
Il personaggio: Gaston Brugman
Estratto dell'intervista esclusiva rilasciata a Il Centro
Niente Belgio e niente Spagna. E niente Messico. Dopo tre mesi di mercato, Gaston Brugman è rimasto a Pescara con un chiaro intento: recuperare il tempo perduto e spiccare il volo. Insieme al suo Pescara.
Il giocatore sudamericano, impostato da Zeman come "mezz'ala di regia", ha rilasciato a Il Centro una intervista esclusiva che riprendiamo nelle sue parti salienti. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni:
L'AVVIO DI STAGIONE - «Nelle gare di coppa e nella prima con il Foggia sembrava un Pescara già pronto, poi abbiamo avuto qualche difficoltà. Non è una stagione semplice perché la squadra è stata profondamente rinnovata. L’importante ora è fare punti per creare entusiasmo e tenere alto l’umore dei nuovi arrivati e di chi nella passata stagione ha disputato un torneo deludente»
IL MERCATO - «Sembrava che dovessi andare via, poi le trattative non sono andate in porto. Avere la chance di proseguire la carriera qui è un motivo di soddisfazione»
LA FASCIA DI CAPITANO - «in A ho avuto uno spazio ridotto, mentre adesso il tecnico mi ha dato fiducia affidandomi anche la fascia. È stata una bella emozione riceverla. Quando arrivai qui, nel 2012, ebbi subito un buon rapporto con il compianto Vincenzo Zucchini che parlava spesso del suo Pescara e dell’importanza della figura del capitano. Ci raccontava le sue esperienze e, quando mi è stata data la fascia, ho pensato a lui. Mi sto impegnando per dare una mano soprattutto ai più giovani. A me è successo quando ero ad Empoli con Lorenzo Stovini che teneva in grande considerazione i ragazzi delle giovanili».
IL RUOLO - «Non lo nascondo, mi piacerebbe giocare regista. Più che altro perché non ho ancora capito bene cosa devo fare. In ogni partita, da Zeman ricevo indicazioni diverse che vengono stabilite anche in base alle caratteristiche dell’avversario. Diciamo che devo assimilare bene i movimenti. Comunque, meglio fare la mezzala che stare in panchina»
LA SUA PESCARA - «Sono qui da cinque anni, ormai mi sento un po’ pescarese. L’impatto non fu dei migliori. Nel 2012 in A non trovai spazio e a gennaio la società mi mandò in prestito al Grosseto. Nei tornei successivi piano piano mi sono ritagliato uno spazio sempre maggiore. Poi, nel 2015, una stagione travagliata in prestito al Palermo. Ora sento la fiducia del Pescara e sono felice. Dove potrà arrivare il Pescara? È presto per dirlo. Eviterei i proclami. Questo gruppo ha tante potenzialità, ma deve pensare solo a lavorare e migliorare. Più in là fisseremo l’obiettivo»
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