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"LA COAZIONE A RIPETERE"

Rubrica "Calciologicamente", realizzata per PS24 dal dott. Pietro Literio, Psicologo/Psicoterapeuta e Docente Universitario

10.11.2023 11:39

Torna la rubrica "Calciologicamente", realizzata per PS24 dal dott. Pietro Literio, Psicologo/Psicoterapeuta e Docente Universitario a Contratto che analizza le vicende del Delfino da un punto di vista del tutto peculiare. BUONA LETTURA !

Quattro punti nelle ultime cinque gare, terza sconfitta consecutiva e un Pescara senz’anima, senza un’identità di gioco. Non si diverte più sul campo e non fa divertire. Sembra che non scenda mai pienamente sul terreno di gioco, come se facesse un allenamento o un’amichevole con l’avversario, senza lampi, senza creare chiare e semplici occasioni, senza superiorità numerica e, sembra anche, senza idee. Nel frattempo, le altre squadre avanzano in un campionato mediocre e alla portata più che mai.

Non solo il Pescara non entra mai in partita ma sbaglia passaggi facili, gioca (o forse è meglio dire palleggia) sotto ritmo e non ha scatti d’orgoglio. A questo punto, l’aspetto principale da correggere è l’atteggiamento in campo, dopo tre sconfitte consecutive che alimentano la mentalità perdente.

Del resto, “non è tutto oro ciò che luccica”. Le vittorie precedenti del Pescara sono state, infatti, ben mascherate dalle parate straordinarie di Plizzari, da recuperi e vittorie “last minute” grazie a grandi giocate individuali (vedi Moruzzi, Cangiano, ecc.) o da errori o espulsioni negli avversari, oltre che da maggiore spensieratezza del Delfino. 

Ma di fronte alla grande prova, alla grande attesa del riscatto e dell’aggancio alla capolista Torres, il Pescara arriva già incerto, dopo i primi scricchiolii, i primi campanelli di allarme, rappresentati dallo scialbo pareggio casalingo contro una mediocre Vis Pesaro, il recupero casalingo del risultato contro il Gubbio e la sconfitta “fratricida” con il Pineto all’Adriatico. 

“E’ quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare”: non in casa Pescara. I vari giocatori, al netto della loro giovane età, stanno mostrando ora tutti i limiti di personalità e di squadra, di fronte alle prime difficoltà e ostacoli. 

Una serie di egoismi, incertezze, insicurezze in campo hanno condotto a errori individuali e a subire gol clamorosi, “se non da polli”, come quello accaduto a Brosco (contro il Pineto), che parla di stanchezza mentale (ovvero scarsa concentrazione in campo). 

Come detto il problema, ora, è soprattutto nell’atteggiamento, nel carattere della squadra: ridotta motivazione, ridotta concentrazione, ridotta collaborazione in campo e ridotta volontà di reagire e dominare l’avversario, più da temere. Eppure si tratta di aspetti mentali tutti allenabili e potenziabili.

È lo stesso Mister che evidenzia i limiti e difetti, soprattutto tattici (meno di atteggiamento), della sua creatura: gioco lento, confuso, diseducativo, con reparti distanti e attaccanti in crisi. Insomma, un film già visto.

Solo che Zeman così si autodenuncia, senza spiegare al pubblico i motivi di tali criticità crescenti, senza capirne le cause, pur lavorando giornalmente da oltre quattro mesi con le sue risorse umane. 

Perché sempre più i suoi giocatori non fanno in gara ciò che lui chiede? Perché i giocatori non lo seguono tatticamente? Perché i suoi giocatori rallentano, si abbassano, perdono le distanze tra i reparti, e hanno un atteggiamento sotto ritmo sia in fase difensiva che offensiva (a meno che non reagiscono d’orgoglio quando prendono gol o stanno perdendo)? 

Dovrebbe essere lo stesso Zeman (finora forse sopravvalutato) a capire e dirci i motivi di tali problemi espressi in campo, che lui stesso puntualmente denuncia in ogni conferenza stampa, senza fornire spiegazioni e soprattutto senza dare soluzioni, ma solo SPERANDO che la squadra capisca, cresca e impari: “chi vuol imparare impari”. 

Ma un allenatore deve saper lavorare sulla testa, sulla fiducia e sulla motivazione dei suoi giocatori, sia a livello individuale che di squadra, deve saper farsi seguire e anche adattarsi ai giocatori che ha (non solo il contrario). Il Milan intenso, aggressivo e coeso (“uno per tutti e tutti per uno”) visto in Champions contro il Paris Saint Germain, dopo la sconfitta casalinga contro l’Udinese, insegna. Il secondo gol del Pineto contro la Fermana, di forza, di caparbietà, di convinzione, senza mollare mai, docet.

E invece Zeman spera e sottolinea la sua tattica inarrivabile, mai messa in campo ogni volta dalla sua creatura. 

Certo la partenza di Lescano, lasciato andare troppo facilmente (come da lui stesso dichiarato), non ha aiutato: finalizzava il gioco, faceva salire la squadra e faceva assist, oltre ad una presenza fisica in attacco a cui dava profondità. 

Invece si è deciso di adattare “flash” Cuppone come punta centrale e inserire un nuovo giocatore come Tommasini, con tempi di adattamento più lunghi. 

E così anche quest’anno la serie B, più a portata di mano senza l’ammazza campionato (il Catanzaro che vinceva con 2/3 gol di scarto ogni partita), rimane un miraggio dopo il primo vero scoglio: la Torres, squadra discreta ma ben organizzata e ben messa in campo, che fa affondare il Delfino. 

A questo punto solo un miracolo o una vera rivoluzione in campo (vedi le riserve di lusso con più esperienza come Mora, Aloi, Di Pasquale, Franchini, ecc.), scegliendo soprattutto i giocatori più in condizione mentale (con il giusto atteggiamento), può invertire la tendenza precipitante, con il rischio di toccare ancor di più il fondo e ripetere il solito copione degli ultimi anni: dalle stelle alle stalle! Forza Pescara!  

Pietro Literio

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