Prima squadra

Non serve Agatha Christie per risolvere il giallo del Delfino

Il punto

04.03.2024 08:04

Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre indizi fanno una prova. Non c'è bisogno di scomodare Agatha Christie ed una delle più famose citazioni contenute nei suoi libri per risolvere il giallo a tinte biancazzurre. L'imputato Pescara è colpevole e, forse, il reato affonda le sue radici lontano nel tempo, alla scorsa estate quando la squadra è stata allestita. Dopo la scoppola di Sassari, infatti, i discorsi sulle scelte della panchina, i presunti errori dell'allenatore e le considerazioni tecniche prima ancora di quelle tattiche sembrano ormai ampiamente sorpassati. Il problema di questo Pescara, passato da 10 giorni da Zeman a Bucaro, catapultato da vice a capo allenatore con pieni poteri e facoltà di modificare l'intelaiatura impostata in precedenza dal boemo, è in primis di personalità e di carattere. Lo ha sottolineato a chiare lettere proprio il nuovo allenatore a fine partita, a ragione. Si è sempre detto che questa squadra, di talento ma la più giovane di tutta la C eccetto le due Under 23 delle squadre di A (Atalanta e Juventus), avrebbe spesso pagato dazio all'inesperienza e la cosa si è puntualmente verificata. Ma il carattere, mancato in tante, troppe circostanze in queste prime 29 partite, è un qualcosa che prescinde dalla carta di identità. O lo si ha oppure no. E questa squadra ha confermato anche in Sardegna di non averne. Non può essere un caso che si siano persi tutti gli scontri diretti con le 5 squadre che precedono il Pescara in classifica (eccetto la gara di andata con il Gubbio, risolta al fotofinish da Moruzzi dopo che un jolly insperato di Squizzato aveva rimesso la sfida in parità) e che nemmeno quando una partita sembra in discesa la si riesca a condurre in porto. In epoca recente era capitato già a Gubbio, con il rigore fallito dai Lupi d'Umbria sullo 0-0 che poteva e doveva risultare una mazzata al morale dei padroni di casa, che poi hanno vinto per 4-0, e con la Spal quando si era passati in vantaggio contro una squadra in crisi e appena tornata in mano al primo tecnico dell'anno. E adesso è capitato a Sassari. Al Vanni Sanna il decimo gol stagionale di Merola aveva prodotto il vantaggio pescarese all'interno di un primo tempo ordinato, sicuramente non scintillante ma positivo. Aveva creato poco il Delfino ma aveva subito meno del minimo sindacale, poi la rete del pari sardo allo scadere ha cambiato tutto. Le solite amnesie difensive hanno di certo aiutato la Torres nella ripresa, ma ciò che non può passare inosservato è che il Pescara sia progressivamente ma inesorabilmente sparito dal campo, prestando il fianco alla vice capolista del raggruppamento che senza strafare, alzando appena pressione e baricentro, ha rifilato 4 gol a Plizzari. E pensare che si era deciso di puntare su un centrocampo da battaglia, che sembrava il più consono per dare scacco matto alla Torres con podisti e manovali invece di giocolieri e architetti, e che si era deciso finalmente di dare continuità ad una stessa formazione. Si era anche deciso di scavalcare il centrocampo coi lanci lunghi per innescare il tridente e di abbassare il baricentro per proteggere la propria porta con il centrale in mediana ad arretrare per schermare l'uomo sardo tra le linee. Ma, come già detto, i discorsi tecnici e quelli tattici passano ora in secondo piano. I problemi prioritari sono di altra natura. Zeman o Bucaro o un sergete di ferro forse non fa differenza a questo punto. Nel girone di ritorno è la quarta volta che in trasferta, dove il Pescara sembrava andare meglio nella prima metà di campionato, prende 4 sberle. Era già accaduto ad Alessandria per mano della Juve baby, a Gubbio e a Pesaro. Niente nerbo, niente cuore, niente reazione anche minima: con questi presupposti e con terza e quarta piazza che si allontanano l'appendice dei playoff, che non sembra comunque a rischio, potrebbe essere una semplice comparsata ad allungare una nuova annata da dimenticare. Questa squadra non ha leader carismatici ai quali appoggiarsi nei momenti di difficoltà e non sembra avere alcun sussulto d'orgoglio. Domani sera a Recanati, contro una squadra in caduta libera e prima della partita dell'Adriatico contro la Carrarese, si spera in un colpo di coda del Delfino per riportare almeno un po' di coraggio.

Commenti

Dagasso piace a tutti, non solo al Lecce
Designato l'arbitro di Recanatese - Pescara