Prima squadra

Oddo: "Il mio calcio fatto di idee e non di schemi ricorrenti, è caos organizzato"

09.09.2016 09:31

La grande novità del calcio italiano. Massimo Oddo con il suo Pescara sono il nuovo che avanza. Con idee diverse e interessanti. Un calcio champagne 2.0 dopo l'era dei grandi maestri del 4-3-3 puro. Ecco la seconda parte dell'intervista esclusiva rilasciata al Corriere dello Sport (clicca qui per leggere la prima parte) Dopo due finali Palyoff di B, delle quali una vinta, e l'ottimo approccio alla A, è il tecnico emergente. Il suo calcio piace, diverte ed è redditizio. "Nei limiti del possibile cerco di privilegiare sempre la qualità rispetto alle altre caratteristiche. Mi piace una squadra che gioca a terra, in velocità, e per fare questo ti servono giocatori bravi tecnicamente e intelligenti tatticamente. Il mio modo di vedere il calico non è schematizzato, non è un gioco ricorrente con le solite azioni da sviluppare, ma lascia molta libertà ai calciatori. Insegno ai miei a dare più soluzioni al portatore di palla e al playmaker a trovare la giusta linea di passaggio. Per fare questo, si parte dal concetto di smarcamento, di occupazione degli spazi, del non ricevere la palla sui piedi da fermo. bisogna dare al compagno un motivo per farsi dare la palla". Sostiene di non aver avuto alcun maestro in particolare, ma di aver sviluppato le sue idee grazie all'esperienza che ha avuto. Il suo moderno albero di Natale non è nulla di rivoluzionario, ma comunque una bella innovazione. "L'idea è un 4-3-3, però gli esterni, per caratteristiche personali, sono portati più ad andare al centro che a coprire la fascia, muovendosi tra le linee. A uno come Caprari  non posso tenerlo largo se lui sa smarcarsi bene centralmente. E in non possesso, i miei trequartisti vengono a coprire centralmente piuttosto che abbassarsi sulle fasce. zeman? No, i nostri movimenti non sono schematizzati: in altri sistemi di gioco, il taglio o la ricerca della profondità sono sempre quelli. Il mio calico lo chiamo "caos organizzato", con o senza possesso palla". Ovvero idee base innalzate dalla qualità e dall'inventiva non ingabbiata dei singoli. Le individualità sono importanti. "Più veloce giochi, più spazio hai": sintetizza così la base del gioco spumeggiante del suo Pescara. Che ha allestito in due anni, scegliendo tutti gli interpreti. "Sono innamorato di tutti i miei giocatori, è una rosa che ho costruito io e sono tutti importanti. Memushaj, forse, è uno che ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto in carriera. Zampano è un giocatore molto forte, c'è Fornasier che vedo bene. Anche Biraghi ha potenzialità, come Benali. Dall'Inter abbiamo preso Manaj: è un talentuoso che per diventare un...talento deve fare un salto di qualità. Come Caprari: una volta era un'eterna scommessa, rispetto a due anni fa ha affiancato al talento tante altre qualità. Lapadula? Se farà o no panchina dipenderà intanto da lui, da cosa dimostrerà e da come lo vedrà l'allenatore. Lapadula non ha nulla da invidiare agli altri attaccanti del Milan, anzi è un giocatore incredibile"    

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