Prima squadra

Molto rumore per nulla

14.02.2017 10:06

Molto rumore per nulla, avrebbe commentato William Shakespeare. Il Pescara e Oddo restano insieme, ad affogare nel Mare Magnum della Serie A. Niente addio, nessuna separazione, niente esonero e niente dimissioni. Dopo 24 ore di valuteremo, vedremo, faremo, dopo una giornata di forse, di indiscrezioni più o meno fondate, di confronti e di solita pessima comunicazione il risultato è uno ed uno solo: si va avanti. Nulla è mutato e, a questo punto, nulla muterà fino al termine della stagione. La piazza è lacerata, lo si percepisce benissimo. Non solo a mezzo social. C'è chi propendeva per le dimissioni come atto dovuto di dignità, chi invece spingeva per continuare con Oddo, ritenuto il meno responsabile della situazione in atto. Chiariamolo subito: cambiare tecnico a metà febbraio, a stagione già ampiamente compromessa sarebbe servito solo a chiudere il cerchio della settimana horribilis in casa Pescara, tra le disarmanti sconfitte con Lazio e Torino con in mezzo l'attentato, assolutamente da condannare, al presidente. Bisogna pensare al presente, ma con un occhio al futuro. C'è da portare a termine la stagione, salvando il salvabile. A partire dalla dignità. Parole già dette ed ascoltate tante, troppe volte nelle ultime settimane. Invano. In tanti chiedevano il cambio di guida tecnica. Legittimo. Per mutuare i concetti espressi nei giorni scorsi da Pierpaolo Marchetti, prima firma sportiva de Il Messaggero Abruzzo, continuare con Oddo in panca avrebbe senso solo se fosse lui l'uomo dal quale ripartire. Vero. Ma è anche vero che il rapporto tra l'ambiente e colui che fino a qualche mese fa era ritenuto l'eccezione al detto "Nemo propheta in patria" si è incrinato e che sembra ad oggi difficile poter far digerire alla piazza - almeno in larga parte -  un Oddo ter dopo questa stagione, al netto di ciò che accadrà alla società (il possibile cambio di mano ha parzialmente bloccato anche il ribaltone di ieri). Esonerare Oddo ora sarebbe comunque servito a poco. Avrebbe forse - non ci sarà mai la controprova - giovato qualche mese fa, dopo lo 0-4 interno con l'Empoli o qualche gara dopo, almeno per togliere ogni dubbio. Oltretutto avvicendare la guida tecnica per puntare su chi? "I progetti non si fanno a febbraio, ma a giugno", ha detto Sebastiani sottolineando anche il fatto che scegliere adesso un tecnico con un contratto lungo poteva avere riflessi  sull'eventuale trattativa per la cessione del club. Su piazza ci sono tecnici anche importanti (vedi il "solito" Zeman, Delio Rossi, De Canio, Malesani e via discorrendo) ma avrebbero preso in corsa la squadra per iniziare a costruire un domani che partirebbe con il fardello di mesi negativi sulle spalle e, soprattutto, sarebbe stato giusto farlo in un momento sul quale regna incertezza sul destino del club? Assumere invece un traghettatore per poi ripartire a luglio con un altro allenatore avrebbe avuto un duplice senso: dare un inutile contentino alla maggioranza dei tifosi e gravare il bilancio di uno stipendio in più (a meno che la scelta non fosse ricaduta su Ruscitti, già nel club). Diverso sarebbe stato in caso di dimissioni irrevocabili. Là la società non avrebbe avuto scelta. Ma dal triplice fischio di Torino-Pescara in poi, ogni ora che passava deponeva a favore di una situazione che sarebbe rientrata. Certe decisioni si prendono a caldo, con lo stato d'animo del momento a sancire le linee guida. Le lacrime di Oddo in panchina, che hanno intenerito i più, sembravano certificare il capolinea. Invece no, dopo 24 ore di incertezza proprio nel giorno di San Valentino l'amore tra Oddo ed il Pescara apre il suo nuovo capitolo. Chiudere la stagione può diventare uno stillicidio vero e proprio. Per tutti. C'è una dura contestazione in atto, la frattura tra società e ambiente è chiara e netta ed ha toccato punti davvero beceri. Molto più che nel 2013. Sarà ricomponibile? L'attualità ci pone di fronte un Pescara in disarmo, chiamato a portare a termine la stagione nel modo migliore possibile in un mare di polemiche e con l'incertezza sul domani della società. L'imperativo è non affogare. Il rischio assolutamente da scongiurare è che possano esserci guai peggiori per il Pescara di una retrocessione in B. Ci aspettano lunghi mesi in riva all'Adriatico....

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