Prima squadra

Pescara-Ascoli, la legge degli ex

Mille storie a contorno della sfida. Parola al campo dunque. Giustiziere, padre e padrone di ogni destino.

24.11.2018 11:09

A CURA DI DANIELE BERARDI

Certi amori non finiscono mai. Alcuni restano in cantina per diverso tempo, salvo poi tornare a bussare alle nostre porte quando meno ce lo aspettiamo. Altri ancora sono più infidi e aspettano che la nostalgia avvolga il cuore per tornare a far pressione su antiche ferite. Memorie “vendittiane” di un passato dalle mille sfumature: grigio, avvolgente, romantico, feroce, sgargiante, deludente. Un climax di emozioni che ci assale guardando negli occhi di quello che è stato e che, come il ciclo delle stagioni, torna a riproporsi. Quasi senza pietà.

Mancano poco più di ventiquattr'ore alla sfida dell'Adriatico. Pescara contro Ascoli. Bianconeri contro biancazzurri. Una sfida tra due modi di pensare e di vivere il calcio, a pochi chilometri di distanza. Derby per acquisizione e non per nascita. Confronto infuocato, alimentato orgasmicamente dall'interminabile pausa nazionali. Due settimane di ansie, attese, voci, sussurri e spifferi vari. Situazioni di classifica diverse, ma in queste partite tutto viene azzerato. 

Due realtà antitetiche, dunque, nonostante gli incroci batticuore che abbracciano diversi giocatori tra le rispettive fila. Simone Andrea Ganz e Gaetano Monachello: storie ordinarie di bomber dimenticati e riposti nel cassetto. Il primo, che a Pescara doveva fare sfaceli, pagato a peso d'oro l'estate scorsa ma crollato di fronte alla esplosione di Pettinari e al rapporto non idilliaco con Zeman. Il secondo, che ad Ascoli non ha confermato le attese riposte in lui e che ha deciso di cercare riscatto in riva all'Adriatico. Si troveranno l'uno di fronte all'altro domani, sul rettangolo verde dell'Adriatico-Cornacchia. Entrambi con una voglia matta di spaccare il mondo per dimostrare che, a volte, certi giudizi possono risultare avventati, soprattutto per chi sa come buttarla dentro, indipendentemente da categoria e provincia. I numeri nove hanno sangue differente. 

Non possiamo, tuttavia, mancare di citare gli altri ex (più o meno illustri) tra le fila dei marchigiani. Riccardo Brosco ad esempio, che tornerà ancora una volta all'Adriatico da avversario, ma che durante la magica annata zemaniana di Insigne & co. aveva dato il suo contributo per il raggiungmento dell'obiettivo Serie A. Tappabuchi all'occorenza dietro le spalle dei giganti Capuano e Romagnoli. Sempre sul pezzo, mai una parola fuori posto, sempre pronto a vendere cara la pelle nei tipici uno contro uno in campo aperto dei difensori del boemo. 

Menzione anche per Daniele Mignanelli, terzino mancino che a Pescara ha visto il campo col contagocce (per lui due sole presenze, una con la Primavera e l'altra in Coppa Italia). Il terzino lombardo era comunque in rosa (anche se fino a gennaio) nella magica annata di Oddo, conclusa con una straripante cavalcata fino alla Serie A.

Tra le seconde linee, coperto da spalle e curriculum calcistici un tantino più ingombranti, vi è un ragazzo (originario di Dakar) che si chiama Keba Coly. Classe 1998, non è propriamente un ex, poiché a Pescara ha calcato soltanto campi dilettantistici. La gavetta nello Spoltore gli è servita come trampolino di lancio verso la Primavera della Roma. Ha scelto l'Ascoli per immergersi nel grande calcio: un grosso in bocca al lupo (magari dalla prossima partita) anche a lui, che a Pescara ha comunque lasciato un bel ricordo tra gli addetti ai lavori dei dilettanti.

Ultimi, ma non per importanza, i due tecnici. Ingegneri e geometri delle creature che daranno il via alle ostilità. Bepi Pillon ha guidato l'Ascoli in due tranche: la prima tra il 2001 e il 2003, mentre la seconda nella stagione 2009/10. Nella prima occasione ottenne una salvezza tranquilla (dodicesimo posto), nella seconda subentrò ad Alessandro Pane in corsa e agguantò addirittura un nono posto finale. Tanta gavetta nel Pescara (e in Abruzzo) per Vincenzo Vivarini. Originario di Ari (in provincia di Chieti), ha allenato (fra le altre) Teramo e Renato Curi, dopo essere stato vice allenatore del Pescara sia nelle giovanili che in prima squadra. Sarà una sfida del cuore anche per lui, come per tutti gli altri. Parola al campo dunque. Giustiziere, padre e padrone di ogni destino.

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