Pallanuoto

Estiarte e Campagna ricordano il grande Settebello biancazzurro "vincitutto"

Lo spagnolo: "Non volevo venire, poi..." Il c.t..: "Potevo essere del Pescara, ma.."

22.04.2020 00:51

Il grande Pescara Pallanuoto che fu si è ritrovato in alcuni dei suoi uomini cardine in una videochat organizzata da Radio California a 30 anni di distanza dai gloriosi fasti biancazzurri. Tra i protagonisti, Manuel Estiarte, il più forte giocatore di tutti i tempi, Carlo Di Fulvio, perno di quel Settebello e Amedeo Pomilio, attuale G.M. del Pescara e icona di una squadra che ha dettato legge in Europa per anni. Special guest della chiacchierata Sandro Campagna, rivale in vasca di quel Pescara e attutale C.T. Della Nazionale, che ha detto di ispirare le trame offensive dei suoi Azzurri proprio al Delfino targato Estiarte. Il fuoriclasse spagnolo ha raccontato che nel 1984, quando fu contattato dall'indimenticato Gabriele Pomilio per sbarcare in biancazzurro, non era affatto convinto di accettare la proposta. «Gabriele mi contattò per telefono, parlando della città e della gente. Io ero scettico di scendere in A2, ma lui insisteva. “Vieni solo un giorno, poi mi dirai”, ripeteva. Accettai di venire a vedere Pescara, che non sapevo nemmeno dove si trovasse, e non la lasciai più Qui ho trovato moglie e sono nate le mie due figlie. Il resto, quello che è accaduto in vasca, lo conoscete. Ero reduce dalle Olimpiadi, quella telefonata mi ha cambiato la vita. In meglio. Pescara adesso è la mia città”, ha raccontato Estiarte con il sorriso. “Dal 1986 ci siamo incrociati tantissime volte con il Pescara”, ha raccontato Campagna, “il mio Ortigia era forte ma c'era poco da fare contro una squadra micidiale che è riuscita l'anno dopo a fare il Triplete. Sono stato a un passo dal vestire la calottina del Pescara. Era il 1996, ma avevo già deciso di smettere. E così mi sono perso ben 2 Scudetti, quelli biancazzurri del 1997 e del 1998. Ma non ho rimpianti”. Tanti i ricordi e gli aneddoti raccontati dai protagonisti, tra sport e goliardia, con un unico filo conduttore: il ricordo di Gabriele Pomilio e di quel “giocattolo” perfetto creato a sua immagine e somiglianza. 

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