Prima squadra

E' ancora il Pescara visto con Colombo....

.. E non già quello di Zeman

16.03.2023 00:03

La prima sconfitta dello Zeman ter conferma il tabù Messina per il Pescara, mai capace nella sua storia di vincere in terra siciliana. E a rendere ancor più amaro l'ultimo infrasettimanale della regular season 2022-23 è stata la prestazione offerta dai biancazzurri, assolutamente impalpabile. Molle. Piatta. Priva di idee, senza nè capo nè coda. E potremmo continuare… 

Oggi è ancora il Pescara visto con Colombo (Nota bene: non il Pescara di Colombo, ma quello visto con Colombo nell'ultimo periodo di sua gestione), non è già quello di Zeman. E non potrebbe essere altrimenti, almeno sul piano tecnico-tattico e di concetto, essendoci stato pochissimo tempo per lavorare con un turno infrasettimanale e con 2 trasferte logisticamente complicate (con rientro in sede in mezzo e non spostamento diretto). Ciò che però stupisce è il fatto che a livello emotivo e mentale il cambio di guida tecnica non abbia prodotto alcuna scossa. In genere si hanno benefici, soprattutto se a subentrare è uno come Zeman, che per bagaglio di conoscenze tecnico, blasone e clamore mediatico che si porta dietro spinge tutti a dare qualcosa di più, anche perchè con lui i riflettori sono puntati sulla squadra da tutta Italia…. E invece la scossa non c'è stata, il Pescara di oggi è molto simile a quello del recente e burrascoso passato che ha portato in 18 partite - con soli 17 punti fatti - a rimettere in disussione in terzo posto che era più che scontato appena 2 mesi fa. Ed è inspiegabile. La prestazione di Messina per molti versi somiglia a quella di Cerignola, l'ultima della gestione Colombo. In cosa? Per il carattere e l'atteggiamento in campo, per l'incapacità di creare occasioni. E per altri aspetti negativi. Per la prima volta nella gestione Zeman, Facundo Lescano – che nelle precedenti 2 gare col boemo aveva siglato 3 gol – è rimasto a secco ed il Delfino è andato ko. Non si tratta solo di un caso perchè senza palloni giocabili anche il goleador più spietato non può incidere. Di zemaniano, oggi, c'è ben poco e  di quel poco paradossalmente c'è più in fase difensiva (la retroguardia molto alta) che non in fase d'attacco e di costruzione della manovra, dove si è assistito più ad un palleggio sterile e anche male realizzato che non alle verticalizzazioni e al gioco sugli esterni proprio del calcio di ZZ. “I meccanismi ed i movimenti del gioco del mister Zeman non si imparano in pochi giorni, serve tempo e noi ci impegneremo al massimo per accorciare i tempi”, sono state le parole a caldo di Merola, che ZZ lo conosce benissimo. Vero, anzi verissimo. Ma non si può aspettare troppo, dietro spingono e il gradino più basso del podio del girone C è tornato davvero in discussione. 

E stavolta ci perdonerà il tecnico se non abbiamo aprrezzato le parole post partita, oltre alle sostituzioni tardive. Mister Zdenek Zeman era assai deluso a fine partita, ma oltre a sottolineare 90 minuti di brutto calcio da parte dei suoi trova anche qualche attenuante. “E' stato brutto Pescara, non ci è riuscito niente”, le sue parole. “Siamo una squadra che si basa sul gioco, ma oggi (ieri per chi legge, ndr) avevamo come primo avversario il vento, come secondo il campo e come terzo il Messina”. In effetti le condizioni del campo ed un forte vento proveniente da nord-ovest hanno condizionato la partita, ma sono componenti che valgono per entrambe le squadre.  E non possono costituire un alibi. Se si fosse vinto si sarebbe detta la stessa cosa?  Oltretutto la questione campo è un ritornello già sentito in altre prestazioni molli in epoca Colombo. Si può accettare questa motivazione (non vogliamo dire giustificazione) al termine di una gara tutta cuore, grinta e tentativi di giocare (davvero) a calcio. Non dopo una prestazione brutta calcisticamente e forse anche peggiore per atteggiamento, carattere e tentativo di mettere sul terreno di gioco la qualità tecnica. “Era più difficile per noi giocare che non per loro, che puntavano sulla palla lunga”, ha detto il demiurgo di Praga. Vero, questo. “Non si rinvia una partita per il vento, bisognava adattarsi alle condizioni e non lo abbiamo fatto. Non abbiamo giocato perchè non ci siamo trovati sul campo, non sono contento perchè non abbiamo fatto una bella prestazione e i ragazzi potevano fare di più. Speravo che potessimo riuscire a fare meglio, invece non siamo riusciti a fare nulla”. Stavolta siamo più in linea con le parole del trainer peloritano Raciti, uno che dopo aver salvato il Messina era stato fatto fuori per fare spazio a Gaetano Aueri, reduce da un ancora freschissimo esonero proprio a Pescara. “Sapevamo di giocare contro una squadra importante che ti manda in difficoltà col palleggio, dovevamo evitare di far arrivare i rifornimenti sugli esterni e tra le linee. Il vento? Spira un tempo a favore e un tempo contro e noi siamo andati in gol nella ripresa col vento sfavorevole. Potevamo anche chiudere la partita con un paio di occasioni sciupate da Kragl, vanno dati i meriti al Messina che ha portato a casa il risultato pieno contro una grande squadra. Ho messo Balde in fase di non possesso su Palmiero, mentre in fase di gioco attivo doveva agire dietro le spalle del playmaker pescarese", le sue parole. "Il campo? Non credo abbia influito sulla partita, la pioggia lo ha anche reso un po' più morbido e vi assicuro è che molto meglio rispetto a qualche partita fa”. 

E siamo anche abbastanza in linea con le parole a caldo di Facundo Lescano. “Siamo molto dispiaciuti ed amareggiati soprattutto per i tifosi che ci sono venuti a sostenere tanto lontano e in un turno infrasettimanale (erano 58, ndr)”, le parole dell'argentino, “dovevamo fare di più dal punto di vista caratteriale innanzitutto. C'è stata un po' di confusione, dove non si può arrivare con la tecnica bisogna arrivare tirando fuori gli attributi e metterli in campo, soprattutto nei momenti di difficoltà. Il Messina arrivava prima sulle seconde palle, capiva prima di noi lo sviluppo dell'azione e a centrocampo i loro uomini erano dappertutto. Noi non siamo riusciti ad innescare gli esterni e a creare qualcosa di buono davanti”. 

Non c'è stata gioia, quindi, per il ritorno di Zeman sullo Stretto, dove aveva allenato – facendo benissimo – nel 1988-89, lanciando nel grande calcio Totò Schillaci che, laureatosi capocannoniere di B con 23 gol, passò alla Juventus l'estate successiva per poi diventare l'eroe azzurro a Italia ‘90.  Ma la debacle sullo Stretto è già acqua passata, adesso ci sono pochissimi giorni per preparare la sfida alla Turris. E non la si dovrà sbagliare, anche se una squadra zemaniana non si crea dall’oggi al domani. Ma mentre si lavora per diventrarlo, bisogna fare assolutamente punti perchè, anche se ZZ non reputa dirimente ai playoff presnetarsi dopo essere arrivati terzi nel girone, in realtà arrivare sul gradino del podio può fare molta differenza, anche per avere qualche giorno senza partite in mezzo per poter lavorare ancora e meglio di tattica e di concetto….

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