Prima squadra

Rebonato: "Vi racconto il mio Pescara"

Tanti aneddoti inediti dell'avventura biancazzurra di Rebogol raccontati dal protagonista

07.05.2023 00:44

Ancora oggi, a Stefano Rebonato si illuminano gli occhi quando parla del Pescara. Il suo legame è forte, fortissimo, anche a distanza di 40 anni dal suo arrivo in biancazzurro. «C'era un'amichevole a Roseto degli Abruzzi», ricorda il suo primo giorno da giocatore del Delfino, estate 1983, «e mi incontrai lì con Tom Rosati, l'allenatore. Vidi la partita e tornai a Pescara con la squadra. Le prime persone che ho incontrato sono state Nella Grossi, presidentessa del club Donne Biancazzurre, e Bruna Romano, persone importanti che mi hanno aiutato ad inserirmi in città nel migliore dei modi. L'impatto fu splendido. Tom Rosati era una sorta di sergente di ferro all'apparenza, in realtà era di una bontà unica. Sembrava sempre voler spaccare il mondo, ma era una persona eccezionale davvero. Mi ha voluto molto bene, venne lui in prima persona a Verona, insieme ad esponenti della società, per convincermi a diventare un giocatore del Delfino. Mi ha insegnato tanto, è stato un tecnico importante per Pescara ma più in generale anche per il calcio italiano». La prima stagione col Delfino non fu indimenticabile (5 gol in 20 presenze) e per quello che poi divenne per tutti “Rebogol” si aprirono le porte di un prestito al Campobasso. «Andai un po' controvoglia, alla base c'era un'esigenza economica da parte della società. C'era la promessa di tornare e così andò in effetti, dopo una stagione complicata: ero sempre criticato. Prima di Cambobasso-Pescara chiesi a Marinelli di poter rientrare alla base a fine stagione, a tutti i costi. La fortuna fu che il presidente fu di parola». Il resto è storia. Un anno difficile con la retrocessione in C, il ripescaggio per i guai del Palermo e la strepitosa cavalcata in A con Galeone al timone nella stagione 1986-1987. Rebonato si impose come protagonista assoluto, diventando capocannoniere del campionato di Serie B con 21 gol, nessuno su rigore (massimo numero di reti segnate da un calciatore in B dai tempi di Paolo Rossi col Lanerossi Vicenza), e contribuendo in prima persona alla vittoria del campionato e alla conseguente terza promozione in Serie A del Pescara nella sua storia. «Quell'anno si incastrò tutto alla perfezione, dalla retrocessione dell'ultima giornata in casa contro la Triestina, in una partita strana, si creò un meccanismo particolare. Restammo 5 giocatori calcisticamente più anziani, Gasperini, Loseto, Ciarlantini, Bosco ed io, più ragazzi di talento come Pagano e Berlinghieri che erano stati ai margini l'anno prima e tanti giovani. C'erano un po' di problemi economici ad allestire la squadra, Galeone prese noi 5 al Motel Agip e ci disse: “Con voi 5 senatori ed i giocatori che ho in mente di inserire faremo un bel campionato. La squadra protrebbe essere competitiva per il mio modo di giocare”. La stampa, in realtà, non credeva che quella squadra potesse fare bene. Alla prima giornata ero squalificato con Bosco, alla seconda c'era la trasferta di Genova e la società prima del match mi prese da parte e mi disse che c'era ancora la possibilità di darmi in prestito alla Sambenedettese. Galeone si rifiutò. “Se Stefano va via”, disse, “prendo il treno e me ne vado a casa. Non vado nemmeno in panchina oggi”. La società insisteva perchè aveva bisogno di recuperare qualche soldo, poi Manni ed Alberti mi chiesero se ero davvero intenzionato a restare. Vedendo il mister così convinto dissi di sì. Iniziò tutto così, un'annata perfetta grazie ad un gruppo strepitoso che fece davvero la differenza. Con i compagni ci vedevamo anche fuori dal campo con le famiglie, ogni sera stavamo insieme e la domenica davvero giocavamo l'uno per l'altro. E il mister ci ha messo tanto del suo, dandoci serenità e tranquillità nei momenti più difficili. La piazza si è poi accesa. E poi è stato stupendo vedere riempirsi l'Adriatico, dalle 2.000 persone al tutto esaurito nel corso del campionato. A quale gol sono più legato? A parecchi. Ma quello di San Benedetto del Tronto, davanti ad una marea biancazzurra nel derby in trasferta, e quello al Bologna sono stati i più belli. Ancora oggi rivedo spesso tutti i gol di quell'anno, con i miei figli o con gli amici che sembrano non stancarsi mai di vivere quei momenti. Quella è stata e rimarrà un'annata eccezionale. Sarebbe stato bellissimo fare il gol decisivo contro il Parma, non stavo bene fisicamente ma ci pensò Bosco a regalarci la serie A. Ma sarei stato contento anche se avesse segnato Gatta al posto mio, l'importante era centrare l'obiettivo», aggiunge ridendo. Nel corso di quella magica stagione viene anche convocato da Dino Zoff nella Nazionale Olimpica, pur senza avere la soddisfazione di scendere in campo. «Fu una grande amarezza non esordire, nemmeno nella partita di Pescara davanti alla mia gente». Dopo la straordinaria stagione di Pescara, ecco il trasferimento alla Fiorentina. «In realtà inizialmente c'erano i presupposti per rimanere, ma la società per questioni economiche non poteva trattenermi. Iniziarono ad arrivare le sirene di Roma, Inter, Fiorentina, Sampdoria, Milan e Juve, più o meno concrete. Parlai con Trapattoni ma all'Inter c'erano Serena ed Altobelli davanti e avrei avuto poco spazio, avevo giocato con Vialli a Cremona e mi voleva alla Samp ma non se ne fece nulla perchè le società non si misero d'accordo. Stesso problema capitò con la Roma. L'unica squadra che poteva dare quanto richiesto dal Pescara era la Fiorentina, dove avevo giocato in prestito dal Verona per un Torneo di Viareggio qualche anno prima. Conoscevo l'ambiente, c'erano campioni come Baggio e Diaz ed accettai. Ma Eriksson fu onesto poi nel dirmi di non essere una sua richiesta ma una scelta della società. Ho avuto la fortuna di fare gol a Juve e Roma, ma speravo di poter fare un po' di più. E a fine stagione andai a Catanzaro. A ottobre ci fu la possibilità di tornare a Pescara, in prestito, ma alla fine i club non si misero d'accordo, purtroppo»

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