
Bosco a PS24: "Il gol promozione è la più grande soddisfazione sportiva della mia vita. E..."
Pescara – Parma, 21 giugno 1987: Dicara lancia per Rebonato, assist di prima per Bosco che di sinistro fa impazzire gli oltre 20 mila dell’Adriatico. Non è un gol qualunque, perché il Pescara superando gli avversari conquista la promozione in Serie A, dopo una stagione pazzesca. In esclusiva per Pescara Sport 24, abbiamo intervistato il protagonista di quel miracolo sportivo, Roberto Bosco, per parlare di quei momenti e del presente biancazzurro. Dopo il primo anno difficile, il Pescara vince uno dei campionati più equilibrati della Serie B grazie ad un tuo gol: cosa hai provato a mettere dentro quella palla? È stata una gioia indescrivibile, che porterò sempre nel cuore. Credo sia tutt’ora la più grande soddisfazione sportiva della mia vita. Quanto influì quell’anno lo stadio Adriatico nei vostri successi? Il tifo biancazzurro influì sia per la squadra che per me: realizzai quattro gol importanti, prima di trasferirmi alla Fiorentina mentre il Pescara giocò la Serie A con dignità, ottenendo una meritata salvezza. Non dimentico mai che l’anno della promozione, sulla carta non avremmo dovuto nemmeno essere in Serie B, dato che fummo ripescati al posto del Palermo. Fu una stagione irripetibile. Che tipo di rapporto avevi con “il messia” Galeone? Con Galeone si era instaurato un rapporto eccezionale. Quando inizi la stagione non sapendo che campionato puoi fare e passi da cento spettatori a quarantamila, il legame con tifosi e staff si stringe in maniera inscindibile. Nella stessa estate della promozione, la tua cessione alla Fiorentina. Quali furono le motivazioni? Io e Rebonato eravamo i due che avrebbero potuto fare di più in carriera, arrivò questa offerta che fece guadagnare bei soldi al Pescara e mi spinse verso una squadra più blasonata e con altri obiettivi in Serie A. Con il Pescara hai proseguito il tuo legame facendo da vice a Galeone: meglio far il giocatore essere membro dello staff in un ambiente come quello pescarese? Sì, sono tornato al Pescara nel 99-2000: disputammo un campionato senza infamia e senza lode con una buona squadra. Peccato perché potevamo davvero fare di più. Per me resta comunque molto importante quella stagione, perché incontrai Allegri e tutt’oggi lavoro con lui nello staff della Juventus. Certamente meglio fare il giocatore che il collaboratore: le soddisfazioni che ti togli sono maggiori e le emozioni possono essere indescrivibili. Per quanto riguarda il Pescara di oggi, in cosa ti sta stupendo Oddo? Mi auguro vivamente che il Pescara salga dalla Serie B, mi farebbe davvero felice. Per quanto riguarda Oddo, sta facendo più che bene perché è raro vedere un allenatore alle prime esperienze che ha già una filosofia di gioco improntata e forte sui suoi giocatori. Il bel calcio sta esaltando anche elementi come Lapadula e Caprari, che hanno caratteristiche tecniche davvero impressionanti per la Serie B. Sono sicuro che il mister farà una splendida carriera. Pro o contro Lapadula in nazionale? Con la carenza di punte che c’è in questo momento nella nazionale italiana, può sicuramente puntare alla convocazione. Ha realizzato 24 gol senza rigori: se fossi in Conte lo prenderei seriamente in considerazione. È chiaro che passare dalla B alla Nazionale è un bel salto, ma questi bomber che hanno il gol nel DNA segnano ovunque. Favorevole a Lapadula agli Europei e speranzoso per il Pescara di Oddo. La “vecchia guardia” della tifoseria biancazzurra lo ricorderà ancora bene: Roberto Bosco, il “4” che in quella calda giornata estiva portò in paradiso una città intera.
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