Prima squadra

Metamorfosi biancazzurra

L'analisi

23.09.2025 08:04

La crisalide è forse già diventata una farfalla. O, se preferite, il brutto anatroccolo sta diventando un bel cigno, ovviamente biancazzurro. L'inadeguato e impresentabile Pescara del debutto in campionato in meno di un mese si è trasformato in una vera squadra, capace di schiantare con 4 gol una big del campionato, l'Empoli, dopo aver costretto nel precedente turno al pari un'altra corazzata, il Venezia. Dal 22 agosto al 21 settembre la metamorfosi è compiuta, anche se ovviamente servono nuove e importanti conferme, ma il graduale processo di crescita della creatura biancazzurra è iniziato dal secondo tempo di Mantova per trovare pieno compimento nella ripresa con l'Empoli, letteralmente surclassato. E addirittura il risultato poteva essere ancora più rotondo se tra i pali toscani non ci fosse stato un Fulignati in versione deluxe, capace di limitare i danni con almeno 3 prodezze. 4 punti nelle ultime due uscite, contro due squadre appena retrocesse dalla serie A e che hanno come obiettivo l'immediato ritorno nella massima serie, ottenute con una remuntada da urlo e un dominio praticamente totale non fanno bene solo alla classifica ma anche al morale di tutto l'ambiente. Fino a 3 mesi fa tra Pescara e la coppia Empoli-Venezia c'erano addirittura 2 categorie di differenza, nei 180' dell'Adriatico non si sono viste nonostante entrambe le contendenti abbiano sostenuto un mercato importante. Verranno tempi più duri per il Delfino, è fisiologico, preannunciati dalle prime due sconfitte in campionato, ma è nell'ordine delle cose per una matricola assente dalla cadetteria da 4 anni, un lasso di tempo che nel calcio moderno è quasi un'era geologica. Tanto, tantissimo è cambiato nel frattempo e il Delfino di oggi, che ha comunque lacune strutturali nella rosa che la prima vittoria dell'anno non spazza ovviamente via, dovrà soffrire per centrare il traguardo salvezza. Dopo il 4-0 da applausi di domenica, che ha visto il Pescara vincere una partita di B dopo quasi 4 anni e mezzo (l'ultimo acuto era datato 4 maggio 2021, 1-0 alla Reggiana firmato Capone), qualcuno ha già alzato l'asticella delle aspettative più in alto, in modo assai prematuro, ma di certo la crescita è tangibile e i margini di miglioramento ampi e concreti. Inutile fare voli pindarici: l'obiettivo pescarese è e sarà quello di una salvezza il più tranquilla possibile. Se poi verrà altro tanto di guadagnato, ma il primo errore oggi è montarsi la testa. Intanto c'è da registrare che nelle prime 4 giornate sono state affrontate 3 candidate al salto di categoria (Cesena, Venezia ed Empoli), anche se tutte in casa, e poi che lo stato complessivo di forma della truppa è ancora suscettibile di aumentare, soprattutto perchè i tanti nuovi del gruppo sono in ritardo. Ma la mano di mister Vincenzo Vivarini si vede già. Eccome. Derogando alla sua filosofia calcistica, che vuole una squadra sempre propositiva e con in mano il pallino del gioco, il tecnico ha saputo dare in poche settimane (provvidenziale la sosta per le Nazionali post mercato, che verrà replicata tra 3 giornate, dopo il turno 7, dando modo alla truppa di lavorare in tranquillità) una grande organizzazione e una invidiabile solidità al suo undici. Con un centrocampista in più (Valzania) e una punta in meno (Sgarbi), Vivarini ha saputo dare compattezza che mantiene i suoi limiti ma che sembra in grado di gettare il cuore oltre l'ostacolo, con abnegazione e vis pugnandi. Al momento il Pescara è più squadra capace di stare raccolta per poi dare vita a ripartenze potenzialmente letali che non una in grado di gestire tempi e modi del gioco con il prolungato palleggio. Il pressing organizzato, con più uomini ad aggredire i portatori di palla senza perdere distanze e riferimenti, correre a vuoto o lasciare buchi, denota anche quello spirito pugnace del tutto necessario per provare a colmare il gap qualitativo con le altre squadre. C'è poi da sottolineare una bella solidità difensiva. Clean sheets contro il capocannoniere del torneo e i suoi compagni, che solo a ko ampiamente già acquisito hanno creato la prima e vera palla gol del match, trovando pronto Desplanches ad abbassare la saracinesca. Bene, anzi benissimo così. 

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