Editoriale

Orfani di Zeman

17.04.2013 07:50

Orfani di un papà ceco, dei suoi silenzi eloquenti e del suo sguardo a volte duro e a volte sornione. Orfani del suo calcio e dei suoi insegnamenti, non solo sportivi, e del suo essere catalizzatore dell’interesse generale oltre che parafulmine della sua società. Orfani della sua serietà, della sua professionalità e, soprattutto, orfani di un sogno che poteva realizzarsi e che invece si è infranto perché lui ha deciso di riabbracciare il primo amore. In quattro parole, orfani di Zdenek Zeman.

Tutta la stagione del Pescara è stata vissuta all’ombra del maestro boemo e con il fantasma del paragone con lui che aleggiava su ogni scelta sin dall’indomani del suo addio. Troppo ingombrante il recente passato con la cavalcata record, troppo forte la sua personalità ed il paragone con il Pescara che fu per esser spazzato via il suo ricordo in breve tempo. Una situazione analoga Pescara l’ha vissuta già, con il “Profeta” Gianni Galeone, ma se le vecchie generazioni di tifosi erano ormai vaccinate, avendo vissuto sulla propria pelle il continuo richiamarsi allo splendido passato, quelle nuove hanno conosciuto solo in estate il morbo della nostalgia. Il 21 Aprile, Natale di Roma, per uno scherzo del destino c’è Roma-Pescara, vale a dire la sfida tra i due amori del tecnico ma tra orfani dello stesso. Il giorno del “compleanno” della Capitale, vale a dire l’anniversario della sua fondazione, doveva essere il giorno della sua partita del cuore. Quando vennero sorteggiati i calendari, in molti pensavano che questa gara sarebbe stata importantissima per il campionato, con la Roma a giocarsi un posto al sole ed il Pescara a lottare per la salvezza. Non sarà così. Sarà una partita anonima, con i capitolini che hanno poco da chiedere al torneo e con gli abruzzesi che devono “solo” chiudere con dignità la sciagurata stagione già segnata nel suo triste epilogo. Sarà la partita di ZZ solo in termine affettivo, non calcistico: entrambe le squadre, per motivi diversi, non sono più le sue. In campo ci saranno Togni e De Rossi,gli emblemi diametralmente opposti delle sue due ultime stagioni. Probabilmente la guarderà, fumando pacatamente una sigaretta dietro l’altra, o forse eviterà di farsi del male davanti alla tv pensando a quello che poteva essere e non è stato sia in giallorosso che in biancazzurro.

Ora che in casa Delfino si pensa al futuro, in tanti sperano nel suo ritorno. Le condizioni sono difficili, ma non impossibili, le porte sono aperte ma sembra che siano altri i candidati a transitarvi per entrare nel mondo biancazzurro mentre si continuerà ad udire, soffusa ma forte nei battiti, una lontana “bohemian rhapsody”

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