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Quando sbarcò a Pescara un certo Leo Junior....

L'amarcord di oggi è tratto da Footballstory.mondocalcionews.it

28.03.2021 00:01

Ho visto un alieno a Pescara. Era il titolo di un nostro pezzo sul mitico Leo Junior (LEGGI QUI), il più grande di sempre in maglia Pescara. Per i più giovani, che non hanno avuto modo di vederlo in campo in biancazzurro, riproponiamo un amarcord sul mitico Leo firmato da Footballstory.mondocalcionews.it. Buona lettura!

I due anni d’amore tra il grande Junior e il Pescara di Giovanni Galeone

Nell’estate del 1987, in seguito ai contrasti col tecnico Radice, il brasiliano Junior lascia il Torino e approda al Pescara. Sarà uno dei più grandi artefici della mitica salvezza di quella stagione. Il secondo anno sarà meno fortunato ma il centrocampista è rimasto per sempre nel cuore dei tifosi del Delfino.

IL CLAMOROSO PASSAGGIO DI JUNIOR  DAL TORINO AL PESCARA

Leovegildo Lins da Gama Júnior, per tutti semplicemente Junior. Un calciatore che vanta ben 69 presenze in uno dei Brasile più forti di sempre. In una Selecao farcita di campioni clamorosi come Zico, Falcao, Socrates e compagnia varia, lui era un indiscusso titolare. Questo, per far comprendere nuovamente quanto fosse appetibile il calcio italiano in quegli anni. Una stella di una delle nazionali più stellari al mondo che finisce a lottare per non retrocedere e lo fa con fierezza e dedizione. Tuttavia, il grande Junior arriva in Italia già nell’estate del 1984, quando il Torino lo preleva dal Flamengo.

Un particolare riportato anche dal famoso film L’Allenatore nel Pallone, quando Lino Banfi è convinto di aver “opzioneto” il brasiliano, scoprendo poi dalla moglie che invece ha firmato con i piemontesi! Proprio al Mengao, Junior era costretto da tempo a giocare come terzino per via dei tanti campioni presenti in rosa. Così, durante la trattativa con i granata, il brasiliano chiede espressamente di essere impiegato in mediana come condizione principale per il buon esito dell’affare. Prelevato per 2 milioni di dollari e prossimo ai 30 anni, impiega alcune settimane per ambientarsi, poi prende per mano il centrocampo della squadra di Gigi Radice.

Il suo periodo al Torino è contornato anche da due brutti episodi di razzismo. A Milano viene ricoperto di sputi durante l’uscita dallo stadio assieme alla mamma. Nel derby con la Juve, invece, vede i tifosi bianconeri esporgli degli striscioni razzisti. Tuttavia, sul piano dei risultati, il centrocampista ottiene grandi soddisfazioni. Il suo Toro lotta fino alla fine con il sorprendente Verona e chiude al secondo posto il campionato 84-85. Junior, per giunta, è eletto giocatore dell’anno e segna ben 10 gol. Le due stagioni seguenti sono meno positive per il club, con un 5° e un 11° posto. Inoltre, il rapporto tra Junior e Radice si guasta e sarà alla base del suo passaggio al Pescara.

UNA NUOVA SFIDA

Nell’estate del 1987, Leo Junior non è assolutamente convinto di restare a Torino. Al di là del clima gelido e della nebbia, che a suo dire lo immalinconiscono, il brasiliano ha grossi problemi con Radice. Un rapporto che, nel tempo, si è logorato, giungendo al culmine dopo una partita contro il Verona. Il tecnico, notando il disappunto di Junior durante la sostituzione, dichiarò che per il calciatore occorreva un assistente sociale. Un’affermazione che offese il brasiliano, che gli rispose di andare in cura da uno psichiatra. Da lì in poi, tra i due, è sceso il gelo.

Così, quando il dirigente del Pescara Vincenzo Marinelli chiama l’AD del Torino, Luciano Nizzola, Junior inizia a pensarci sul serio. Sembra una trattativa impossibile e invece il centrocampista mostra subito di avere voglia di rimettersi in gioco e ripartire da zero. Si informa sulla città, sulla squadra e anche sul tecnico Giovanni Galeone, chiamando direttamente l’amico Zico. L’ex fuoriclasse dell’Udinese, infatti, aveva avuto il Profeta come vice allenatore in Friuli. Gliene parla in termini lusinghieri, descrivendoglielo come una persona eccezionale. E poi c’è il mare, un particolare assolutamente da non trascurare per un brasiliano.

All’annuncio, la città abruzzese impazzisce. E’ un acquisto clamoroso per una neopromossa che porta un entusiasmo dilagante nella piazza. Junior si presenta con la massima professionalità, portando tutta la sua esperienza e il suo carisma. E’ talmente stimato dai compagni, che dopo pochi giorni di ritiro il capitano Gianpiero Gasperini gli cede la sua fascia.  Lo stesso Galeone, alla sua prima vera esperienza in A da tecnico, lo porta a cena e gli chiede il suo aiuto per gestire la situazione. Responsabilità che lo caricano ulteriormente, gettando le basi per quello che sarà un meraviglioso binomio.

LA MITICA SALVEZZA DEL PRIMO ANNO

Il Pescara che si appresta ad affrontare la Serie A è una squadra di buona qualità ma piuttosto inesperta. E’ arrivata nella massima serie a sorpresa, visto che in B era partita con tutt’altri propositi. E lo ha fatto giocando un calcio champagne, secondo il canonico 4-3-3 del Profeta Galeone. Tra i pali si alternano l’esperto Zinetti e il giovane Giuseppe Gatta. Davanti a loro dei difensori promettenti come Cristiano Bergodi, Giacomo Dicara e Andrea Camplone. A centrocampo, oltre a Junior, spicca il fantasioso bosniaco Sliskovic e il già citato Gasperini. Sull’esterno l’estro del dribblomane Rocco Pagano.

La stagione parte alla grande, col Delfino che espugna San Siro, battendo l’Inter 2-0.  Nella seconda partita, Junior sigla il suo primo gol col Pescara, nella vittoria per 2-1 sul Pisa, ripetendosi la settimana dopo nella sconfitta con la Juve. La squadra abruzzese affronta il campionato secondo la propria mentalità. Gioca a viso aperto e questo le permette di strappare applausi in diverse partita ma anche di subire clamorose sconfitte come quelle contro Fiorentina, Roma e Napoli. Nel girone di ritorno, il Pescara ottiene una storica vittoria contro la Juventus, ancora con un gol del suo capitano brasiliano.

Contro il Milan a San Siro, invece, arriva una sconfitta ma al termine del match Silvio Berlusconi scende negli spogliatoi per congratularsi con Junior. Afferma di averlo sempre stimato e di avere il cruccio di non essere riuscito a portarlo in rossonero e, in più, gli regala un orologio. Il campionato del Pescara è il migliore di sempre in Serie A. La piazza ha un’entusiasmo incredibile e trascina Junior e compagni ad una grande salvezza, con ben 4 giornate di anticipo. Sarà l’unica nella storia del Delfino. Junior, intanto, è sempre più una divinità in città, tanto da condurre perfino un programma in TV su calcio e ballo latino-americano.

L’ADDIO DI JUNIOR AL PESCARA

Il secondo campionato, invece, è da subito più complicato. Leo Junior si accorge già dal ritiro che qualcosa è cambiato. C’è rilassamento da parte di tutta la piazza, specialmente nella dirigenza. Durante il precampionato, ai calciatori non viene vietato nulla e in albergo, ad esempio, mangiano e bevono ciò che vogliono. Galeone prova a fare da pompiere, spegnendo le varie situazioni di pericolo che si creano ma presto perde di  mano la situazione. Dal mercato, perso Slivkovic, arrivano altri due brasiliani come Edmar e Tita, rinforzi di spessore per cercare una seconda storica salvezza. Le prime partite della stagione sono sulla falsariga della precedente.

Il Pescara prende alcune grosse imbarcate ma tutto sommato regge e chiude il girone di andata a 14 punti, in linea con la corsa salvezza nell’epoca dei 2 punti. Nel ritorno, invece, gli abruzzesi crollano letteralmente nonostante la vittoria per 3-1 contro la Roma. Totalizzano solo 9 punti, finendo tra le 4 squadre retrocesse, tra cui spicca anche il Torino. Nel complicato cammino del Pescara si salvano in pochi, soprattutto i tre brasiliani, con Junior che viene eletto secondo miglior straniero del campionato. Tuttavia, nell’animo del mediano verdeoro, qualcosa si spegne. Dopo essersi goduto il bello del calcio italiano, lottando per posizioni discrete, si ritrova a fare i conti con l’altra faccia della medaglia.

Le polemiche, le contestazioni, le pressioni, i torti arbitrali. E’ stanco e la pietra tombale sulla sua avventura italiana cade in una partita a Cesena. Pur essendo una delle prime giornate di quel campionato, Junior non dimenticherà mai l’episodio. Viene espulso per una presunta gomitata che in realtà non ha mai dato e che il guardalinee ha segnalato all’arbitro. Nei giorni seguenti, vengono mostrate in TV le prove della sua innocenza. Nonostante ciò, il centrocampista della Selecao si becca ben 2 giornate di squalifica. Un’umiliazione su cui non riuscirà a passare sopra, essendo stato lui sempre un calciatore correttissimo. Così, a fine stagione, il brasiliano decide di tornare in Brasile, al suo amato Flamengo.

UN AMORE RIMASTO INDELEBILE

Anche dopo l’addio, però, Junior non ha mai dimenticato Pescara. E’ stato il più grande calciatore a vestire la maglia del Delfino e ha ricevuto un amore incondizionato dietro. Un qualcosa che il brasiliano non ha mai dimenticato, tanto da aver comprato (e mantenuto) una casa in città per ben 13 anni. Ha spesso dichiarato di essersi innamorato del calore degli abruzzesi e di reputare Pescara la sua seconda città. Fino a prima della crisi mondiale per il Covid, Junior ha spesso fatto ritorno in riva all’Adriatico, almeno una volta l’anno. Sempre a Pescara, inoltre, ha disputato il suo match di addio al calcio.  Avrebbe potuto scegliere il Maracanà, il mitico stadio brasiliano che lo ha ospitato per anni, e invece ha scelto l’Adriatico.

Fu una giornata indimenticabile, con un nostalgico incontro tra il Brasile e l’Italia del Mondiale ’82.  Ecco alcune parole che, di recente, Junior ha speso sulla sua avventura al Delfino: “l’affetto dei tifosi mi travolse dal primo momento , quando atterrai in aereo all’aeroporto e trovai tanta gente ad attendermi. Il rapporto con la città è stato sempre speciale, qui ho vissuto due anni eccezionali della mia vita calcistica e privata, in questo posto sono nate grandi amicizie , io e mia moglie Eloisa abbiamo concepito qui nostra seconda figlia. Pescara è la mia seconda casa, il posto mi piace, adoro la tranquillità e la gente che ci vive. Qui sono trattato allo stesso modo di come vengo considerato a Rio de Janeiro. Mi vogliono bene e io ne voglio ai pescaresi».

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