B Zona

L'ex Fabrizio Cammarata si racconta

Da Il Messaggero ed. Abruzzo

04.05.2020 00:03

Una lunga e interessante chiacchiera a 360 gradi tra passato, presente e futuro: è quella che Il Messaggero ed. Abruzzo ha fatto nei giorni scorsi con l'ex biancazzurro Fabrizio Cammarata, che ora vi riproponiamo nella versone integralmente pubblicata dal quotidiano nei giorni scorsi. Buona lettura!

Vent’anni fa, tondi tondi. Fabrizio Cammarata metteva ko la “sua” Juventus al Bentegodi segnando una doppietta con la maglia dell’Hellas Verona e decideva la corsa scudetto, riaprendo alla rimonta della Lazio, poi vincitrice del tricolore.
L’ex attaccante del Pescara, siciliano ma da tanti anni ormai pescarese d’adozione, visse una delle giornate più belle della sua carriera: era il 30 aprile del 2000. Oggi Cammarata è bloccato a Tirana per il lockdown: allena la Dinamo Tirana, nella B albanese. “Qui difficilmente si ricomincerà con il campionato – dice – , attendiamo l’ufficialità e poi spero di poter rientrare a Pescara, dalla mia famiglia”.
Arrivato in Albania a fine novembre, stava per tuffarsi nella battaglia dei play-out salvezza con la Dinamo: “Avevamo zero punti al mio arrivo, abbiamo fatto una bella rimonta. Le ultime sei in classifica fanno un mini campionato di dieci partite, partendo dalla classifica attuale. Così te la devi giocare fino all’ultima partita”, spiega il meccanismo l’ex ariete biancazzurro nelle stagioni ‘97/’98 e 2005/2006 (62 partite e 12 gol totali). Se manterrà la categoria, il suo presidente è pronto ad affidargli una squadra per l’assalto alla massima serie: “Lavoriamo per il futuro, se ci salveremo si faranno cose in grande – racconta Cammarata, 44 anni – . La proprietà ha appena acquistato un centro sportivo. Il presidente è Marco Pontrelli, ex Triestina. Questo è un club storico, un marchio del calcio albanese: ha vinto 18 scudetti e 13 coppe nazionali, ha giocato in Champions. E’ una delle più importanti realtà di questo Paese con il Tirana e il Partizan”.
Ieri è stato sommerso da messaggi e telefonate: a Verona nessuno ha mai dimenticato quella doppietta alla Juventus. “Quella è stata una delle giornate più importanti della mia carriera. Le più belle restano sempre gli esordi tra i professionisti, prima in B e poi in A: il coronamento del sogno che avevo da bambino. Ma fare gol alla Juve, essendo cresciuto con loro, è stata una grande emozione. Conservo ancora la maglia di quella partita. Ho sempre avuto fortuna e fatto gol contro le mie ex squadre. Il Verona si salvò dopo una grande rincorsa nel ritorno, mentre il tricolore alla fine andò alla Lazio: mia moglie è di Roma e abbiamo diversi amici laziali che ancora oggi mi ringraziano…”.
Dopo aver fatto gol per vent’anni in giro per l’Italia, è diventato un allenatore globetrotter: “Ho iniziato a Sulmona, da allenatore-giocatore. Poi il Pescara mi ha affidato gli Esordienti e, per qualche mese, la Primavera. Devo dire grazie al presidente per l’opportunità. Sebastiani era dispiaciuto quando ho deciso di andare via, ma sono ambizioso e avevo voglia di provare con una prima squadra. Al Pescara resto molto legato, è la mia città: magari un giorno potrei tornare”.
Russia, Oman e Albania nel curriculum: “In Russia ho guidato l’under 19 del Terek Grozny: una bella esperienza, il calcio russo è molto interessante. Poi potevo andare a Dubai, con Prandelli, ma mi hanno proposto il ruolo di head coach delle giovanili all’Academy Muscat, in Oman. Mi piace girare, vedere e capire il mondo: ho scoperto un posto favoloso, in cui tornerei di corsa. Vivere lì è il massimo: una città europea a misura di famiglia, anche se musulmana. In Albania il calcio è più vicino a quello italiano, molto fisico, ma di buon livello”.

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