazzurri, e soprattutto con il Var, che già in passato aveva prestato il fianco a numerose polemiche per decisioni che non avevano premiato il Delfino. Non è però tempo di giustificazioni e alibi. Al Picco la banda Gorgone ha protestato fortemente per 3 presunti calci di rigore non concessi (falli su Caligara e su Cangiano, mani di Comotto), nemmeno oggetto di un check, ma ha comunque offerto la peggior prestazione della nuova gestione tecnica. Nulla a che vedere, in ogni caso, con molte prove registrate in epoca Vivarini, ben più negative nel contenuto tecnico-tattico per non parlare di quello agonistico, ma, arrivando di slancio dopo il successo con la Reggiana e contro una squadra in crisi che davanti al pubblico amico si giocava probabilmente tutto, era lecito attendersi qualcosa di meglio nell'interpretazione e nello svolgimento della partita. Aggressività, coraggio e intensità si sono visti solo a sprazzi mentre devono essere le prerogative di base e sempre presenti di una squadra che deve lottare su ogni pallone. Nel fine settimana si aprirà la sessione invernale di mercato, che non si dovrà assolutamente sbagliare. Bisogna intervenire presto e bene, rinforzando adeguatamente una rosa che ad oggi non sembra competitiva per centrare l'obiettivo salvezza diretta e, probabilmente, anche per mettersi alle spalle altre tre squadre e guadagnarsi così la prova senza appello chiamata playout. 

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