Prima squadra

Carnevale: "Contento per il Pescara, spero torni in A. I miei ricordi biancazzurri..."

L'intervista

11.07.2025 08:51

“Complimenti al Pescara per il ritorno in serie B, adesso spero possa andare in A”. Parole e musica di Andrea Carnevale, il più forte centravanti negli 89 anni di storia del Delfino. Presente in Abruzzo in occasione del Premio Rocky Marciano, dove è stato insignito di un riconoscimento alla carriera, l'ex bomber di Nazionale, Roma e Napoli di epoca Maradona ha aperto lo scrigno dei suoi ricordi biancazzurri. “Ho giocato nel Pescara due anni, il primo è stato meraviglioso ma anche il secondo è andato bene, ma poteva essere sicuramente migliore”, ha detto con un filo di rammarico. Nel 1993-94 il suo primo sbarco in riva all'Adriatico, per provare a salvare in cadetteria un Delfino appena retrocesso dalla massima serie e partito con l'handicap di una penalizzazione iniziale a mettere in salita un campionato già estremamente difficile di suo. La stagione era stata connotata da tre cambi in panchina (si iniziò con i tandem Corelli-Zucchini, l'interregno di Franco Scoglio durò appena 3 gare e poi arrivò Giorgio Rumignani per provare a realizzare la mission impossible) e dall'arrivo nel mercato di riparazione del bomber dall'Udinese, in uno scambio con Stefano Borgonovo. “Quando mi chiamò l'allora direttore sportivo Pierpaolo Marino per dirmi di venire a Pescara rimasi molto colpito. «Ho bisogno di te, siamo ultimi», mi disse senza fronzoli ad ottobre e questa frase mi diede grande motivazione e una super eccitazione. Decisi di accettare e venni a Pescara con l'obiettivo di salvare la squadra con tutto il cuore”. Il resto è storia: Carnevale mise a segno 14 gol in 24 partite e con la vittoria di Cosenza per 2-0, firmata da lui e da Giuseppe Compagno, il Delfino si assicurò l'insperata permanenza in cadetteria all'ultima giornata. “Fu una soddisfazione enorme”. Carnevale tornò poi in biancazzurro nel 1995. L'obiettivo in quella stagione era l'approdo in serie A, lui mise a referto 10 reti in 28 gare ma qualcosa non andò per il verso giusto. “Ormai è acqua passata, ci fu qualche incomprensione con l'allenatore che era Franco Oddo. Ho avuto con lui dei problemi, inutile nasconderlo, sono sempre stato un ragazzo chiaro e sincero. Poi anni dopo abbiamo chiarito tutto ed ho avuto suo figlio Massimo come allenatore all'Udinese (Carnevale lavora ancora nello scouting dei friulani in posizione apicale, ndr). Tutto è risolto ora, siamo tutti e due quasi dei vecchietti adesso e ci vogliamo bene”, chiude il discorso con il sorriso prima di augurare al Delfino di raggiungere quel traguardo che con lui in campo era sfuggito. “Ho conosciuto qualche anno fa il presidente Daniele Sebastiani grazie al mio amico Marco Arcese, con il quale ho giocato alla Roma, e ho gioito anche io da lontano per la vittoria con la Ternana. Anche se solo ai rigori ha vinto la squadra migliore, quella che aveva meritato di più. Ora spero che possa fare davvero un buon campionato e puntare alla A”. Carnevale adesso è in libreria con l'autobiografia «Il destino di un bomber», dove il calcio, che pure lo ha salvato e gli ha regalato tanto, è solo un pretesto per raccontare una vicenda personale drammatica: la madre uccisa dal papà, poi suicidatosi anni dopo, a colpi d'ascia. “Sì”, conferma, “ho giocato con Zico e Maradona, due dei più grandi di sempre, e ho vinto molto, ma questo libro vuole essere un invito alle donne a denunciare questo cancro della società che purtroppo si vede tutti i giorni e che io ho vissuto. Adesso che sono un uomo maturo ho voluto raccontare tutto questo come un messaggio che spero venga ascoltato, nella speranza che non accadano più degli orrori simili”. 

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