Prima squadra

Ronzani a PS24: "Amo Pescara. Vi racconto il mio Delfino..."

26.03.2017 00:48
93 presenze e quella inaspettata promozione in Serie A. Dal 1984 al 1987 Danilo Ronzani ha avuto l’opportunità di indossare la casacca biancazzurra e di togliersi tante soddisfazioni. Già al suo primo anno in Abruzzo, il difensore conseguì il record di presenze non saltando neanche un incontro. Ma è nella sua ultima stagione in riva all’Adriatico che si concretizza quello che gli addetti ai lavori considerano un miracolo: il Pescara, costruito per fare un buon campionato in Serie C, viene ripescato a vince il campionato cadetto, assicurandosi un clamoroso salto nella massima categoria. In esclusiva per Pescara Sport 24, abbiamo contattato Ronzani, attuale osservatore per il Frosinone Calcio, per ripercorre con lui le tappe principali dell’esperienza dannunziana. Bari e Sambenedettese prima della chiamata del Pescara: che emozione fu? Dopo il prestito nelle Marche, rientrai a Bari ed un gruppo di cinque persone fu cercato proprio dal Pescara. Accettai ben volentieri, anche perché a San Benedetto non ero stato benissimo. Conoscevo già la città, ci ero stato e ne ero rimasto piacevolmente sorpreso: per me questa esperienza fu motivo di riscatto dopo un paio di stagioni in sordina. Nella prima stagione, record di presenze con mister Catuzzi Beh fu un onore aver disputato tutte le partite: mi ricordo che eravamo in due-tre a giocarci il primato ed era diventata quasi una sfida. Sono orgoglioso di questo, perché vuol dire che ho lasciato qualcosa di buono in questa città. Campionato successivo invece da dimenticare: il Pescara chiude al 17esimo posto e retrocede in Serie C. Che cosa non andò, anche se poi vi ripescarono? Volevamo avere una stagione tranquilla, possibilmente stazionare a metà classifica. Purtroppo ci sono quelle annate dove va tutto storto e l’apice della disfatta fu retrocedere proprio all’ultima giornata, in casa contro la Triestina che invece si stava giocando la promozione in A. I tifosi apprezzarono la voglia, ma scendere in C fece male a tutti. Personalmente mi commossi quel giorno, perché a fine partita in molti mi chiesero di restare e di riportare questa squadra in B. Voleva dire che il mio lavoro era stato sempre visto in maniera positiva. Il ripescaggio e la successiva promozione in A con mister Galeone è cosa nota a tutti: quali furono i meriti della squadra e invece quelli dell’allenatore? Pazzesco. La rosa ideata per quell’anno non doveva nemmeno partecipare in B: se si rigiocasse il campionato 10 volte probabilmente otterremo 10 salvezze tranquille, ma la promozione in A fu qualcosa di unico. Tutto girava per il verso giusto e per me molto del merito va a Catuzzi, anche se non presente alla guida del delfino. Negli anni precedenti aveva imposto il suo gioco e le sue tattiche, come la difesa a zona, molte riprese proprio da Galeone a campionato in corso. Per il resto c’era Rebonato che trasformava in gol ogni pallone che capitasse, non avevamo un portiere di esperienza e decisero di provare il giovane Gatta tra i pali. Si era creata una sorta di magia in quel gruppo, che nessuno poteva rimuovere. Per quanto riguarda il mister Galeone, secondo me la sua forza fu quella di contribuire a creare questa atmosfera e di non dare troppe pressioni ai giocatori. Cosa ti ha lasciato di bello la città di Pescara? Io sono di Roma e dopo il ritiro da calciatore ho preso casa proprio qui, il che è tutto dire. Amo questo posto e questi tifosi, che mi hanno sempre circondato di affetto. Si sta molto bene. Ultima domanda invece tra presente e futuro: dovesse arrivare una chiamata dal Pescara per un posto da osservatore, accetteresti o in questo momento pensi solamente al progetto del Frosinone? A Frosinone mi trovo molto bene, è innegabile. Certo è che se la società del Pescara dovesse presentarsi con un programma ben curato e che mi permetterebbe di fare qualcosa di importante, se ne potrebbe parlare.  

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