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Zauri:"Giocare col Pescara e allenarlo è stato emozionante"

E' tornato a parlare l'ex biancazzurro

27.09.2021 00:01

Luciano Zauri è tornato a parlare. Lo ha fatto in una lunga ed interessante intervista a IlPosticipo che vi riproponiamo nelle dichiarazioni salienti in tema biancazzurro e su altri aspetti interessanti:

Ho smesso di giocare a giugno 2014 e ad agosto ho cominciato il mio percorso in panchina. Non ho avuto il tempo per metabolizzare il fatto di aver smesso. Purtroppo non è stato possibile continuare a giocare. Ho colto l'occasione di andare in panchina. Il Pescara mi ha dato questa opportunità e l'ho presa al volo. Ho cominciato nella Berretti, poi sono passato in prima squadra come collaboratore di Oddo. Ci siamo giocati i playoff persi col Bologna, poi siamo passati all'Udinese. L'anno successivo mi sono messo in proprio. Ho allenato a Pescara la Primavera e la prima squadra, lo scorso anno i ragazzi del Bologna.

Qual è la sua idea di calcio?

Il mio calcio è il calcio di tutti. Allegri ha detto che è cambiato quando sono state introdotte determinate regole, poi è diventato tutto uguale. Mi piace la costruzione dal basso, ma prediligo un calcio pratico. Non mi piace l'integralismo. Bisogna fare ciò che serve in una partita e in un momento della stagione. Voglio un calcio propositivo e giocatori di qualità. Voglio che la squadra abbia grande temperamento. Ai ragazzi dico che ci sono più partite all'interno della stessa. Bisogna saper cogliere i momenti chiave.

Come è nata la sua passione per il calcio? C'erano degli sportivi nella sua famiglia?

Sono nato col pallone tra i piedi, come mi raccontano i miei genitori. Mio padre faceva l'idraulico, mia madre era casalinga. Non mi hanno mai spinto verso questo sport, però mi hanno assecondato e hanno visto tutte le mie partite. Siamo sempre stati una famiglia unita: così sono riuscito a fare ciò che ho fatto.

Che cosa le ha dato la sua terra d'origine?

Per me è stato tutto. Giocare col Pescara e allenarlo è stato emozionante: una soddisfazione incredibile per me e la mia famiglia. Sono partito da Pescina a 12 anni per Bergamo. Ho lasciato i miei genitori e i miei amici per coltivare il sogno di fare il calciatore. Il legame con tutti si è rafforzato quando sono tornato a Pescara. Riuscire a farlo è stato come chiudere il cerchio, il coronamento della mia carriera.

Nel 2009 c'è stato anche il terremoto dell'Aquila: che cosa ha fatto per la sua terra?

Al mattina mi sono svegliato e al telegiornale ho visto un puntino rosso sulla cartina. Ho chiamato i miei parenti che vivevano lì. Non è stato possibile allestire una raccolta fondi. Con la squadra ci siamo attivati e abbiamo devoluto una somma alla Croce Rossa. Con Giannichedda ho raccolto altro denaro e sono andato a consegnare l'assegno nelle tendopoli dell'Aquila. Sono stati momenti molto difficili.

Lei nel 2013 ha salvato una bambina in un pozzo: che cosa ricorda di quegli attimi?

Era il mio compleanno, mi trovavo in un locale di Roma a festeggiare con la mia famiglia. Abbiamo sfiorato la tragedia. Una bambina è caduta in un pozzo, incoscientemente mi sono calato in questo cratere di un metro di diametro. Era buio, la bambina urlava frasi irripetibili, aveva 7-8 anni. Per fortuna l'acqua non era alta: lei toccava il fondo e riusciva a restare a galla. Sono sceso a prenderla. Non ricordo quanto è durato questo. L'abbraccio di quella bambina è qualcosa che mi porto nel cuore. Ricordo quello dei suoi genitori. La sera mi è arrivato un messaggio: "Grazie per quello che hai fatto". Ho scoperto che era la nipote di Boniek. Io e Zibì poi siamo andati insieme al ristorante. Il padre invece è l'ex tennista Vincenzo Santopadre, allenatore di Matteo Berrettini. Non avrei mai immaginato una parentela simile.

Che cosa fa quando non fa calcio? Come scarica la tensione?

Ho due bambini spettacolari, Lorenzo di nove anni e Giulia di tredici, e una bellissima moglie, Vanessa. E poi gioco a padel, uno sport che va tantissimo. Mi diverto a dare due-tre racchettate contro il vetro insieme ai miei amici.

Qual è il suo desiderio per il futuro? Si è dato un obiettivo?

Voglio continuare a fare ciò che faccio. Mi piacerebbe allenare i grandi. Lo scorso anno però col Bologna in Primavera mi sono calato benissimo nella categoria: è competitiva, ci sono retrocessioni e promozioni, poi tanti ragazzi che studiano per diventare grandi. Sono alla finestra. Voglio tornare presto in panchina.

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