Prima squadra

La coperta corta

20.11.2016 15:35

La coperta corta, per sua stessa natura, copre un lato ma inevitabilmente espone l'altro. Non si può fare nulla, è così. Ci si può raggomitolare al massimo, ma si resterà rattrappiti a lungo andare. E' un po' quello che è successo allo Juventus Stadium al Pescara di Oddo. Il cambio di assetto, auspicato, invocato e forse per taluni versi improcrastinabile è arrivato. Ma non è cambiata la sostanza. Certo, al cospetto dei pentacampioni d'Italia non si poteva fare molto di più - nonostante schierassero per 7/11 cosiddette riserve (che nei top club poi tante riserve non sono) - ma dal match di Torino è opportuno trarre le dovute conclusioni dopo attenta riflessione. Non era Juve - Pescara la gara della svolta o quella dalla quale avere risposte nette ed inequivocabili. Ma è importante ragionarci su. Il Pescara ha retto bene il campo fino a quando è rimasto corto e compatto, occupando gli spazi nel tentativo di bloccare le fonti di gioco di una squadra che è uscita fuori alla distanza solo grazie ai colpi del singolo. Poi è calato alla distanza, patendo il gap tecnico e non riuscendo a restare in partita nemmeno sul piano fisico e su quello della cattiveria agonistica. Ha avuto la prima vera occasione del match, ma nel complesso ha costruito poco e male. Ed era inevitabile che andasse a finire così. La necessità di dare equilibrio e solidità porta seco l'oggettiva difficoltà - al netto degli interpreti scelti, non tutti all'altezza della situazione (e qui si torna al deficitario allestimento dell'organico....) - di fare gioco e costruire. Di certo, l'assetto scelto a Torino in talune partite può servire a limitare i danni ma in altre - contro squadre abbordabili - può dare buoni frutti, a patto che non manchino concretezza e "furore", ovvero le due qualità principali che fanno difetto al Delfino 2016-17. Se il Pescara bello e spensierato delle prime gare aveva bisogno di creare molte palle gol per concretizzarne qualcuna, con il 3-5-2 dovrà necessariamente alzare (e di molto) la sua percentuale realizzativa a fronte di una minore capacità di creare situazioni potenzialmente letali. Manca il cecchino da area di rigore ed è noto. Ma mancherebbe comunque, sia che si opti per un "ritorno al passato" sul piano tattico sia se l'esperimento dello Stadium dovesse avere seguito. Il modulo che garantisce più protezione, però, comporta scelte anche dolorose da fare data la composizione dell'organico a disposizione del tecnico pescarese. Ed è importante sottolinearlo. Con il 3-5-2, infatti, tra Memushaj, Aquilani, Cristante, Brugman, Benali, Caprari, Pepe, Bahebeck e Manaj (senza contare i vari Muric, Pettinari etc etc...) in molti (troppi?) resterebbero fuori, con tutto ciò che questo comporta anche a livello di gestione dello spogliatoio, mentre in altri ruoli sarebbero costretti a giocare sempre o quasi gli stessi elementi. E' tuttavia importante stabilire sin da ora quale sarà la strada da seguire. Perchè? E' presto detto. Bisogna impostare in maniera definitiva il mercato e si dovranno reperire i giocatori adatti. E' vero che a mister Oddo piacciono elementi intercambiabili, ovvero "multiuso e multifunzione", ma bisogna avere ben chiaro il percorso da intraprendere e quale tipologia di calciatori inseguire. Il fattore tempo è importante anche sotto questo punto di vista. La patata bollente è nelle mani del tecnico che dovrà lavorare sul campo e fuori per delineare la strategia giusta anche in sede di mercato. 4 punti sul campo in 13 partite, 5 ko di fila e una miriade di problemi: l'operazione salvezza non è compromessa e tutto può ancora accadere, ma urge la scossa. Non si può più aspettare oltre  

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