
Cuore e coraggio sono le basi, ma non possono bastare
L'analisi
Cuore e coraggio, ma poco altro di più. Il Pescara specialista in rimonte si è preso contro la Carrarese un punto che fa più morale che non classifica e guarda avanti, consapevole che la politica dei piccoli passi può pagare fino a un certo punto ma che voglia di arrendersi e di non mollare mai sono prerogative imprescindibili per una squadra che ha come obiettivo la salvezza e come destino quello di soffrire fino all'ultima giornata. 6 punti in 8 turni rappresentano uno score magro, anche se c'è chi ha fatto ben peggio (pensate allo Spezia finalista playoff dello scorso anno e squadra costruita per riprovare la scalata, ultima a quota 3), soprattutto se si pensa che hai giocato 5 gare in casa e che fuori sei sempre stato battuto, anche da chi è dietro in classifica (Mantova e Sampdoria). Del Delfino preoccupano la fragilità mentale, lo stop nel percorso di crescita sul piano tattico, i tanti, anzi troppi errori individuali e collettivi che costano reti facilmente incassate (16 in 8 uscite, alla media di 2 a match) e l'incapacità di imporre il proprio gioco se non nei finali di partita sulla forza della disperazione, quando la testa è ormai libera da pressioni e non si ha nulla da perdere. In questo campionato si è riusciti a raddrizzare la rotta già in 3 circostanze, con Venezia, Sudtirol e, appunto, Carrarese in extremis e anche nella sonante vittoria contro l'Empoli, che aveva un po' illuso tutti ma che con il senno di poi viene letta in modo diverso, anche perchè i toscani sono stati i primi in B a cambiare allenatore (anticipando la Samp, che dopo il ko nel derby ligure ha allontanato mister Donati), le reti sono arrivate tutte a partire dal minuto 68. Il segnale è chiaro: la banda Vivarini ha la tendenza ad approcciare non bene le partite in casa, mentre in trasferta ha mostrato un piglio iniziale ben diverso, riuscendo addirittura a passare in vantaggio in 2 circostanze (al Braglia di Modena e al Marassi di Genova) e raddrizzando la gara di Mantova fino alla beffa finale nell'altra gara stagionale disputata lontano dall'Adriatico. Sembra un paradosso, ma in fondo non lo è: una squadra giovane e con molti debuttanti in B paga inconsciamente dazio anche alle pressioni di un ambiente che poi rappresenta la spinta determinante quando si deve gettare il cuore oltre l'ostacolo. Ci sono poi tutti i limiti tecnici e fisici di una squadra allestita tardi e male sul mercato, con tante lacune e molti doppioni, e con troppi giocatori non pronti fisicamente (Tsadjout, Gravillon, Caligara, Okwonkwo). Se a questa base di partenza si aggiunge l'emergenza in atto, con 4 titolari certi fuori dai giochi (Brosco, Olzer, Pellacani e Tsadjout) e il tuo uomo di maggior talento perso dopo appena 15 minuti (Merola), dovendo proporre una difesa di nuovo conio, e dunque non rodata, e dovendo gestire il minutaggio dei troppi giocatori ancora con scarsa autonomia, ecco che le attenuanti per mister Vincenzo Vivarini si moltiplicano. Con la Carrarese, insomma, non si poteva fare molto di più e il punto strappato al fotofinish, avendo persino la doppia chance nel recupero di prendersi l'intera posta in palio completando una remuntada da urlo, vale oro. Di certo alcune scelte non hanno convinto (“Provvidenza” Meazzi, lo spaccapartite di B, può essere sperimentato dal 1', specie in questa situazione, Oliveri a sinistra appare limitato in fase d'attacco e fragile in quella difensiva, Squizzato perno in mediana non rende) e già nelle prossime gare ravvicinate (3 in 8 giorni) ci saranno grosse novità nella formazione.
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