Prima squadra

Crederci sempre, mollare mai

L'analisi

15.09.2025 08:05

Il Pescara che festeggia il primo punto della stagione del ritorno in serie B, ottenuto dopo una clamorosa remuntada ai danni di una delle favorite assolute al salto di categoria, è ben consapevole che questa sarà un'annata di lotta e sofferenza, ma iniziare il proprio percorso salvezza così, dopo due sconfitte consecutive, è il modo migliore per calarsi nella parte della matricola che dovrà conquistarsi la permanenza in cadetteria costruendo il suo capolavoro mattoncino dopo mattoncino. Il 2-2 strappato al fotofinish alla corazzata Venezia vale ben più del punto che fa smuovere la classifica al Delfino e che evita di replicare la peggior partenza in serie B della sua storia, quella targata 2006/07 quando arrivarono tre ko nelle prime tre uscite stagionali. Il pareggio, soprattutto per come e quando è arrivato, rappresenta quella fondamentale iniezione di fiducia e consapevolezza di cui aveva bisogno la banda Vivarini e che lo stesso tecnico di Ari aveva invocato alla vigilia. Sotto di 2 reti a 24' dalla fine, trascinati da un pubblico caldo come poche altre volte, i biancazzurri hanno reagito con generosità e cuore, magari più con la forza dei nervi e della disperazione che non con la lucidità della regione, e hanno dato il primo scossone al proprio torneo quando in realtà sembrava tutto facile per i lagunari di Stroppa, che erano in pieno controllo e che hanno sfiorato più volte il colpo del definitivo ko. Poi è arrivata la famosa “scintilla” che voleva Vivarini per dare stima al suo gruppo e spingerlo ad andare oltre i propri limiti. Che, comunque, restano tanti e pesanti. Dopo aver messo la squadra a specchio con il 3-5-1-1 ad inizio ripresa, al 26' per il tutto per tutto il tecnico ha inserito Merola e Di Nardo e proprio quest'ultimo ha cambiato le sorti dell'incontro, con l'assist per la rete di Olzer e poi, in pieno recupero, con il gol di testa a far esplodere l'Adriatico. Tutto bello, anzi bellissimo in una trama da film proprio al cospetto dell'attore protagonista dell'ultima, incredibile gioia vissuta nell'impianto di via Pepe, quell'Alessandro Plizzari passato alla storia nella notte thrilling, ma dal finale bellissimo, del 7 giugno. Del 2-2 contro il Venezia non restano solo il punto messo in cascina e la possibilità di lavorare con più serenità ed entusiasmo in vista di un ciclo terribile che già si staglia all'orizzonte (le sfide ad altri due top team, Empoli e Modena, e 5 scontri diretti di fila), ma anche alcune certezze sul piano tattico. Questo Pescara per come è stato allestito paga dazio in fisicità e qualità a quasi tutte le altre squadre cadette e dovrà trovare il modo, anche grazie alla crescita di condizione fisica degli ultimi arrivati, di sopperire alle lacune strutturali con determinati accorgimenti tattici. Ad esempio, almeno per il momento non si può prescindere da un centrocampo a 3 uomini, che garantisca alla squadra di non andare in costante inferiorità numerica in mezzo e che al contempo protegga di più una difesa per nulla imperforabile e consenta ad Olzer di giocare più vicino alla porta e senza troppi compiti in fase di non possesso. Gli arrivi di Capellini e Gravillon allungano le rotazioni difensive e consentiranno a Vivarini si scegliere, il problema adesso è trovare una quadra in mediana, dove ci sono pochi interpreti e con caratteristiche non perfette per il gioco che si vuole impostare, e gestire un reparto offensivo XL dove manca comunque un bomber di razza. Ma lavorare dopo aver conquistato il primo punto renderà le cose meno complicate anche a mister Vivarini. 


 


 

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