
Alla scoperta di Edgar Elizalde
Il baby sudamericano si è raccontato nei giorni scorsi a Il centro
Tra i professionisti ha giocato solo spiccioli di gara, ma in Uruguay è considerato un predestinato e le big in Italia lo tengono sotto costante osservazione. L'Inter in particolare fa sul serio. Ma chi è Edgar Elizalde, la promessa forse più importante in dote al Pescara. In Italia è arrivato grazie all'ennesima ituizione di Roberto Druda ed il club lo riscatterà in estate dal Wanderers Montevideo dopo che nel 2017 lo aveva strappato alla corte di Napoli, Milan, Leicester ed Espanyol. Alla fine, i rapporti stretti tra il presidente Sebastiani e l’imprenditore uruguaiano (e socio del Pescara) Victor Mesa, ex patron del Wanderers, hanno sbloccato l’affare.
A pochi giorni dal suo comleanno n. 18 (diventerà maggiorenne il 27 febbraio), Edgar Elizalde si è raccontato nei giorni scorsi a Il centro. Ecco le dichiarazioni più interessanti rilasciate al quotidiano abruzzese.
L'arrivo a Pescara- «Agli inizi del 2016, poi a maggio dell’anno scorso sono venuto a fare un provino con la Primavera. Il campionato era finito e la squadra stava svolgendo l’ultima settimana di allenamento. I contatti sono proseguiti e a luglio si sono sbloccati. Ero in Inghilterra, a Birmingham, con la Nazionale Uruguay under 17 per disputare un paio di amichevoli. C’era Roberto Druda (talent scout e membro del cda biancazzurro, ndr) che è venuto a prendermi in albergo a Birmingham e mi ha portato in ritiro con il Pescara a Palena. Mi manca il mio Paese, non è stato facile separarsi dalla famiglia e dagli amici. A Capodanno sono stata sette giorni a casa mia e per un attimo ho pensato di non tornare. Però a Pescara mi trovo bene, tutti mi hanno accolto con grande affetto. Darò il massimo per ripagare la fiducia della società. Penso solo a farmi trovare pronto, sono giovane e devo migliorare. Per fortuna nel Pescara ci sono difensori forti che mi aiutano. Zeman? Ascolto i suoi consigli e spero di avere qualche opportunità».
Calcio uruguaiano e calcio italiano: «Differenze? Innanzitutto la tattica che qui è esasperata. In particolare, ho notato che quasi tutte le squadre praticano un calcio difensivo. Basta guardare l’atteggiamento del Perugia venerdì scorso nel primo tempo. Al contrario, Zeman ci chiede di attaccare sempre, ma è una voce fuori dal coro. In Uruguay si gioca con maggiore spensieratezza e, soprattutto, si corre molto meno. Ricorderò per sempre le fatiche della preparazione a Palena. Nel mio Paese c’è una passione incredibile per il calcio. I bambini giocano per ore e ore in strada, un po’ come, mi dicono, succedeva in Italia in passato. Prima di arrivare in Italia conoscevo bene solo la Juventus che da anni è la squadra più forte. Poi ho visto qualche partita dell’Inter e devo dire che gioca un calcio piacevole, anche se ultimamente ha un po’ rallentato. E poi c’è il mio connazionale Vecino che è un gran giocatore».
Idoli e tempo libero - «Il mio modello? Sergio Ramos del Real Madrid. È il più forte del mondo. In Uruguay, però, il mito è Diego Lugano, storico capitano della Nazionale. Il tempo libero? Mi piacciono molto le serie televisive, le guardo su Netflix, poi gioco con i miei compagni alla play station, a Fifa 2018 e a Call of Duty, oppure suono la chitarra. Ho studiato sei anni questo strumento prendendo l’abilitazione per insegnare musica. Quale genere? Adoro la cumbia e plena. Poi, almeno una volta a settimana, vado a casa di Roberto Druda a Pineto dove la signora Faina mi fa i cannelloni: sono il mio piatto preferito e lei li prepara in modo speciale. Ma tutto quello che cucina è ottimo».
Commenti