Prima squadra

Dentro o fuori, ultima chance per Oddo

Panchina rovente, malumore crescente in città

04.11.2020 00:41

Numeri impietosi e situazione più che allarmante, ma si va avanti con Massimo Oddo in panchina. Almeno sino a domenica per la partita con il Cittadella che per il tecnico pescarese ha le fattezze dell'ultima spiaggia per salvare il posto ed evitare l'ennesimo esonero consecutivo da quell'addio di San Valentino al Pescara quando venne esonerato dopo 24 gare senza vittoria, se non una a tavolino, in serie A.

Ultimo posto, 1 solo punto conquistato (al match di debutto contro un Chievo dai mille problemi all'epoca) sui 18 disponibili, nessuna vittoria in stagione sommando anche la Coppa Italia (il passaggio del turno con il Notaresco, squadra importante ma di serie D, è arrivato infatti solo ai rigori ad oltranza), 5 sconfitte di fila con appena 3 gol realizzati (tutti da Maistro e tutti inutili ai fini del punteggio) e ben 16 subiti e, ciò che più preoccupa, un'identità di squadra che non c'è ancora, tra errori tattici, tecnici e di gestione. 

Le scelte per la partitissima di Lecce tra convocazioni (fuori a vario titolo in tanti, non tutti infortunati) e di formazione (fuori dall'undici titolare tre senatori come Scognamiglio, Memushaj e Busellato) sono l'indicatore di una situazione del tutto particolare (eufemismo) in casa Pescara. "Morirò con i miei, in chi ci crede", aveva detto più o meno dopo la sconfitta col Frosinone il tecnico, che già aveva dato segnali di nervosismo con la stampa in precedenza e che nel post Lecce ha detto di non aver parlato con la società e che comunque non gli interessa il suo pensiero. Dichiarazioni forti. "Vado avanti", aveva ribadito mentre il presidente Sebastiani, per la prima volta, faceva intuire che il prossimo match è quello decisivo. E in effetti aspettare di più non è possibile: la classifica è ancora corta e siamo solo all'inizio, ma entrare in una spirale negativa e in un buco nero è ben più facile che uscirne. A Pescara lo sappiamo bene. E preoccupa anche il fatto che l'ultima, travagliatissima stagione, non abbia insegnato nulla: i biancazzurri sul campo erano retrocessi, solo i guai del Trapani hanno fornito la chance di giocarsi i playout. "One shot, one kill": il Pescara non fallì, condannando Oddo, all'epoca tecnico del Perugia, alla retrocessione. 

Le attenuanti per questo avvio disastroso ci sono: poco tempo per fare una vera preparazione precampionato (incluse poche amichevoli e di non alto tenore se non la prima col Napoli), un mercato non all'altezza, un calendario non semplice e una lunga serie di infortuni. Ma era comunque lecito attendersi di più. Sia sul piano dei punti conquistati sia sul piano del gioco, al quale di certo non sta giovando il continuo cambio di assetto. Ma al di là dei moduli e dei numeri, sono la compattezza e la coesione di squadra a latitare pericolosamente. Ed in modo assai preoccupante. 

Dicevamo dei numeri: in B, mai così male il Pescara dal 1974-75. E sul piano personale Oddo continua la sua picchiata (su poco più di 80 partite ben oltre la metà perse). "Le statistiche sono come i bikini, mostrano tanto ma non tutto", si dice. E' vero, ma sono numeri horror e qualcosa vorranno anche evidenziare. Anche perchè i segnali di reazione sono ben pochi. 

Servono i punti, nel calcio la prima e più importante medicina sono i risultati. Una vittoria col Cittadella non guarirebbe il Delfino malato, ma sarebbe un ottimo punto di partenza per affrontare una sosta di lavoro determinante. Altrimenti, il cambio (che probabilmente in altre circostanze si sarebbe già consumato) diventerebbe ineluttabile. E improcrastinabile. L'ombra di Pillon, molto più di quella di Pecchia, aleggia sull'Adriatico, anche se si momento si negano contatti diretti e al Pescara taluni continuano ad associare Ventura, Vivarini e Di Biagio. Ma è un correre avanti, l'attualità dice che domenica c'è una partita assolutamente da non fallire e che in panchina ci sarà ancora Massimo Oddo. Le chiacchiere stanno a zero, servono i fatti. 

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