Prima squadra

"NE SAREI ORGOGLIOSO". Massimo Oddo: il profeta in patria... a tempo determinato

15.02.2017 10:57
Si chiude l'era Oddo junior a Pescara. Una esperienza fatta di record positivi e negativi, di momenti super esaltanti e di altri assolutamente da dimenticare. Nessuna via di mezzo per lui. O grandissime affermazioni o delusioni immense. William Gelsumino ha inviato a PescaraSport24 una sorta di quick recap dell'avventura del pescarese Oddo sulla panchina della squadra della sua città. Lo pubblichiamo per tutti coloro che la pensano come lui. E non sono pochi. "E' il 16 maggio 2015 ed un gol a tempo scaduto a Varese condanna Marco Baroni, ormai arrivato al capolinea della sua avventura in biancazzurro... ad una sola giornata dal termine del campionato! Viene così contattato l'allenatore della Primavera per gestire la squadra in quella che, si pensa, sarà l'ultima partita della stagione prima delle vacanze, al termine di un campionato logorante e con l'ennesima delusione sportiva... si pensa! Massimo Oddo accetta orgogliosamente, con quella frase che fa gonfiare il petto a tantissimi tifosi pescaresi. La nuova guida tecnica toglie il freno a mano alla squadra ed il 3-0 contro il Livorno spalanca le porte dei playoff, col sogno che si infrange sulla traversa del Dall'Ara. In sole 6 partite Massimo Oddo è riuscito nell'impresa di far tornare l'entusiasmo ad una intera piazza, che addirittura si fa trovare in piazza al ritorno della squadra dopo la sfortunata finale, per ringraziare comunque gli artefici di quella splendida cavalcata. Viene quindi spazzata via l'ipotesi di uno Zeman-bis e viene rinnovata la fiducia a Massimo Oddo, sull'onda emotiva di tutti, dai tifosi alla dirigenza. La stagione 2015/16 vede il Pescara giocare un calcio, a detta di molti, di livello superiore e questo non solo per merito di Lapadula, ma anche grazie all'idea di gioco che Oddo ha saputo dare ai suoi. L'emblema di ciò sono la gara di Perugia e quella successiva in casa contro il Bari: lezioni di calcio sotto ogni aspetto! Ma purtroppo sulle ali dell'entusiasmo il rischio di perdere di vista la realtà e di apparire "presuntuosi" è dietro l'angolo, soprattutto per noi pescaresi, e puntualmente il tecnico biancazzurro ci casca, imbattendosi in una serie nerissima iniziata paradossalmente con l'ennesima lezione di calcio impartita stavolta al Cagliari. Seguono altre 6 lunghe giornate (tra cui il pesantissimo tonfo di Vercelli) in cui la squadra dalla possibile promozione diretta si ritrova ai margini della zona playoff e solo una fortunosa doppietta di Lapadula contro il Como ultimo in classifica arresta questa emorragia di punti e rimette i biancazzurri in carreggiata, facendogli ritrovare lo smalto e soprattutto la fiducia perduta. In quel periodo nero durato 9 giornate si era già evidenziato che qualcosa forse non andava, magari nella gestione degli uomini, forse nel dare stimoli e serenità a dei ragazzi timorosi di sbagliare, ma comunque vista la giovane età del tecnico pescarese e soprattutto vista la successiva serie di vittorie, culminata con la finale di Trapani, tutti hanno perdonato (o forse hanno solo messo in stand-by) questi "errori" o "difetti" ad Oddo, artefice principale del ritorno in serie A del Pescara, la squadra della sua città! E qui arriviamo alla stagione in corso. Purtroppo il bel gioco, se non hai gli interpreti giusti o adeguati, non sempre paga. Soprattutto in Serie A. Questa massima del calcio, valida sempre, evidentemente era stata sottovalutata da quasi tutto l'ambiente pescarese (dai tifosi al presidente, passando anche per Oddo stesso) dopo le belle prove contro Frosinone, Napoli, Sassuolo ed Inter, tanto da non ritenere opportuno acquistare una punta adatta alla massima serie e provare a giocarsela con il tanto di moda "falso nueve". Quel bel "Calcio d'agosto" ha buttato fumo negli occhi a tutto l'ambiente. E qui sta il primo peccato originale di Oddo e della dirigenza in questa nefasta stagione. Quel suo "Addò jem senza la punta e senza lu difensor" si è rivelato a conti fatti un'arma a doppio taglio. Lui sapeva benissimo che mancavano la punta ed il centrale, ma per infondere fiducia ai suoi ragazzi ha respinto le critiche in quella maniera plateale. Poi è stato un crescendo di situazioni negative, con la partita casalinga contro l'Empoli a mettere, già a novembre, la parola "fine" alle speranze di salvezza di questo Pescara. Poi le dichiarazioni nel post Pescara-Bologna (forse fraintese dai più, chi lo sa...) hanno contibuito in maniera netta a creare una spaccatura anche con una grande fetta della tifoseria e da lì è di fatto finito il ciclo in biancazzurro di Massimo Oddo. Il resto è storia recente che tutti conosciamo. Dopo quello sfogo di settembre e per via dei suoi atteggiamenti successivi è stato etichettato come presuntuoso, testardo ed arrogante, ma fondamentalmente si è dimostrato semplicemente pescarese, esattamente come noi, con i nostri pregi ed i nostri difetti! Molti cinici dicono che ha pianto per il fallimento del suo progetto... Molti altri romantici dicono che ha pianto perché è pescarese. La verità credo stia nel mezzo: fallire col proprio progetto nella propria città, tra la propria gente, fa male a tutti... Anche ad uno che in carriera ha vinto di tutto, fino al mondiale di calcio e che credeva di essere diventato davvero il "Profeta in Patria". Quelle sue lacrime, mostrate da tutte le TV dopo il quinto gol di Torino sono vere, così come è stato vero quel suo abbraccio a Serse Cosmi a Trapani. Per tantissimi motivi la separazione col Pescara è stata una via obbligata, che andava fatta prima, proprio per evitare che nelle menti dei più possano rimanere solo i ricordi negativi dell'esperienza di Oddo sulla panchina biancazzurra e soprattutto per dare il classico segnale che scuote l'ambiente. Segnale che adesso non servirà a salvare il nostro amato Delfino, ma almeno potrebbe risvegliare un ambiente in cui Oddo, purtroppo, aveva fatto il suo tempo. Perché obiettivamente sarebbe stato difficile vederlo ancora su quella panchina, dopo tutto quello che è successo. Lui paga il suo voler essere "integralista" nel suo stile di gioco (stile che però a Pescara è sempre piaciuto, piace e piacerà), quel pizzico di "presunzione" e soprattutto l'inesperienza... Cosa che a suo tempo pagò anche un suo illustre concittadino alla prima esperienza da allenatore in Serie A, in una squadra in cui tra l'altro Oddo era giocatore alla sua ultima stagione da professionista. Eusebio Di Francesco ha saputo rialzarsi dopo l'esonero a Lecce ed è finalmente riuscito ad imporre anche in Serie A il suo bel gioco (al di là della potenza economica del Sassuolo). Come dice un amico, mi mancherà vederti buttare la giacca in panchina quando ti arrabbi. E ti dico di non arrenderti Max, perché ti rialzerai anche tu e farai vedere anche ad altri che di calcio ne capisci! Cerca solo di limare alcuni atteggiamenti, che come hai avuto modo di provare sulla tua pelle, sono delle armi a doppio taglio, soprattutto in un mondo come quello del calcio, in cui oggi sei "Fregno" e domani sei "stupido" (eufemismo). Grazie di tutto ed in bocca al lupo Max"

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